Il carico da undici

Il carico da undici di Patrizia Violi: molto più che un giallo

Per Salani Editore, l’autrice Patrizia Violi ci offre Il carico da undici, romanzo che forse definire giallo è riduttivo perché abbraccia diversi generi letterari mescolandoli tra loro con abilità, e riuscendo nell’intento di dar vita a una storia che si sviluppa in un crescendo narrativo efficacissimo.

Il carico da undici

Il carico da undici risulta uno spaccato di vita in cui personaggi che ci pare di conoscere – tanto sono ben delineati – cercano tutti il modo migliore per vivere degnamente, naturalmente secondo i loro parametri a volte discutibili ma più che realistici.

La vita di provincia e la ragazza scomparsa

Siamo a Imola, sul finire degli anni ’70. Questi anni affiorano spesso grazie all’ambientazione che abbraccia tutto ciò che li ha rappresentati. Sono i tempi dei jeans Jesus, del Maggiolino da sfoggiare per strada, il Ciocorì per i golosi e la Spuma da bere al bar. O lo Stock 84 per chi cerca qualcosa di più forte. La sonda spaziale Voyager 1 passa vicino al pianeta Giove, sarà formato il quinto governo Andreotti, è stato incriminato il finanziere Michele Sindona per bancarotta della Franklin National Bank di Long Island, e De André e Dori Ghezzi sono ancora nelle mani dei rapitori proprio mentre la bella ventiseienne Moira, figlia di un facoltoso imprenditore, scompare.

Quando l’indole ci è nemica

La conoscono in molti, a Imola. Chi per sentito dire, chi di persona e chi perché la cittadina è piccola e tutti gli abitanti prima o poi si incontrano, fosse anche soltanto al mercato per farsi servire da Verdura, appellativo dato a Ninni, fruttivendolo a cui gli affari fanno bene perché da lui “gli odori” non si pagano e con i clienti ci sa proprio fare. Lo aiuta il giovane e ingenuo Ivo, che non ha studiato ma il lavoro non lo spaventa e si rimbocca le maniche ogni giorno.

Quando Moira appare per le vie, non passa inosservata. È una ragazza che si nota, sia per la sua avvenenza che per la sua indole capricciosa e vivace, da ricca viziata sebbene suo padre si disperi e cerchi di raddrizzarla, quell’indole.

L’intenso brulicare di volti e nomi che ci diventano familiari

Attorno alla piazza del mercato, tra le aule scolastiche, in commissariato, alla casa di riposo e nei luoghi di ritrovo periferici, si creano dinamiche, si muovono abitanti e pettegolezzi. È così che conosciamo Attilio, la “Duchessa”, Solaroli detto Gianfi, il bel proprietario quarantenne di una boutique di alta moda, e Rosa la prostituta, o Vanes Casadio delegato di classe, il più figo del liceo che incanta senza volerlo Gloria (figlia del maresciallo dei carabinieri), la cui migliore amica è Marika.

Poi c’è Lenin, con il suo costante ma frustrante sogno di “fare i soldi” e cambiare vita. Sposato con la più tranquilla e ligia alle regole Desi, insegnante di Gloria e figlia di Alma.

Insomma, il brulicare delle vie del comune bolognese e dei suoi personaggi, è piuttosto movimentato ma non confonde il lettore, che finisce per avere una certa familiarità con le figure presenti nel romanzo quasi facessero parte del quotidiano di tutti.

Non pensare ai soldi ma ingegnarsi per farli

Si inseguono sogni fuorvianti, e per realizzarli ci si ingegna senza andare troppo per il sottile, ascoltando musica, comprando i vestiti giusti, bevendo cedrata e provando grande soddisfazione davanti a una macchina nuova di zecca conquistata a fatica…

Il Maggiolino Volkswagen Cabrio celeste era stupendo. Valeva la montagna di cambiali che aveva dovuto firmare per comprarlo. Tutti quei soldi che doveva ancora pagare, a cui non doveva pensare troppo per continuare a vivere sereno.

Non pensare ai soldi per vivere sereni, ma ingegnarsi per farli e vivere al di sopra delle proprie possibilità. La giusta via per finire nei guai.

Finale amaro de Il carico da undici: fare i conti con le debolezze umane

Tra il sottofondo monotono del telegiornale che inonda tutte le cucine all’ora dei pasti, e il movimento creato dall’autodromo e dai pensieri molesti di alcuni, si dipana una storia di provincia che pian piano dà vita anche al giallo. Un giallo a tutti gli effetti durante il quale ci si appassiona e si indaga con il maresciallo Ponti, il quale così come il tenente Kojak e la passione per i lecca lecca, scarta di continuo le amate caramelle Dufour.

C’è il cadavere, l’indagine, la possibilità che molti tra gli abitanti di Imola siano indagati poiché si rivela al maresciallo più di un movente possibile. E ci sono i dubbi, che si insinuano in noi che leggiamo Il carico da undici.

Il finale, così come in ogni buon giallo, è a sorpresa ma non per il maresciallo, il quale non proverà alcuna soddisfazione nel chiudere il caso, poiché è più forte l’amarezza di fronte alle fragilità umane.

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Susanna Trossero

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