Scienza e bene pubblico

Scienza e bene pubblico: con Fabrizio Rufo indaghiamo tra cittadinanza, conoscenza e democrazia

Sapere scientifico. 2019-2022.

Fin dagli albori della modernità la conoscenza rappresenta un bene pubblico di primaria importanza. Eppure, nonostante il decisore pubblico si trovi sempre più di fronte a scelte che riguardano materie ad alto contenuto tecnico, esiste una sostanziale assenza, almeno nel nostro Paese, di un inquadramento e di una relazione istituzionalmente stabile tra conoscenza e decisione, entrambe intese come attributi della sfera pubblica democratica.

Scienza e bene pubblico

La conoscenza non dovrebbe essere semplice speculazione, bensì anche e soprattutto la ricerca di regole d’azione. La sua funzione principale è quella di produrre risultati per una progressiva e democratica trasformazione della società. La conoscenza è un’elaborazione molto più avanzata e raffinata dell’informazione. Richiede, innanzitutto, la capacità di creare connessioni, è un bene relazionale e attivo, non statico e circoscritto.

Cittadinanza, conoscenza, democrazia

In una visione reticolare (e non gerarchica) della conoscenza assume un ruolo decisivo la “cittadinanza scientifica”:

  • il diritto di chiedere e ricevere informazioni;
  • il diritto di accesso a dati aperti e grezzi;
  • il diritto di consultazione e partecipazione rispetto alle decisioni;
  • il diritto alla collaborazione nella definizione di questioni sociali science-based.

Il progresso del sapere scientifico è, dunque, un valore che deve essere costantemente nutrito di cultura democratica, grazie alla quale diventa possibile ampliare, diffondere e consolidare quell’etica della conoscenza che può e deve regolarlo.

Gli spunti di riflessione di Fabrizio Rufo

Il colto acuto docente di Bioetica (a Roma) Fabrizio Rufo (1966) considera da sempre la scienza un fatto sociale troppo importante per ignorarne gli effetti nelle profonde e quotidiane modifiche delle nostre azioni (lavoro, salute, alimentazione, tempo libero) e del mondo in cui viviamo.

Il volume raccoglie spunti contenuti in saggi stesi per volumi collettanei tra il 2019 e il 2020, integrati e rielaborati in tre capitoli, e un quarto capitolo inedito (il terzo in ordine di pubblicazione).

Struttura del saggio Scienza e bene pubblico

Dopo la premessa si alternano due argomenti teorici e due casi concreti (di biografia scientifica ed ecosistema urbano): il rapporto tra scienza e democrazia (il più lungo); Giovanni Berlinguer, la politica come etica sociale; la salute e l’etica del lavoro; Roma, la città della scienza (il più breve).

Il primo inquadra l’intero testo in una “proposta pragmatista”, riprendendo le riflessioni di Giulio Preti, John Dewey e Philip Kitcher, rispondendo efficacemente ai critici della scienza e ai critici della democrazia e definendo il paradigma della bioetica.

Il secondo riassume lo straordinario contributo scientifico e civile di Giovanni Berlinguer (Sassari, 1924 – Roma, 2015), dalla tesi di laurea in medicina nel 1952 (sulle differenze di mortalità nei quartieri romani) agli scritti su malattie, salute e sicurezza nei luoghi di lavoro degli anni successivi, dal decisivo contributo parlamentare e normativo nei Settanta alla bioetica istituzionale e quotidiana dei decenni successivi (contro sia la critica radicale della scienza che lo scientismo).

Il terzo affronta storica polisemia di significati e persistenti dilemmi etici legati al nesso salute-lavoro, con attenzione particolare alle prime esperienze di citizen science.

Il quarto conferma l’esigenza antica e duratura di considerare Roma una capitale sovranazionale del sapere scientifico, con dovizia di studi e informazioni.

In fondo un utile indice delle tante personalità richiamate (Berlinguer, Dewey e Gramsci i più citati, Pietro Greco un paio di volte).

Il libro

Fabrizio Rufo
Scienza e bene pubblico. Cittadinanza, conoscenza, democrazia
Donzelli, 2023

Valerio Calzolaio

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