Diario d'inverno

L’autobiografia di Paul Auster: Diario d’inverno

Sono un grande estimatore di Paul Auster, non ho problemi ad ammetterlo. L’ho scoperto con Il Libro delle illusioni e poi, qualche anno fa ho avuto anche la fortuna di ascoltarlo dal vivo a LETTERATURE, Festival Internazionale di Roma (altri tempi, quando la nostra Capitale valorizzava la cultura).

Di Auster apprezzo in particolare la scrittura, fluida ed elegante, e la capacità di indagare nelle azioni e nell’animo umano come pochi altri scrittori contemporanei sanno fare. Eppure non mancano i detrattori: molti critici lo trovano vanesio, troppo concentrato su se stesso, sulla propria arte, che si declina, oltre che nella scrittura, anche nel cinema.

Diario d’inverno

Ebbene, Diario d’inverno, uscito qualche anno fa e pubblicato come sempre nel nostro paese da Einaudi, rappresenta forse una delle sue opere migliori: scritto nella forma del diario, può essere letto anche come un’autobiografia, sincera e dolente.

La prospettiva della fisicità

Il punto di vista dominante è quello della fisicità: l’autore, all’epoca della scrittura del libro, aveva da poco compiuto sessantasei anni, ed era reduce da alcuni problemi di salute e vicissitudini familiari. In altre parole l’inverno del titolo è l’incipiente vecchiaia, che ad Auster pesa non poco.

Colpiscono la sincerità e la precisione con cui l’autore rievoca le stagioni passate della sua vita, scandita da lotte, appetiti, passioni laceranti, cadute — anche in senso letterale — ma anche da affermazioni sul piano personale, come quando finalmente decollò la sua carriera di scrittore dopo aver assistito a un’esibizione di acrobati.

Un diario fin troppo dettagliato

Il libro finisce per essere un diario dettagliato — a volte fin troppo — e sincero al punto da sembrare a tratti quasi impudico, nel descrivere puntigliosamente situazioni personali e puri dati fisici. Eppure è proprio attraverso questo suo lunga, personalissima, disanima, che Auster indubbiamente giunge a liberarsi dei propri demoni, di un passato spesso doloroso, straziante.

Il racconto straziante della morte della madre

La penna del grande scrittore riemerge prepotente nel racconto, puntuale e fotografico della morte della madre. La descrizione del progressivo crollo psico-fisico di un uomo posto di fronte al mistero insondabile della morte è meravigliosa, e non lascia certo indifferenti. L’autore ricostruisce inoltre tutta la vita della madre, con pennellate autoriali che conquistano e commuovono, e basterebbero quelle pagine a farci promuovere il libro.

Non solo dolore

Auster rievoca la storia d’amore che da molti anni vive con la moglie, scrittrice anche lei, e stavolta il racconto si fa entusiasta, delicato e toccante.

Paul Auster si diverte anche ad annotare, con precisione che sfiora però la pedanteria, gli innumerevoli cambi d’abitazione effettuati nel corso dei decenni, sempre visti attraverso la lente del suo implacabile obiettivo fotografico interiore. Sono forse queste le parti meno interessanti dell’opera, pure necessarie per l’autore che intendeva, lo si comprende facilmente, fare il punto anche su quei periodi della sua vita.

Diario d’inverno: una lettura consigliata?

Diario d’inverno è un libro consigliato dunque, anche a chi conosce o apprezza poco la scrittura di Paul Auster? Diremmo proprio di sì, anche perché siamo convinti che possa invogliare ad approfondire il discorso, scoprendo magari anche gli altri libri del celebre scrittore statunitense.

Il libro

Paul Auster
Diario d’inverno
traduzione di Massimo Bocchiola
Einaudi, 2015

Luigi Milani

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