Sahel

Sahel: Camillo Casola affronta conflitti, migrazioni e instabilità a sud del Sahara

Mali, Niger, Burkina Faso, Ciad, Mauritania. Gli ultimi decenni. Ai bordi meridionali del deserto del Sahara vi è una lunga (in latitudine) e stretta (in longitudine) fascia di territorio chiamata Sahel. Essa comprende larghe o piccole parti di tanti Stati africani da ovest a est, dall’Oceano Atlantico al Corno sul Mar Rosso: Senegal, Mauritania, Algeria (minimamente), Mali, Burkina Faso, Niger, Ciad, Sudan, Eritrea.

Nel decennio appena trascorso, le zone centro-occidentali di questa cintura semi-desertica si sono trasformate nell’area più turbolenta dell’intera immensa regione subsahariana.

Sahel

Stravolto nel suo tessuto ecologico e sociale (siccità, desertificazione, carestie, povertà), nelle sue labili recenti istituzioni politiche, nelle sue attività economiche e nelle sue relazioni esterne da un intreccio mutevole di violenze, attori e traffici, il Sahel è uno snodo chiave per la gestione delle migrazioni e il contrasto al terrorismo.

Ormai sono passati dieci anni dall’inizio del conflitto in Mali. Il 2021 ha fatto registrare un macroscopico incremento delle violenze armate e del numero di vittime, in gran parte civili. A causa delle tensioni interetniche, l’insicurezza si è estesa a Niger e Burkina Faso. È in corso un’evidente regressione autoritaria su scala regionale, spesso con il ritorno di forme di controllo militare sul potere politico. Il tutto mentre la crisi climatica produce conseguenze disastrose per le popolazioni civile e le economie locali. Quel che vi accade interessa da vicino l’Europa e l’Italia.

Conflitti, migrazioni e instabilità a sud del Sahara

Il giovane competente ricercatore Camillo Casola lavora presso il Centro Studi sull’Africa contemporanea dell’Università di Napoli “L’Orientale” e per il Programma Africa dell’Istituto di Studi per la Politica Internazionale (ISPI).

Dopo borse e ricerche in varie sedi, ha iniziato a frequentare di persona il Mali e il Sahel nel novembre 2016 (racconta l’arrivo a Bamako), tornandoci spesso negli anni seguenti. Fornisce ora un’accurata fotografia delle crisi in quell’area.

La struttura del saggio sul Sahel

Nel primo capitolo passa in rassegna le caratteristiche dei cinque principali sistemi statuali saheliani membri del G5 (i regimi politici e i modelli di governance in Burkina Faso, Ciad, Mali, Mauritania e Niger).

Il secondo capitolo approfondisce l’analisi delle dinamiche di instabilità che attraversano la fascia. Si va dagli effetti dei cambiamenti climatici antropici globali al caso del bacino del lago Ciad, dalla diffusione del salafismo jihadista alle origini della penetrazione sociale di gruppi armati di matrice qaidista, dal radicamento di reti criminali alla moltiplicazione di flussi di migrazione forzata.

Nel terzo capitolo si concentra sul Sahel centrale per decifrare l’evoluzione attuale delle insurrezioni armate e degli abusi di stato, con i possibili scenari di sviluppo.

Il ruolo degli attori esterni, invece, è preso in considerazione nel quarto capitolo, a partire dalla Francia e dagli alleati europei fino alle nuove ambizioni di potenza di Russia e Cina, o di paesi arabo-mediorientali.

Note bibliografiche in fondo a ogni capitolo. Le brevissime conclusioni accennano alla questione della presenza politico-militare dell’Italia e di un eventuale ruolo crescente.

L’indice dei nomi completa l’interessante testo.

Il libro

Camillo Casola
Sahel. Conflitti, migrazioni e instabilità a sud del Sahara
presentazione di Giovanni Carbone
Il Mulino, 2022

Valerio Calzolaio

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