Lo scammaro avvelenato e altre ricette

Lolita Lobosco alle prese con lo scammaro avvelenato e altre ricette

Bari. Una recente fine di novembre. La mitica Lolita Lolì Lobosco, direttrice della sezione Omicidi della questura, buona lettrice e ottima osservatrice, miscredente e scaramantica, un metro e settanta con tacchi da Louboutin e quinta di reggiseno, quella domenica si sveglia sola. La sera prima ha litigato con Giancarlo Caruso che ormai da qualche settimana vive a Mattinata e lavora a Manfredonia. Centocinquanta chilometri non sempre facili da percorrere.

Lo scammaro avvelenato e altre ricette

Viene invitata a pranzo dalla sorella Carmela. I panzerotti sono ancora da preparare, la ricetta è della nonna Dolò con personalissima interpretazione. Vogliono farli assaggiare al nuovo inquilino del bed & breakfast che gestisce con la mamma (al terzo piano di un edificio con inquilini chiassosi e attaccabrighe). Si tratta di Enrico Fasulo, già guardia giurata per venticinque anni, in pensione da due, ora uno scrittore che, affittando la stanza per settimane o mesi, ha detto di voler scrivere un romanzo ambientato a Bari con notevole bisogno di tranquillità e ispirazione.

Carmela si è invaghita. Lui ha approfittato della sensualità selvatica di lei (donna delusa) e ora ci prova anche con l’incantatrice iperattiva Lolita, che però, dopo aver mangiato alla grande, scappa dall’amica Marietta, procuratrice capo della Repubblica. Lì la chiamano in causa per un omicidio sul lungomare del 29enne Ivano Lomuscio, incensurato ma legato al traffico di stupefacenti.

La commissaria accorre col Maggiolone. La mattina dopo però Fasulo viene trovato morto dalla sorella, avvelenato da tossina botulinica. La principale indiziata è proprio Carmela. Le aveva confessato di volersene andare via molto prima del previsto e lei aveva protestato rumorosamente. Lolita non ci può credere e, comunque, deve necessariamente allontanarsi dal caso. Dovrà capire come sbrogliare la matassa a distanza.

Nuova storia nata dalla penna di Gabriella Genisi

Ennesima divertente avventura (dal 2010 al 2022) della riuscita serie barese sull’intraprendente decisa commissaria Lolita (nome popolare evocativo) per la brava scrittrice Gabriella Genisi (Bari, 1965).

L’arrivo in televisione e il relativo grande successo (merito pure dell’attrice Luisa Ranieri) hanno comportato la necessità di nuove storie.

Stile e struttura de Lo scammaro avvelenato e altre ricette

Il decimo romanzo è una sorta di racconto lungo (con impianto proprio di un singolo bell’episodio seriale) arricchito da quasi cento pagine (metà della foliazione) di gustose dettagliate ricette di antipasti, primi piatti, piatti unici, secondi piatti, contorni, sfizi salati, dolci, sfizi di frutta, aperitivi e dopopasti, attribuibili all’attraente Lolì, diffidente di carattere e corvina di capelli, madre siciliana e padre napoletano (carabiniere ammazzato davanti casa quand’era piccolina).

Il titolo – Lo scammaro avvelenato e altre ricette – fa appunto riferimento a una delle ricette, quella “protagonista” dell’episodio: la vittima muore a causa di un ingrediente del sugo misto della pasta. Lo scammaro può essere adattato come si vuole, era il preferito di Eduardo De Filippo, diventa avvelenato (mortale) solo se qualcuno interviene con cattive intenzioni.

Segnalo l’avvocato Michele Laforgia, cui Lolita si rivolge per difendere la sorella. Si tratta di una personalità vera del mondo democratico e progressista pugliese, “principe del foro barese” in campo penale, uomo di notevole bellezza fra l’altro (pensa Lolì, presumibilmente). Sarà la morte di un cagnolino a metterli sulla buona strada per la risoluzione del giallo.

Le ricette andranno provate, non sono previsti gli abbinamenti con il vino e, intanto, a Bari le Peroni (birre) si vendono come l’acqua dalle sette del mattino fino alle tre di notte almeno. Anche la commissaria ne approfitta.

Il libro

Gabriella Genisi
Lo scammaro avvelenato e altre ricette
Sonzogno, 2022

Valerio Calzolaio

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