Dammi la vita. Partitura di sangue e note a Napoli (Mursia) è un giallo di Letizia Vicidomini, speaker radiofonica, attrice di teatro, scrittrice appassionata di gialli, della quale abbiamo già parlato positivamente su queste pagine. Un’autrice che indaga l’animo umano attraverso ben altre indagini, ovvero quelle tipiche di un giallo dai contorni noir, in cui appare presto il reato necessario a far addentrare il lettore nella comunità coinvolta, e della quale la vittima fa parte.
Dammi la vita
La storia si svolge a Napoli. Il vero palcoscenico è quello del Conservatorio, all’interno del quale si muovono differenti personaggi tra cui emerge la direttrice d’orchestra Marlena Vichi, bellissima donna determinata, che ha saputo farsi strada fino a ottenere un incarico tradizionalmente maschile.
Una donna che dirige orchestrali e partiture
Attorno a lei gli studenti, i colleghi, un’amicizia collaudata, legami di vario genere e debolezze o desideri da tenere segreti. Una storia clandestina però rischia di costare cara a Marlena anche dal punto di vista della “rispettabilità”, ma non solo. Il dramma è alle porte e si somma a un altra situazione densa di sofferenza, che coinvolge un personaggio già conosciuto ne La ragazzina ragno, precedente pubblicazione di Letizia Vicidomini.
La dualità di Napoli e dei protagonisti
Si tratta del commissario in pensione Andrea Martino, al quale ci siamo affezionati grazie al senso di giustizia, la fedeltà alla famiglia, la sensibilità e quel dolore che lo accompagna oramai da tempo, causato dalla perdita del figlio.
Con la presenza di Andrea Martino e quella di Marlena Vichi, l’autrice sviluppa la storia di Dammi la vita in due coinvolgenti direzioni, entrambe forti e pronte a sovrapporsi, capitolo dopo capitolo. Si indaga sull’omicidio di una giovane promessa della musica, si scava dolorosamente sulla prematura scomparsa di una bambina, e in tutto ciò ci viene mostrata la città di Napoli, che ora avvolge pietosa, ora cela omertosa, in una dualità che da sempre ne accompagna bellezza e brutture.
Un intrigo ben congegnato
La struttura dunque è perfetta. Il crimine, l’indagine, le ambiguità, l’ambiente in cui tutti si muovono, il movente che rende molti dei personaggi sospettabili. Leggendo questo romanzo, mi sono sfidata a scovare tra le righe indizi e messaggi velati dell’autrice, ma in realtà i miei sospetti si sono indirizzati su un innocente e ciò mi ha dimostrato che nel suo intrigo ben congegnato, la scrittrice ha vinto.
Le note di Dammi la vita
Colpisce sempre il sapiente delineare la psicologia dei personaggi da parte di Letizia Vicidomini. Uno stile che appartiene a questa scrittrice e che elargisce potenza e coinvolgimento alle sue storie. Molti sono i passaggi, i brani, le riflessioni, che lasciano il segno in chi legge.
Personalmente, mi ha inchiodata il capitolo XXXIII, al quale sono tornata anche dopo la parola Fine. Perché è vero, ogni corpo racchiude in sé una storia, un’anima, un modo di essere, e ci insegna a scegliere. Ma
alcuni corpi suonano una melodia che può essere percepita solo da altri corpi, un filo sinuoso di note che si avvolge e dipana, segue il ritmo della vita e regala sorrisi.
A dispetto di una storia la cui musica si insinua drammaticamente intensa e avara di sorrisi.
In realtà, a voler ben guardare, i sorrisi ci sono. E anche la speranza.
Il libro
Letizia Vicidomini
Dammi la vita. Partitura di sangue e note a Napoli
Mursia, 2022
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