Spacchiamo il capello in quattro. Da un lato abbiamo il profumo della carta che, per alcuni, è un motivo valido e sufficiente per rimanere fan sfegatati dei libri cartacei. Dall’altro c’è l’odore dei libri che, pur rimanendo sempre nell’ambito olfattivo, è un qualcosa che trascende fisicità del mezzo e punta ad altro.
Con profumo si intende
è una miscela a base di alcool o sostanze oleose, con sostanze odorose, utilizzata per dare al corpo umano, agli animali, al cibo, agli oggetti o agli spazi abitativi un odore gradevole
come ci dice Wikipedia. L’odore, invece, stando alla stessa fonte
un’emanazione trasmessa principalmente dall’aria percepita dall’apparato olfattivo dell’uomo e degli animali in generale, e che può fungere da stimolo, conscio o inconscio, per richiamare ricordi, emozioni, bisogni o necessità.
Odore dei libri, profumo della carta, il gallo e la tartaruga
In questa dimensione del “richiamare ricordi, emozioni, bisogni o necessità” rientra, a mio modo di vedere, l’odore dei libri. Perché l’odore ci richiama a un mondo altro, a un qualcosa che si muove dentro di noi e ci permette di stabilire connessioni tra le nostre storie, la storia che stiamo leggendo e la Storia in senso ampio.
In un siffatto contesto può aiutarci un mosaico che si trova nella basilica di Aquileia (Udine) , nella cosiddetta Aula nord, in cui è raffigurata la lotta tra il gallo e la tartaruga. Di questo mosaico pavimentale della fine II secolo d.C. non ci interessano le connotazioni filosofiche e teologiche dei due animali (il gallo che annuncia la luce e la tartaruga che viene dal mondo infero, dal Tartaro) ma un altro elemento: cioè l’ampolla di profumo che si trova su una mensola sopra i due contendenti. All’interno dell’anfora c’è un profumo (lo Spirito, secondo l’interpretazione canonica) che si espande nel mondo come frutto del lavoro. Non sappiamo quale profumo sia, ma ne percepiamo quasi l’odore.
Gallo e tartaruga combattono, eBook e libri cartacei si fronteggiano. Ma alla fine, quello che pervade il mondo, è l’odore delle parole, il piacere della lettura. Il resto non ha senso (o, se vogliamo far ricorso alle stesso concetto ma usando parole “alte” potremo dire, con Dante – Purgatorio, VIII, 12 – “d’altro non calme” ).
Foto | Veronika_GorianskaBO via Depositphotos
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