Libri amati dai lettori

5 libri amati dai lettori, ma stroncati dai critici

De gustibus non est disputandum. Il celebre motto latino con tutto il suo ricco e variegatissimo sostrato di storia e saggezza filosofica, ci sembra inappellabile. Una verità incisa sul marmo a testimonianza del diritto che ciascuno di noi ha di amare alcune cose e non altre o di trovare bello o seducente ciò che gli altri trovano invariabilmente sgradevole, se non propriamente orripilante.

Una diversità di vedute o gusti che, a tratti, può creare però scontri, far nascere partiti, contrapporre fazioni. Se da una parte esplodono così gli applausi scroscianti degli ammiratori in estasi (o quasi), dall’altra sono i fischi assordanti dei denigratori, verdi spesso di bile, a tenere prepotentemente banco. Il campo dell’arte, si sa, ha fatto da sfondo a molti di questi contrasti, sfociati a volte in drammatiche scissioni. In odi insanabili.

I libri amati dai lettori che però non sono piaciuti alla critica

Nel mondo della letteratura, perché questo è ciò che ci sta maggiormente a cuore, diversi sono gli esempi che hanno visto fronteggiarsi in cagnesco, l’uno contro l’altro, pubblico e critica. Libri adorati dal lettore, ma sprezzantemente denigrati dal recensore di grido. Scopriamo allora insieme i cinque libri amati dai lettori, ma stroncati (a volte anche piuttosto duramente, ma non sempre a ragione) dagli “addetti ai lavori”.

Ernest Hemingway, Il sole sorgerà ancora

Il roman à clef di Ernest Hemingway trovò un acceso nemico nel critico letterario di un importante quotidiano come The Nation. Il recensore non andò molto per il sottile, accusando di sentimentalismo il giovane scrittore americano. Il romanzo non piacque neanche alla madre di Hemingway che scrisse al figlio una lettera in cui esprimeva tutto il suo disgusto per Il sole sorgerà ancora.

Gabriel García Márquez, Cent’anni di solitudine

Il successo di Cent’anni di solitudine permise a Márquez di vincere il Premio Nobel, ma in verità il romanzo dello scrittore ricevette aspre critiche da nomi di primo piano del mondo letterario, inclusi Octavio Paz che lo definì poesia annacquata e Anthony Burgess che, invece, asserì come il libro di Marquez non potesse essere in alcun modo paragonato alle opere di Borges o Nabokov.

John Steinbeck, Furore

Furore, una volta pubblicato, non ebbe vita facile. Vi furono proteste durante le quali il libro venne bruciato per il suo credo palesemente socialista. Molti critici lo attaccarono, definendolo sentimentale e disonesto. Oggi il romanzo viene considerato un vero e proprio classico della letteratura americana, ma gli esordi non furono certo di buono auspicio.

Harper Lee, Il buio oltre la siepe

Il romanzo di Harper Lee ricevette diverse recensioni negative, anche se le vendite andarono presto alle stelle. La scrittrice Flannery O’Connor lo chiamò libro per bambini, mentre il romanziere Granville Hicks rincarò la dose, dichiarando l’opera della Lee del tutto finta e melodrammatica.

Victor Hugo, I miserabili

I miserabili venne stroncato da Gustave Flaubert in persona che lo considerava infantile e destinato a segnare la fine della carriera di Victor Hugo come scrittore. Baudelaire ne elogiò pubblicamente alcune parti, ma in privato liquidò l’opera come rivoltante.

Via | Big Think
Foto | Ivanko1980 via Depositphotos

Giorgio Podestà

Giorgio Podestà

Nato in Emilia si occupa di moda, traduzioni e interpretariato. Dopo la laurea in Lettere Moderne e un diploma presso un famoso istituto di moda e design, ha intrapreso la carriera di fashion blogger, interprete simultaneo e traduttore (tra gli scrittori tradotti in lingua inglese anche il premio Strega Ferdinando Camon). Con Graphe.it ha pubblicato la silloge poetica «E fu il giorno in cui abbaiarono rose al tuo sguardo» e il saggio «Breve storia dei capelli rossi».

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