Alcuni libri salvati dall'oblio

5 libri salvati dall’oblio: storie di testi sull’orlo del dimenticatoio

A volte è il destino che dispettosamente ama imbrogliare le carte. Altre è invece l’artista stesso che preso da un implacabile furore distruttivo vorrebbe cancellare dalla faccia della Terra la propria opera. Il frutto del proprio, tribolato genio. Molti sono stati i libri che nel corso dei secoli hanno rischiato di non giungere sino a noi. I capolavori e le testimonianze che si sono fermati – grazie al cielo – ad un solo, piccolo passo dall’oblio.

Celebri libri salvati dall’oblio

Diamo uno sguardo ad alcuni libri salvati dall’oblio per cause fortuite o con uno stratagemma.

Il vangelo di Giuda

Un vangelo gnostico  apocrifo scritto nel secondo secolo e costituito dalla conversazione tra Gesù e Giuda l’Iscariota. Scritto in lingua copta venne scoperto negli anni ’70 e immesso poi sul mercato antiquario di Ginevra nel 1983. Nel 2006 la National Geographic Society ha pubblicato la prima traduzione.

Eneide di Virgilio

La celebre opera del poeta latino in esametri dattilici fu salvata dall’oblio solo grazie all’intervento di Augusto che, insieme a Vario Rufo e Plozio Tucca, si oppose al desiderio di Virgilio di distruggere ciò che aveva scritto e non completato.

Le 120 giornate di Sodoma, del Marchese de Sade

L’opera si pensava persa per sempre. Lo stesso autore ne aveva lamentato la scomparsa mentre era prigioniero alla Bastiglia. Tuttavia nel 1904 il manoscritto venne ritrovata dietro ad un muro della cella del marchese.

Il processo ed altre opere di Franz Kafka

L’autore lasciò scritto che tutte le sue opere non pubblicate e non ancora ultimate venissero distrutte. Max Brod, amico ed esecutore testamentario di Kafka, non mise però in atto quanto richiesto, convinto dell’alto valore delle opere in gioco.

La gatta con gli stivali, di Beatrix Potter

Uno manoscritto scoperto solo nel 2015 e pubblicato l’anno dopo in occasione del 150esimo anniversario della nascita della scrittrice. Un testo inedito che per decenni è rimasto negli archivi del Victoria and Albert Museum e che Beatrix Potter aveva inviato al suo editore nel 1914 in attesa di illustrarlo.

Giorgio Podestà

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