il sosia

Lo scollamento dell’uomo moderno dalla società: Il sosia, di Fëdor Dostoevskij

Di recente, in seguito allo scoppio della sciagurata guerra scoppiata in Ucraina, sono sorte alcune infuocate polemiche scatenate dalla decisione di un’università milanese di rimandare un corso su Fëdor Dostoevskij, accampando presunte ragioni di opportunità. Un accanimento ridicolo, oltre che fuorviante, dal momento che lo stesso Dostoevskij fu arrestato nel 1849 con l’accusa di essere un sovversivo e imprigionato per quattro anni!

Va detto che l’università in questione ha poi cambiato idea. In generale resta la sensazione di un odioso alone di censura attorno alla cultura russa, inopinatamente accomunata alle decisioni governative. Il che è un male a nostro avviso. La cultura non conosce steccati ideologici e non va mai sottoposta a censura.

Il sosia

Una ragione in più per segnalare all’attenzione dei nostri affezionati lettori proprio un romanzo del grande scrittore russo, Il sosia.

Un romanzo di grande… insuccesso!

Il sosia vide la luce dopo Povera gente, romanzo d’esordio di Dostoevskij, che aveva ottenuto grande successo. Contrariamente alle aspettative e alle speranze dello stesso autore, il nuovo romanzo non riscosse lo stesso gradimento presso critica e lettori.

Se in Povera gente era stato soprattutto il tema sociale a suscitare interesse, nel Sosia elemento preponderante è la sfera interiore del protagonista, o meglio il suo disagio psichico.

A ben vedere, l’idea di fondo è molto stimolante. Mostrare, attraverso una sorta di flusso di coscienza, la progressiva discesa nella pazzia di un uomo disadattato, in rotta con le gerarchie, con la società civile e, in definitiva con se stesso.

Eppure, a dispetto degli evidenti problemi del libro, Il sosia resta a tutt’oggi una delle opere più lette di Dostoevskij.

Il problema della forma

E allora cos’è che non ha funzionato nell’opera? È soprattutto la forma a non convincere, per ammissione dello stesso scrittore:

Molte sue pagine sono state scritte in fretta e in uno stato di stanchezza. La prima metà è meglio della seconda. Accanto a pagine splendide c’è della porcheria che fa venire la nausea e fa passare la voglia di leggere.

C’è molto dialogo nel romanzo, forse troppo, per giunta appesantito da continue ripetizioni dei nomi, forse inserite per rendere bene il disagio mentale del protagonista, il consigliere  Jakov Petrovic Goljadkin. Anche il flusso dei pensieri del protagonista è reso in maniera prolissa, ridondante.

Scritto quasi integralmente nella forma del monologo interiore, e dunque in prima persona, il romanzo alterna lunghi dialoghi a dense pagine di riflessioni, dubbi e impressioni di una mente malata, quella del protagonista, che possono infastidire il lettore, al punto che è richiesto un certo sforzo per portare a termine la lettura. Ma ne vale la pena, credeteci.

La trama del romanzo Il sosia

Goljadkin è un uomo qualunque, oscuro funzionario governativo alle prese con una situazione tanto imprevista quanto incredibile: la comparsa, per giunta nel suo stesso ufficio, di un altro Goljadkin, esteriormente identico a lui, ma ignobile e perfido nel comportamento.

Il racconto si dipana lungo quattro giornate, in un’inesorabile progressione di dubbi, paure, fraintendimenti e azioni insensate che porteranno fatalmente all’incubo finale e all’annientamento del protagonista, sopraffatto dal conflitto non più con un singolo sosia, ma con un’intera schiera di spregevoli duplicati.

Il significato dell’opera

Il tema di fondo de Il sosia è estremamente attuale. L’alienazione dell’uomo rispetto a una società che avverte indifferente, quando non ostile alla sua condizione di disadattato. È per questo che Goliadkin sprofonda dapprima nella solitudine, quindi nel delirio e infine nell’aperta pazzia, che lo vedrà lottare con un’altra versione di se stesso, al contrario fin troppo a suo agio con le convenzioni e il modus vivendi correnti.

Non manca chi ha colto nella caratterizzazione del protagonista un prototipo di quello che molti anni dopo diverrà l’uomo del sottosuolo. Per allora lo scrittore avrà però sviluppato ben altri mezzi espressivi.

Il libro

Fëdor Dostoevskij
Il sosia
traduzione di Pietro Zveteremich
Garzanti, 2012

Foto | Fares Hamouche via Unsplash

Luigi Milani

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