Marchese de Sade

Un breve profilo del Marchese de Sade

Il 2 dicembre 1814, muore per una congestione polmonare, recluso nel manicomio di Chareton, in Francia, Donatien Alphonse François de Sade, meglio conosciuto come il Marchese de Sade.

Aveva settantaquattro anni e un vissuto piuttosto discusso; un uomo non interessato a piacere agli altri ma al proprio piacere. Era fermamente convinto di essersi guadagnato il diritto di essere se stesso sempre e comunque.

Chi è stato il Marchese de Sade

Libertinaggio ed eccessi; il desiderio che si trasforma in ferocia; la massima libertà di soddisfare ogni desiderio sessuale. Tutto questo faceva parte del suo vivere e del suo scrivere in tempi in cui molte erano le cose considerate illecite. Per questo durante la sua vita fu incarcerato più volte. Scontò un totale di ventotto anni di prigione, proprio a causa di azioni o scritti considerati illegali o criminali. Tuttavia lui difese a spada tratta il suo diritto a non nascondere la propria indole, respingendo fermamente le accuse di taluni che lo volevano anche assassino. “Libertino sì, ma non criminale”.

Ossessionato da una visione spesso cruenta del piacere e dal suo bisogno di sperimentare e scriverne, De Sade fu estremamente prolifico. Ci lascia un’infinità di testi che comprendono racconti, romanzi (come non citare Le 120 giornate di Sodoma?), saggi filosofici e scritti teatrali, molti dei quali sona tutt’oggi non ben visti dalla chiesa cattolica e, in genere, dalle persone religiose.

Dopo una breve carriera militare, e interessatosi anche di politica, fu soprattutto scrittore, saggista, poeta, drammaturgo, filosofo. La sua personalità ispirò lo psichiatra Krafft Ebing il quale coniò il termine “sadismo”, termine adottato definitivamente dalla medicina e giunto fino a noi.

Rinnegato dai suoi stessi familiari fu dichiarato pazzo dallo zio, e molti dei suoi scritti nacquero proprio durante gli anni di reclusione.

Foto | Il Divin Marchese a circa 20 anni di età, ritratto da Charles Amédée Philippe van Loo. Si tratta dell’unico ritratto contemporaneo pervenuto. [Public domain], via Wikimedia Commons

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Susanna Trossero

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