Ayrton Senna

Il mio nome è Ayrton, e faccio il pilota

Trent’anni fa, il primo maggio 1994, moriva il pilota di Formula Uno Ayrton Senna. Accadde a Imola, in un terribile incidente durante il Gran Premio di San Marino.

Quel pomeriggio mi trovavo in giro per Roma con un carissimo amico un po’ fuori di testa ed eternamente fuori corso come me. Sbidonati e squattrinati come spesso eravamo allora, a bordo di una vecchia Citroën CX di terza mano avevamo raggiunto un bar malfamato della periferia per prenderci un gelato o qualcosa da bere. Forse eravamo in cerca di guai o solo di un modo per ammazzare un pomeriggio che si preannunciava più noioso del solito.

Appena entrati notammo che tutti gli sguardi dei clienti erano incollati a un vecchio televisore appeso a una parete. Sullo schermo scorrevano di continuo le immagini dello schianto della vettura di Ayrton Senna contro il muro alla famigerata curva del Tamburello. L’audio era alto e distorto, ma si capiva benissimo cos’era accaduto.

Fu così che apprendemmo la notizia, che all’inizio ci lasciò tramortiti. Poi ci riscuotemmo, o così credevamo, poiché trascorremmo le ore seguenti vagando per la città semi deserta come due invasati. Parlavamo di continuo, mitizzando il grande pilota caduto e paragonandolo ai grandi personaggi dei nostri amatissimi fumetti di supereroi.

Un campione dello sport era scomparso all’improvviso e con lui anche un pezzo importante della nostra vita, forse un frammento irrecuperabile di giovinezza.

Foto | CristianoBarni via Depositphotos

Luigi Milani

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