Il campo è aperto

Il campo è aperto, storia di una donna che lotta per trovare la propria strada

Non credo ci sia un momento giusto per iniziare a scrivere. Qualcuno comincia a farlo per dovere, altri per piacere. Io, per esempio, scrivo perché non posso farne a meno. Un po’ come l’aria. L’impressione che ho avuto leggendo il nuovo romanzo di Pulsatillascrittrice e sceneggiatrice, conosciuta come blogger, il cui nome è Valeria Di Napoli – è che questa donna complessa abbia usato la scrittura del libro Il campo è aperto come terapia. Sua e nostra.

Il campo è aperto

Sedetevi comodi in poltrona, una di quelle capaci di abbracciarvi e coccolarvi. Preparatevi anche qualcosa di caldo da bere, e poi affrontate la lettura di Il campo è aperto (Baldini+Castoldi editore).

Non fraintendetemi. Ho definito la scrittrice complessa, ma il suo romanzo è chiaro e tagliente, forse non lineare perché gioca con il tempo e lo spazio, ma capace di scardinare stereotipi e certezze con un’accuratezza che oserei definire chirurgica.

Un romanzo terapeutico perché i momenti più significativi della vita dell’autrice, raccontati senza rispettare una linea temporale bensì seguendo un filo psicologico interiore, riescono a scalfire anche le certezze nascoste di chi legge. Dal rapporto con i genitori – un rapporto intricato con nodi ancora irrisolti, scelte difficili da capire e rancori mai svelati (ma pensandoci attentamente: chi ha un rapporto idilliaco con i propri genitori? Certo, li amiamo, ma di fatto hanno segnato ognuno di noi, nel bene e nel male…) – all’amore decisamente impalpabile, non coinvolgente, tanto che un cartomante arriva a spronarla perché è ora di scegliere e smettere di venire scelta (sarà anche un tipico concetto da cartomante, o lettore dei tarocchi come volete definirlo, ma che bel concetto!); dalla giovinezza all’età non certo matura, ma socialmente evoluta, dalla figlia al marito.

Forse, più che i momenti salienti della vita di Pulsatilla, lei racconta le proprie relazioni significative, quelle che l’hanno resa ciò che è oggi. Quella che l’hanno aiutata a sopravvivere o morire.

Lo sciamano mi riceve una volta al mese in cardigan e pantofole, in mezzo a cuscini damascati, all’ultimo piano di una palazzina liberty. Prima di entrare nella sua stanza bisogna lasciare le scarpe in corridoio. Sul tatami c’è sempre un cattivo odore di persona precedente. Lo sciamano si lava le mani sotto l’acqua del rubinetto, si mette a sedere, ascolta le mie vibrazioni, apre una scatola di legno chiara, piatta, dove sono allineate decine di fiale, ne sceglie una a occhi chiusi, versa del brandy in un’ampolla e stilla alcune gocce dalla fiala estratta; poi agita la soluzione e me la consegna in una boccetta.
«Perché la pulsatilla?»
«Perché sei cattiva».

Una lettura graduale

I salti temporali non infastidiscono, ma aiutano a capire la persona che ci sta raccontando la propri vita, a intuirne intrecci, conseguenze e difese. Come una vecchia amica che non vediamo da tempo, Pulsatilla si lascia andare a ricordi lontani ma determinanti per aiutarci a capire chi è oggi. E come amiche, noi lettrici e lettori dobbiamo accettarla e accoglierla, perché solo così possiamo entrare in empatia con lei per trovare soluzioni utili anche per noi.

O semplicemente lasciarci andare alla lettura di un bel libro.

Il libro

Pulsatilla
Il campo è aperto
Baldini+Castoldi, 2023

Anna Fogarolo

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