Percorsi sociali. Da sempre, almeno noi sapiens.
Sentieri metropolitani
Camminare è un’esperienza conoscitiva che mette in gioco i sensi, li amplifica, agendo anche sulle pressioni selettive. L’urbanistica si fa a piedi, il villaggio e la città si disegnano nello spazio aperto e reale, non seduti in uno spazio chiuso.
Uscire dalla savana, uscire dall’Africa e colonizzare il mondo, implicava per Homo sapiens riuscire a leggere lo spazio, decrittarlo, interpretarlo, comunicarlo. La crosta terrestre, i fiumi, le montagne, i boschi, i mari, le altre specie, in una definizione “il paesaggio”, hanno influenzato la nostra evoluzione, il nostro cervello, la nostra cultura.
Non siamo stati sempre agricoltori, lo siamo stati nell’ultima e più breve parte della nostra presenza sul pianeta. L’intera storia dell’uomo è storia di una specie animale errante, non stanziale. Le altre specie si radicano in una determinata zona, in un preciso habitat, noi sapiens da centinaia e decine di migliaia di anni siamo evoluti camminando e abitando ovunque.
Da qualche secolo c’è un divario crescente tra la realtà dei nostri territori urbani e le rappresentazioni che ne facciamo. Intere porzioni delle nostre città sono scarsamente rappresentate e la maggior parte delle narrazioni metropolitane di cui disponiamo appartengono al marketing.
L’urbanistica e l’ecologia sono insegnate poco e male nelle scuole, i cittadini non sono attrezzati per prendere parte alle conversazioni vitali contemporanee. Nel XXI secolo siamo alla soglia di una fondamentale rinegoziazione del rapporto degli umani con la Terra. La reintegrazione delle nostre città nella biosfera implica una modifica radicale del tessuto urbano e la messa in campo di saperi e di pratiche adeguate. Proviamoci.
I testi di Gianni Biondillo
L’architetto scrittore psicogeografo Gianni Biondillo (Milano, 1966) dichiara subito di essere “debitore del cammino” e, a ben vedere, i tanti bei libri che ha pubblicato, all’apparenza di genere differenti (fiabe, gialli, romanzi storici, racconti, saggi) “appartengono tutti a un unico macro-genere: la narrazione del territorio”.
Scegliere di attraversare il territorio a piedi significa fare un’esperienza fisica, emotiva ed estetica, che permette di giungere a una nuova consapevolezza del paesaggio quotidiano, superando il pregiudizio nei confronti di spazi considerati scontati, e che può essere poi narrata in varie forme e in successivi tempi. L’autore ci riesce alla grande da decenni.
Se capitate al recente bellissimo Museo delle civiltà dell’Europa e del Mediterraneo (Mucem) di Marsiglia, nella grande sala delle esposizioni permanenti (che partono dai porti migratori del Cinquecento e Seicento e arrivano ai nostri giorni), proprio Biondillo è segnalato e valorizzato come ottimo narratore e promotore dei sentieri metropolitani contemporanei.
Struttura del saggio Sentieri metropolitani
L’autore tiene dal 2013 un corso all’Accademia di Architettura di Mendrisio e il volume mette ordine agli appunti, alle lezioni e alle esperienze sul campo di quasi un decennio.
Significativi i titoli degli undici capitoli:
- l’intelligenza dei piedi;
- il paesaggio si muove;
- pensare con i piedi;
- polis;
- paesaggi?;
- arte in cammino;
- narrare i territori;
- la città è lenta;
- sentieri_metropolitani;
- lasciare una traccia;
- come raccontare la metropoli.
Utili finali note e bibliografia minima.
Il libro
Gianni Biondillo
Sentieri metropolitani. Narrare il territorio con la psicogeografia
Bollati Boringhieri, 2022
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