Da Fiormonte a New York, da italiano ad americano. Oltre un secolo fa.
Le strade d’oro
Dwight Ike Jameson (New York, 15 ottobre 1926 – Weston, Connecticut, 6 luglio 2005) è stato un grande pianista cieco di jazz, all’apice di popolarità e ricchezza nel decennio 1955-1965. Nemmeno trentenne aveva cambiato nome e cognome di nascita (Ignazio Silvio Iggie Di Palermo), coinvolgendo nella nuova identità la moglie ebrea Rebecca (matrimonio il 17 novembre 1948, assente il riottoso padre di lei) e i loro tre figli Andrew (1949), Michael (1951) e David (1953).
Era un povero, ottimo, talentuoso musicista (dodici anni di studi classici) e arrancava nel jazz professionista bianco come Blind Ike. Il clamoroso pur meritato successo accadde per caso, risultato di una serie di eventi fortuiti.
Dal 1955, comunque, il pezzo The Man I Love ebbe fama imperitura, insieme poi ad altre successive registrazioni.
Poco tempo dopo, guadagnava quattrocentomila dollari l’anno solo per le vendite e le esibizioni (ormai milionario). Era proprietario di un grande magazzino a Dallas, aveva partecipazioni azionarie nei pozzi petroliferi, possedeva case e viveva alla grande, da ogni punto di “vista”.
Storie di famiglia
Si trova a ripensarci e a narrarlo quasi 48enne, meno ricco e potente, da poco separato, iniziando al capezzale dell’amato nonno materno Francesco Di Lorenzo (Fiormonte, provincia di Potenza, 7 luglio 1880 – New York, 17 giugno 1973).
Il nonno era emigrato dalla Basilicata a Ellis Island nel 1901, in fuga dalla filossera che aveva colpito le vigne, immigrando verso strade che potevano forse essere lastricate d’oro. Lavorò subito da operaio della metropolitana, sfruttato e sottopagato. Divenne un buon sarto grazie al padre della moglie Teresa Giamboglio. Ebbe figli e nipoti, con un reciproco rapporto intenso e stabile soprattutto con il nipote Iggie.
Un consiglio appassionato, senza corrispettivo o royalties: lasciatevi deliziare dalla musicalità di questo capolavoro letterario.
Chi è Evan Hunter (nato Salvatore Lombino noto come Ed McBain)
Evan Hunter (New York, 15 ottobre 1926 – Weston, Connecticut, 6 luglio 2005) è uno straordinario scrittore americano. È più noto al mondo con lo pseudonimo di Ed McBain. Nato Salvatore Albert Lombino (nome cambiato nel 1952), con nonno materno italiano Giuseppantonio Coppola, di Ruvo del Monte in provincia di Potenza.
Il bellissimo romanzo The Blackboard Jungle del 1954 iniziò a renderlo benestante e famoso, pur se incredibili popolarità e ricchezza arrivarono dal 1956 con la mitica serie dell’87° distretto firmata McBain.
Le strade d’oro, finalmente disponibile in italiano
Nel 1973 l’amato nonno morì e decise di dedicargli una splendida narrazione in prima persona in forma romanzata (uscita a inizio 1974).
Ci vorrebbe un’intera puntata di Report per illustrare (con svariati “forse”) le probabili corrispondenze e le colte differenze biografiche fra Francesco e Giuseppantonio, fra Ignazio e Salvatore, fra Dwight ed Evan, fra l’insieme dei personaggi “familiari” citati, veri e inventati (fra l’altro l’autore ci gioca spesso attraverso un ispirato ipertesto, divertente e irriverente). Ma che importa? Godiamoci lo spartito così come è (pure in Braille), l’impasto di ritmo e melodia, di progressione armonica e improvvisazione geniale, di incisi e dialoghi, di digressioni storico culturali (eccelse sul mito americano, da cui il titolo, e su razzismi e criminalità organizzate, specie di origine italiana) e svolte intime, intrecciando cronologia e diacronia, pensieri e parole, musiche e sospensioni.
Del resto, Hunter ritorna di continuo sul rapporto pubblico e personale tra realtà e finzione, tra verità e menzogne:
- “È tutta una bugia, comunque, che differenza fa? Vuoi o non vuoi?”.
- “I sogni sono bugie”.
- “Se cambi il tuo vocabolario sei già a buon punto per cambiare le tue idee”.
Giusto per fare tre esemplificazioni.
Un capolavoro letterario
Il testo Le strade d’oro non era stato mai pubblicato in italiano, finché nell’estate 2019 il comune originario del nonno decise meritoriamente di promuoverne traduzione (ottima) ed edizione (limitata).
Ora può finalmente arrivare a tanti connazionali lettori e lettrici ed è una chicca da non perdere, innanzitutto per le stesse meditate scelte felici dell’esperto traduttore, alle prese sia con un flusso creativo di invenzioni idiomatiche e termini ibridi nel crogiolo di razze sia con il dichiarato intento dell’io narrante di usare regole e contrappunti della sua musica (jazz) per spiegare (meglio) al posto della letteratura (di cui si dichiara inesperto).
Molto documentato il meraviglioso jazz (Hunter ringrazia John Mehegan)!
Vino fatto in casa e whisky fatto ovunque.
Il libro
Evan Hunter
Le strade d’oro
Traduzione (ottima) di Giuseppe Costigliola
Neri Pozza, 2023
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