Capolinea Malaussène

Capolinea Malaussène: Daniel Pennac non delude mai

Dalle parti di Parigi, dentro e ai lati del cuore XX arrondissement. Verso il settembre 2021 (a otto mesi dalle elezioni presidenziali del 2022). Il seguito pratico del Signor Malaussène.

Capolinea Malaussène

In scena il rapimento interrotto e ripreso del ricco sgargiante Georges Lapietà (che ha l’elenco dei potenti corrotti) e la rischiosa rifinitura (lontano dal Vercors) del secondo romanzo-verità (terribile) del brasiliano Alceste Fontana, insieme a ogni anfratto e risvolto di tutte le vecchie storie dell’intera tribù allargata del capro espiatorio più famoso al mondo, Benjamin Malaussène.

L’uomo d’affari era stato rapito dallo stesso figlio Iuc con gli amici Mara, Nange e Sigma, per fare una spettacolare opera d’arte. Solo che alcuni veri malviventi avevano compiuto la stessa scelta e ne era venuto fuori un gran casino.

Il capo dei cattivi è Nonnino, età vetusta e voce dolce, amante di gratin dauphinois, violento e implacabile, ha un esercito colto e fedele di delinquenti ai suoi ordini. Li ha educati alla verità cash e formati professionalmente, li guida con risolutezza nera. Ispettori e magistrati, bravi e somari, cercano di essere all’altezza.

Ben soprassiede a Julius il Cane, al dormitorio familiare e all’orfanatrofio annesso. Nella banda dei ragazzi c’erano il figlio e i cugini, Mara (incinta) sta con Iuc. Come sempre lui si fa carico di tutto, ogni suo parente ha spesso sfiorato la morte, si vede scorrere davanti agli occhi il catalogo di esplosioni, massacri, violenze.

Da dipendente tuttofare delle Edizioni del Taglione della Regina Zabo ha avuto ora l’incarico di procrastinare l’uscita del libro (“La loro grandissima colpa”), in cui Fontana racconta senza metafore non solo i pessimi comportamenti della propria stessa famiglia, otto fratelli (tre femmine e altri quattro maschi) e due genitori che li hanno adottati, ma anche i traffici sui piccoli calciatori rapiti in Brasile.

La bella mamma, mentre accudisce il marito Paul (innamorato, un poco rimbambito agli Aliossi, residenza per anziani), fa le solite cazzate. Fuochi pirotecnici. E bombe.

Un’altra gustosa avventura firmata Daniel Pennac

Daniel Pennac (Casablanca, 1944) chiude il cerchio (da cui il titolo) e narra meravigliosamente un’altra gustosa avventura contemporanea di realismo magico.

All’inizio il riassunto del volume precedente (2016) e la figura genealogica. In fondo la semplificante ripetizione del repertorio delle denominazioni e definizioni dei mitici personaggi seriali “inventati” (ben oltre il centinaio), citati o evocati, di qualche luogo e archetipo.

Con la travolgente lettura manteniamo così memoria di amorevoli storie noir (l’autore termina ringraziando chi lo accolse 40 anni fa nella cantina della Série Noire), di fiabe ironiche e horror, di avventure mirabolanti intorno al mondo, di empatiche figure inevolvibili, di significati multisenso e impatti multisensoriali, di dialoghi scoppiettanti e colpi di teatro, di scene orride o poetiche in luoghi metropolitani e naturali, oltre che degli innumerevoli sfaccettati battiti dei silenzi (saturi, logorroici, cinematografici, invasori, lunghi, pensosi, divertiti).

Stile e riferimenti di Capolinea Malaussène

La narrazione s’avvia in terza persona su Nonnino. Segue poi Ben in prima (come sempre). Si occupa degli altri amici e sodali in terza; continuando ad alternarsi punti focali, scene e sequenze in quaranta capitoli e otto parti, l’ultima inevitabilmente intitolata alla “mamma” (che ha finora trascorso con figli e nipoti meno di mille giorni, non più di trenta mesi con la sua progenie), ogni parte con una frase del relativo testo in esergo.

Ognuno dei precedenti romanzi della serie (1985, 1987, 1989, 1995, 2017; all’inizio anni diversi in Italia, ma sempre con la stessa straordinaria traduttrice) trova riferimenti e agganci, pur se Ben non è più il giovanotto versatile che può cambiare lavoro come cambia umore. Da qualche decennio si smazza autori celebri. È un essere sociale, un capofamiglia, un uomo con dei doveri, ligio alle sue responsabilità.

Ancora una volta è cruciale Verdun, la giudice Talvern, incaricata del caso Lapietà, minuscola saggia sorella urlante di Ben, moglie di un enorme professore panettiere.

Aveva detto che “vivere significa passare il tempo a riempire i due piatti della bilancia”, arrivata a fine carriera e costretta a cambiare ancora vita, in meglio e con altre bilance.

Segnalo il Père-Lachaise che plana più volte di notte sulle vie di Belleville, suscitando forse un qualche ulteriore stupore. Il calvados viaggia sugli 80 gradi. Il colonnello Nonnino gestisce anche i cori, Vivaldi e Vedrò con mio diletto sono utili a farsi reclutare. Oddio, addio?!

Il libro

Daniel Pennac
Capolinea Malaussène. Il caso Malaussène 2
Traduzione di Yasmina Melaouah
Feltrinelli, 2023

Valerio Calzolaio

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