La fine è ignota

La fine è ignota: Bruno Morchio inizia una nuova serie noir

Genova. Dicembre 2015. Mariolino Migliaccio o l’è o ciù mëgio càn da trìfole in sce-o-mercôu, è il miglior segugio sulla piazza, anche se vive come un barbone e viene chiamato fottignin scotizzoso, ficcanaso sporcaccione.

Luigi il Vecchio è un criminale di lungo corso, fra l’altro gestisce il Nido delle Delizie dove è successo qualcosa di antipatico. Così lo ingaggia: mille euro come anticipo ed eventualmente nove mila a lavoro finito.

Sono tre mesi che Mario non ha un cliente, per rimediare due spiccioli si sveglia all’alba e scarica cassette. Dorme nella fredda stanza di una pensione, tugurio con bagno in comune, in vico degli Stoppieri (sopra, la magnifica antillana Fatima lavora da escort per il pappone e fidanzato Solinas). Lui ha 33 anni e ben studiato fino al diploma, quando la madre Wanda (prostituta) era viva, poi 15 anni prima l’hanno uccisa e da allora ha saltato molti pasti.

Vivacchia nell’attesa di trovare chi l’ha reso orfano. Considera ufficio un tavolo d’angolo di un’osteria di vico San Sepolcro, un altro carruggio. Gestisce un’agenzia abusiva per indagini non autorizzate, riservate e con parcella esentasse liquidata cash.

La fine è ignota

Luigi gli dice che deve rintracciare la 17enne albanese Liveta Murati, occhi chiari, nasino alla francese, capelli mossi color biondo cenere, sorriso ammiccante. Una delle ragazze sequestrate nella curata profittevole casa di appuntamenti, scomparsa da qualche giorno.

Mario non dispone certo di sofisticate attrezzature, non usa cimici o macchine fotografiche, non possiede né scooter né auto, s’arrangia con telefono e internet, lavora con i piedi e col cuore.

C’è qualcosa sotto, lo capisce subito. La ragazza si faceva di cocaina, vietata dalle regole della maitresse; Milca, un’altra minuta albanese 15enne, è stata chiamata a sostituire Liveta per i clienti sadici; qualcuno ha sottratto anche una compromettente chiavetta Usb. Deve, inoltre, occuparsi di altri casi, barcamenandosi anche lì fra pessima gente. La fine è pericolosa da raggiungere e rischia di rimanere ignota.

Bella nuova serie di Bruno Morchio

Bell’avvio di una nuova serie per il grande scrittore Bruno Morchio (Genova, 1954), psicologo pubblico in pensione e psicoterapeuta. Il volume è significativamente dedicato all’amico concittadino Stefano Tettamanti, agente letterario milanese.

La successiva “avvertenza” per il lettore è essenziale: “il titolo rimanda a uno dei gialli più intriganti del Novecento, The end is known, di Geoffrey Holiday Hall…”: citazione di due versi del Giulio Cesare di Shakespeare; originale del 1949, tradotto in italiano dal 1952, nel catalogo di più editori; autore mai rintracciato nonostante curiosità e ricerche di molti di noi (e soprattutto Sciascia); pure Mariolino Scotti Migliaccio vorrebbe ben sapere se il nome dell’autore sia reale o uno pseudonimo.

Chi è il protagonista de La fine è ignota

Le prime pagine servono a introdurre lentamente il nuovo protagonista (Bacci tornerà, tranquilli!), poi la narrazione in prima decolla ed è un piacere. Mario cerca l’omicida della madre e questo sembra il filo conduttore della serie (insieme ad altri sviluppi che restano opportunamente in sospeso, come Fatima e Milca), intrecciato nel romanzo intorno al tema dello sfruttamento maschile delle donne, all’origine di tante relazioni e innumerevoli misfatti.

Luoghi e personaggi del libro

Il centro antiviolenza di via Mascherona esiste davvero, uno spazio in cui le donne possono riscrivere in autonomia il loro progetto di vita, in cui trovano uno spazio di ascolto, condivisione e sostegno nelle loro scelte attraverso una relazione significativa d’aiuto con operatrici professionalmente qualificate, in cui sono garantiti il rispetto della segretezza, della riservatezza e la gratuità dei servizi.

I personaggi parlano tutti lingue meticce, a loro modo. Continuo l’intercalare in genovese, spagnolo, albanese e romanesco, in un impasto curato e riuscito.

Mario predilige la sambuca e il vino della casa, beve o vede bere molto altro, incrociando locali e osterie dentro e fuori lo splendido centro storico genovese.

Paolo Conte impera ed è un’altra goduria.

Wanda ha ben curato i gusti del figlio, che fra l’altro ama la grande letteratura russa e francese dell’Ottocento ed è patito di Simenon.

Il libro

Bruno Morchio
La fine è ignota
Rizzoli, 2023

Valerio Calzolaio

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