Sulle pagine di Libri e parole ci siamo occupati varie volte di Philip Roth, grande scrittore statunitense scomparso nel 2018. Torniamo oggi a parlarne in merito all’interessante volume postumo, Perché scrivere? Il libro raccoglie, per la prima volta in forma unitaria e ben organizzata, la bellezza di trentasette saggi, interviste e discorsi dell’autore.
Una raccolta curata dallo stesso autore
È stato lo stesso Roth a scegliere il materiale tra i suoi numerosi testi nonfiction, scritti in occasione di ricorrenze speciali quali compleanni, premi, interviste, polemiche (situazioni, queste ultime alle quali, com’è noto, lo scrittore non si sottraeva mai).
Alcuni di questi testi sono stati in parte rivisti in occasione della pubblicazione. Altri, già apparsi in precedenza, sono stati ripubblicati senza variazioni, ma solo in una nuova veste, come accade ad esempio a Chiacchiere di bottega. Uno scrittore, i suoi colleghi e il loro lavoro. Il tutto è doviziosamente spiegato nell’apposita Nota ai testi pubblicata in chiusura di libro.
Perché scrivere? Un libro prezioso
Al di là degli in fondo sterili dati di pubblicazione, Perché scrivere? è un libro fondamentale per i tanti cultori di Roth. Come spiega lo stesso autore nella splendida prefazione, da queste pagine emergono finalmente lo scrittore e l’uomo, “senza i travestimenti, le invenzioni e gli artifici del romanzo”. Eppure, proprio dalla lettura di questi scritti, il lettore non stenterà a riconoscere la tipica voce e la verve a volte incandescente del Roth gigante della narrativa.
La parte prima
La sezione d’apertura del volume Perché scrivere? presenta saggi da Leggere me stesso e altri, con l’affascinante fantasia distopica di Ho sempre voluto che ammiraste il mio digiuno, per proseguire con interviste e discorsi sull’attività dello scrittore.
Sono pagine di particolare interesse, che contengono riflessioni sui complessi e a volte sofferti, specie agli inizi della sua carriera letteraria, rapporti dell’autore con il mondo ebraico, bilanci letterari compiuti assieme a un altro colosso della letteratura statunitense, Joyce Carol Oates, nonché importanti conversazioni sul carattere autobiografico – a volte negato, altre ammesso, a seconda dei tempi – dei personaggi di Portnoy o Zuckerman.
La parte seconda
La seconda sezione di Perché scrivere? ospita una versione aggiornata di Chiacchiere di bottega, una serie di dialoghi con intellettuali del calibro di Appelfeld, Levi e Kundera, e saggi su Malamud e sul mentore Saul Bellow.
Sono pagine importanti perché attraverso le domande che l’intervistatore Roth pone ai suoi interlocutori si coglie appieno la natura generosa dell’autore, lettore appassionato e attento dei lavori dei suoi illustri colleghi e amici. Non sempre accade nel mondo della letteratura, insidiato com’è da invidie e rancori più o meno sotterranei.
La parte terza
Intitolata non a caso Spiegazioni, raccoglie scritti inediti o poco conosciuti dal grande pubblico composti dal Roth della maturità, dunque ironico e “quasi” saggio. Segnalo in particolare Errata corrige, la celebre lettera aperta all’onnipresente Wikipedia, nella quale evidenziava gli errori compiuti dalla celebre enciclopedia online sulle pagine che lo riguardano.
Concludono il volume alcune interviste rilasciate dall’autore in anni recenti, a nostro avviso particolarmente rivelatrici.
In particolare, quella in merito al romanzo Lo scrittore fantasma, esprime il punto di vista di Roth sullo stato di salute del romanzo. Se il romanzo non è morto, ci manca poco, dal momento che lo scrittore originario di Newark afferma che:
Fra vent’anni il pubblico intelligente costituito da appassionati lettori di romanzi letterari equivarrà per dimensioni alla cricca che legge poesia latina — che legge poesia ora, non che la leggeva durante il Rinascimento.
L’intervista risale al 2014, ed è meglio non aggiungere altro, se non che ci auguriamo che Roth avesse torto, anche se i segnali provenienti dal mondo librario sembrano purtroppo confermare abbastanza le sue amare previsioni.
Perché scrivere? è un libro da leggere anche in modalità “random”
Concludiamo questa breve recensione segnalando che il libro si può leggere anche senza badare all’ordine di pubblicazione dei testi, abbandonandosi all’istinto o alla curiosità. Tale modalità di lettura può riservare più di una sorpresa al lettore.
Si tratta, in fin dei conti, Un libro fondamentale per i cultori non solo dell’opera di Roth, ma anche per gli amanti della scrittura in genere. Tuttavia, è da tener presente che buona parte dei testi presenti nel volume erano stati già pubblicati in precedenza.
Il libro
Philip Roth
Perché scrivere? Saggi, conversazioni e altri scritti 1960-2013
traduzione di Norman Gobetti
Einaudi, 2018
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