I romanzi familiari mi affascinano da sempre: riescono a raccontare una o più storie ma, soprattutto, presentano tanti personaggi capaci di conquistare. Intrecciano vite e aspettative, e al lettore non resta che scoprire ogni sotto-narrazione per avere una visione del tutto.
Spesso i personaggi presentano uno o più caratteri, più o meno definiti, e riescono ad attirare simpatie e antipatie in ugual misura. Inoltre, i romanzi familiari potrebbero non avere, quasi, mai una fine. Perché da ogni intreccio può nascerne uno nuovo e così via. Certo, sono molto difficili da scrivere, non tutti hanno queste doti narrative, ma quando l’autore riesce a trovare la chiave giusta, il contesto particolarmente adatto, i protagonisti che davvero meritano attenzione, la storia nasce e si sviluppa, in maniera armonica.
Giuditta e il monsù
Questo è il caso di Giuditta e il monsù di Costanza DiQuattro (Baldini + Castoldi editore), autricegià conosciuta in queste pagine virtuali grazie al notevole romanzo Donnafugata.
Giuditta e il monsù narra la storia di una nobile famiglia siciliana, quella del marchese Romualdo Chiaramonte e delle sue quattro figlie; in particolare si sofferma sulla vita di Giuditta, la più giovane, irrequieta e libera delle ragazze.
Siamo a cavallo tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900: l’importanza del figlio maschio è forte, indiscutibile, ma questo figlio maschio al Marchese sembra proprio non volere arrivare.
Il giorno della nascita di Giuditta oltre al trambusto che un parto in casa porta sempre con sé, sull’uscio e sulla vita del Marchese viene abbandonato un bambino, Fortunato lo chiameranno, e Romualdo Chiaramonte lo affida alle amorevoli cure del monsù di casa e di sua moglie. Il monsù è il cuoco della villa, oggi probabilmente verrebbe chiamato chef, colui che cucina le pietanze per i nobili e le feste, che prova i sapori, sperimenta gli odori e modifica i gusti.
Lo stile garbato di Costanza DiQuattro
Il nuovo romanzo di Costanza DiQuattro ci accompagna con garbo nelle stanze di questa famiglia, ci conduce a scoprire le cucine, ma anche le dispense, gli armadi e i cuori; osserva i personaggi e li descrive con estrema raffinatezza, portandoci a conoscere ogni singolo abitante della casa, dal colore degli occhi ai caratteri dominanti.
Amiamo Giuditta mentre cresce libera di scoprire e conoscere, di imparare e cucinare, ma apprezziamo anche la dolcezza della sorella maggiore Amalia, così matura e accogliente. Gioiamo e speriamo con loro, e contemporaneamente riconosciamo anche pregi e difetti del marchese. Così austero e passionale.
Romualdo Chiaramonte era un uomo algido e distaccato.
Sembrava che le cose del mondo non gli appartenessero, che le vicende che ruotavano attorno alla sua figura fossero marginali, lontane dal suo impenetrabile universo fatto di silenzi, tabacco pregiato, libri e donne.
E di donne ne aveva tante Romualdo.
Giuditta e il monsù e un romanzo familiare che conquista
Scritto in maniera impeccabile, con una dolcezza unica, ma capace anche di dare luce alla tenacia e alla forza delle donne di allora, Giuditta e il monsù è un romanzo familiare che conquista, perché riesce a trasmettere ogni sensazione e sentimento, portandoci a volerne sapere sempre di più di ogni singolo protagonista della vicenda. Infatti, se proprio devo trovare un difetto è la sensazione di una non fine, il desiderio di andare oltre la giovinezza e di scoprire altre vite e speranza di queste giovani donne. Di conoscere meglio la gioventù del marchese. Ma forse, un giorno, l’autrice ci regalerà un secondo capitolo per accompagnarci oltre queste prime vicende.
Il marchese, seduto con le dita incrociate giocherellando a far rincorrere in un eterno girotondo i due pollici, rimase in silenzio nell’attesa che il canonico parlasse ancora ma questo si fermò.
“E dunque? Al di là del rendimento che voi provvederete a migliorare, in cosa consiste esattamente questo gravoso problema che siete venuto a presentarmi?”
Il canonico provò a rispondere ma Romualdo proseguì imperterrito.
“Trovo molto più preoccupante la condizione di Ada e non certo quella di Giuditta. Gioca con un bambino, suo coetaneo, e ha una attrazione per la cucina. Potrebbe averla per il ricamo o per il disegno ma non possiamo sempre decidere ciò che debba piacere agli altri. Vi ringrazio per il vostro solerte e puntuale rapporto. Terrò conto di quanto detto. Ora, vogliate scusarmi, ma ho da ricevere ancora molta gente”.
Il canonico, palesemente offeso, raccolse il cappello e si alzò. Chinò il capo, in segno di deferenza, e uscì.
Non possiamo sempre decidere ciò che debba piacere agli altri. Verissimo. Ma posso garantirvi che questo romanzo vi piacerà. Molto.
Il libro
Costanza DiQuattro
Giuditta e il monsù
Baldini + Castoldi, 2021
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