Macchine come me

Il ruolo dell’intelligenza artificiale secondo McEwan: Macchine come me

Il futuro non smetteva mai di arrivare.

Alla fine anche Ian McEwan, dopo gli illustri precedenti di P.K. Dick, Robert Harris e Philip Roth, ha ceduto al fascino innegabile dell’ucronia.

Il celebre scrittore britannico ha infatti ambientato la vicenda narrata in Macchine come me in un 1982 alternativo, ben diverso da quello del nostro continuum spazio temporale.

Un altro 1982

Nella realtà alternativa immaginata, non senza una buona dose di divertita perfidia, dall’autore, l’Inghilterra della Thatcher ha perso a caro prezzo la guerra delle Falkland, John Lennon non è stato assassinato — anzi, i Beatles si sono ricostituiti e hanno appena pubblicato un nuovo album — e Alan Turing è ancora vivo.

E sono proprio gli studi compiuti dal grande matematico a permettere uno sviluppo precoce, almeno rispetto alla nostra realtà, dell’informatica e soprattutto dell’intelligenza artificiale:

Era l’età dell’oro delle scienze biologiche e della robotica, naturalmente, ma anche di cosmologia, climatologia, matematica ed esplorazione spaziale.

Si assisteva a un rinascimento del cinema e della televisione britannica, come di poesia, discipline atletiche, gastronomia, numismatica, cabaret , ballo da sala e produzione vinicola.

Eppure questo 1982 distopico solo all’apparenza è luminoso, mentre invece è molto e simile, ma in negativo, al nostro presente:

I nostri mari pullulavano di sacchetti e bottiglie di plastica. La temperatura globale saliva. Miglioravano le condizioni dell’aria nelle città, ma l’aumento delle temperature accelerava. Tutto quanto cresceva: speranza e disperazione, povertà, noia, buone occasioni.

La superficie boschiva naturale si andava riducendo insieme a brughiere e acquitrini. Decine di specie, tra uccelli, insetti e mammiferi, erano prossime all’estinzione.

La trama del romanzo Macchine come me

Ian McEwan, Macchine come me

Turing, rievocato magistralmente, gioca un ruolo importante nella trama del libro, visto che comparirà più volte nella storia.

Storia che di per sé è abbastanza semplice: con l’eredità ricevuta da sua madre, un anonimo Charlie Friend invece di comprare casa in un quartiere elegante di Londra e sposare Miranda, la bella e riservata affittuaria del piano di sopra, decide di comprare l’androide Adam, per certi versi quasi più umano dei suoi creatori.

Qualche scricchiolio nell’impianto narrativo

McEwan scrive in maniera magistrale, è risaputo. Tuttavia in questo romanzo spesso indulge in lunghe e pedanti dissertazioni sulla situazione politico-sociale di questa Inghilterra alternativa.

Altre volte si lancia in vere e proprie divagazioni, spesso d’ambito scientifico, oppure antropologico e filosofico, quasi a voler far sfoggio di erudizione, con lo spiacevole risultato di annacquare la trama di base, di per sé invece interessante.

La forma certo è ricercata ed elegante, ma ciò non basta ad alleviare la fatica nel lettore nelle parti più verbose del romanzo, cui avrebbe giovato a mio modesto avviso uno spietato lavoro di taglio in fase di editing.

Anche il racconto del rapporto sentimentale tra il protagonista e la sua convivente a tratti sfocia nel tedio, viziato com’è da un eccesso d’introspezione.

La narrazione tuttavia si ravviva con l’inserimento di un elemento thriller, legato al passato della ragazza.

La sottotrama gialla di Macchine come me

Nella storia principale, che vede protagonista Adam, l’ineffabile robot, e la coppia di fidanzati Miranda e Charlie, s’innesta una sottotrama che riguarda uno stupro subito anni da un’amica della ragazza.

Miranda, dopo aver messo in atto un’elaborata vendetta ai danni dello stupratore, dovrà affrontare le conseguenze del suo gesto.

In questa vicenda giocherà un ruolo decisivo Adam, con un comportamento che spiazzerà tutti.

Il problema etico

Il romanzo pone domande sulle complesse implicazioni etiche legate all’intelligenza artificiale, intimamente connesse del resto alla peculiarità dell’esistenza umana.

La mente umana contempla comportamenti a volte ambigui, “al limite”, quando non apertamente negativi o irrazionali. Ciò non è compatibile — ipotizza McEwan, in ossequio alle ben note Leggi della Robotica di Isaac Asimov — con la natura umana, al momento più sfaccettata e meno lineare o “morale” dell’intelligenza e dell’etica robotica.

Il dibattito è aperto, e ben venga dunque il contributo dell’autore di Macchine come me. Ma guardatevi bene dall’etichettare come fantascientifico il romanzo, come ha tenuto a precisare lo stesso McEwan…

Il libro

Ian McEwan
Macchine come me
traduzione di Susanna Basso
Einaudi, 2019

Luigi Milani

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