realismo magico

Quando il realismo magico parla italiano

Spesso pensando al realismo magico, evochiamo il Sud America, sfogliamo mentalmente scrittori di grande e fermo talento come Gabriel García Márquez o Jorge Luis Borges. Eppure l’Italia, ben prima di quella stagione così felice, di quei nomi oggi tanto amati, ha conosciuto autori di prim’ordine che hanno saputo dar vita a tutta una serie di romanzi e racconti, dove realtà e fantasia, concretezza e sogno si sono magistralmente incontrati. Storie e vicende in cui l’elemento fantastico e la nota onirica sono riusciti a creare atmosfere surreali, dimensioni favolose; fuggenti, ci verrebbe quasi da dire, come luci e ombre misteriosamente in movimento da un universo all’altro.

5 libri italiani che appartengono al realismo magico

Scopriamo insieme, allora, alcuni testi di realismo magico tutto italiano.

Vita e morte di Adria e dei suoi figli, di Massimo Bontempelli

Massimo Bontempelli attinge alla vena del realismo magico (di cui qui in Italia fu indubbiamente il padre) con un romanzo del 1930 dove bellezza e morte si fondono perfettamente. Senza sbavature. La storia della bellissima Adria si srotola davanti agli occhi del lettore in un susseguirsi di drammaticità fantastica. Di luci ineffabilmente oscure.

Angelici dolori, di Anna Maria Ortese

L’esordio letterario di una delle penne più importanti del nostro Novecento avvenne nel 1937 con questa preziosa raccolta di racconti. Angelici dolori ci apre a un mondo dove la suggestione dell’irreale, la quotidiana presenza del favoloso si intrecciano, creando, pagina dopo pagina, incanti e smarrimenti destinati a rendere questa primissima raccolta della Ortese un piccolo, grande gioiello del patrimonio letterario di casa nostra.

Il deserto dei tartari, di Dino Buzzati

Pubblicato nel 1940, Il deserto dei tartari ci racconta in note fonde e surreali le vicende del tenente Giovanni Drogo. Vicende nate dell’esperienza che lo scrittore aveva vissuto in prima persona durante la campagna d’Etiopia. Una rielaborazione che prontamente sottolinea l’assurdità della vita, della sua ripetitività, di quella lunga, inutile attesa prima della morte. Attesa che l’uomo sembra incapace di sovvertire, di vivificare, sprecando irrimediabilmente ogni possibile occasione, sbarrandosi di fatto ogni via di fuga dalla noia e dall’abitudine.

Periferia, di Paola Masino

Il realismo magico di Paola Masino si cimenta qui in un romanzo difficile, ambientato in una Roma periferica dove violenza, cattiveria e brutalità assalgono il lettore con la grazia, l’eleganza onirica di uno stile che seduce fin dalle prime battute. Il romanzo del 1933 non piacque al Fascismo a causa non solo di quel ritratto poco lusinghiero della periferia romana, ma anche per la costante presenza di una umanità dura e spietata.

Il visconte dimezzato, di Italo Calvino

Uscito nel 1952 ma ambientato nel Settecento tra Italia e Boemia, Il visconte dimezzato è un’allegoria del bene e del male, dell’incompletezza dell’uomo, delle sue innumerevoli contraddizioni. Un viaggio filosofico che ci conduce nel cuore mosso e composito, misterioso e ineffabile dell’essere.

Foto | 朗诣(Lang Yi)| Lãng Nghệ via Pixabay

Giorgio Podestà

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