Elogio dell'ignoranza e dell'errore

Elogio dell’ignoranza e dell’errore: Gianrico Carofiglio ci fa conoscere storie di fallimenti illuminanti

Pianeta umano. Da qualche tempo. Fin da bambini ci raccontano che sbagliare è violare le regole, sbagliare è fallire. L’errore sembrerebbe sempre e comunque un danno. Oppure che l’ignoranza relega alla marginalità. Se si vuole offendere basterebbe semplicemente contraddistinguere qualcuno come ignorante. Meglio rivalutare errori e ignoranza.

Elogio dell’ignoranza e dell’errore

Il singolo errore è una parte inevitabile dei processi di apprendimento e di crescita. Abbiamo maggiori sviluppo ed equilibrio se lo capiamo preventivamente o se ci mettiamo nelle condizioni di ammetterlo spesso.

L’ignoranza di ciascuno è inevitabilmente sconfinata ed enciclopedica. Abbiamo maggiori successo e meraviglia se lo diamo simpaticamente per scontato o accettiamo di stupirci ancora con nuove conoscenze. Esercitiamo, dunque, ragionevoli dubbi e incertezze su quel che sappiamo, diciamo, facciamo.

Il concetto di “condanna al di là di ogni ragionevole dubbio” è un principio fondamentale dei sistemi giudiziari penali, la colpevolezza stabilita con un grado di approssimazione quasi pari alla certezza assoluta.

Le buone indagini

Nonostante ciò, molte condanne risultano erronee. Dal 1976 a oggi, solo negli Stati Uniti si contano decine e decine di rei confessi poi scagionati dal test del Dna. Inadeguatezze investigative, incompetenze dei periti, scorretta valutazione delle prove, preconcetti e bias cognitivi degli investigatori e dei magistrati hanno poi fatto talora condannare degli innocenti rei non confessi.

Le buone indagini sono fatte di errori, improvvisazione e fortuna. Bisognerebbe usare sempre cautela, senso critico, dubbio costruttivo. Per provare davvero una congettura bisognerebbe tentare di demolirla.

Ciò vale anche per molte ricerche scientifiche e per le attività della sfera personale: avanzare per tentativi ed errori, scommesse non catastrofiche, previsioni reversibili e dubitative, continui cambiamenti di rotta, in modo di riuscire ad adeguare le teorie e le azioni all’incremento progressivo delle nostre conoscenze.

L’arguto testo di Gianrico Carofiglio

Il grande intellettuale e karateka Gianrico Carofiglio (Bari, 1961), prima magistrato poi deputato infine scrittore a tempo esclusivo, forse oggi l’autore italiano più seguito e apprezzato, mette a disposizione di lettori e cittadini qualche ulteriore consiglio per valutare i pensieri e agire in società (dopo quelli sulla gentilezza e sul coraggio di qualche anno fa).

Il volume è breve ed efficace, lo stile arguto, l’incedere elegante.

Ogni capitolo contiene spunti da vicende reali (qualche volta autobiografiche) o citazioni che rendono una prima idea; niente note a piè di pagina o disquisizioni prolisse; sintetica bibliografia finale.

Struttura del saggio Elogio dell’ignoranza e dell’errore

Nel primo capitolo Carofiglio mette in connessione la ricerca della verità (non solo giudiziaria) con il funzionamento della mutevole memoria.

Nel secondo elenca frasi predittive erronee (alla successiva prova dei fatti) di grandi uomini, concludendo che “il rischio della stupidità riguarda tutti” e che un esperto è più preciso se e quando misura la parzialità della propria competenza.

Sia per il termine “errore” che per “ignoranza” o per altri concetti parte dal vocabolario, accenna a definizioni, sinonimi e contrari in modo di relativizzare alcuni automatismi o reputazioni.

Niente richiede più preparazione della capacità di improvvisare, questa può essere la premessa di ogni nostro ragionamento. L’improvvisazione è un’arte, implica flessibilità mentale e fiducia nei propri mezzi; si “risulta” capaci quasi sempre solo dopo un costante allenamento (gestire l’incertezza con grazia e calma), esperienze (ignoranti ed erronee) che ci mettono alla prova; l’eccessiva pianificazione dell’agire è sempre inutile, spesso dannosa (qualcuno ne sa qualcosa).

Non a caso, la storia della scienza è piena di esempi di scoperte avvenute per “caso” o durante esperimenti che non erano stati pianificati in anticipo. (L’autore usa il discutibile termine giuridico di successo “preterintenzionale” e poi ragiona su cosa sia la “fortuna”). Non a caso, nelle arti marziali la prima cosa che viene insegnata agli allievi è la tecnica delle cadute. Non a caso, gli innovatori (come Marshall e Warren nella medicina o Fosbury nello sport) non vengono accettati con facilità.

Ovviamente, alcuni scienziati di varie discipline hanno studiato a fondo le tipologie di errori (qui non si entra nel merito); altri insistono su un uso maggiore dell’avverbio “forse”; e, comunque, cadute, errori, ignoranze fanno anche danni, gravi in molti casi, non è bello che ci accadano, Carofiglio ne accenna, saperci imperfetti per definizione aiuta poco in realtà.

Nel nono capitolo (ultimo prima di concludere) si parte dal decalogo di Popper e da una frase di Goethe, per convincerci che forse gli errori possono pure renderci amabili con noi stessi.

Il libro

Gianrico Carofiglio
Elogio dell’ignoranza e dell’errore
Einaudi, 2024

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Valerio Calzolaio

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