Territori e Stati del mondo. Ultimi centocinquanta anni, circa.
Migrazioni
Strabordano purtroppo molte confusioni e decine di miti quando si parla dell’umano migrare contemporaneo. La definizione precisa attiene a un cambio di residenza abituale oltre un confine amministrativo, spostarsi stabilmente altrove per almeno sei mesi o un anno, a prescindere dal motivo, distinguendo con cura il trasferimento internazionale.
Tante persone hanno sentimenti complessi e ambivalenti riguardo al fenomeno e ai fatti, ma il dibattito politico, con la sua crescente polarizzazione (semplicisticamente costruita su fazioni pro e contro), non riflette questo obiettivo livello di ambiguità.
Dalla fine della Guerra Fredda, i politici occidentali hanno portato avanti una vera e propria Guerra all’Immigrazione. I paesi occidentali hanno speso risorse ingenti per frenare l’afflusso di lavoratori stranieri, con le loro famiglie. Da decenni, politici di ogni orientamento promettono di correggere il sistema di accoglienza e di riprendere il controllo sull’immigrazione. Tutti i governi, però, hanno costantemente mancato di rispettare le loro promesse.
La verità oltre le ideologie
Chi ci governa ha ignorato le evidenze scientifiche sui trend, sulle cause e sull’impatto delle migrazioni e ha seminato solo paure ingiustificate e roboante disinformazione.
Anche gruppi d’interesse come i sindacati e le lobby commerciali esagerano i danni (oppure i benefici) delle migrazioni, mentre le agenzie dell’Onu spesso gonfiano o travisano i numeri di migranti e rifugiati, nell’apparente tentativo di farsi pubblicità e ottenere i finanziamenti.
Non sarebbe male capire davvero natura e radici del fenomeno, per ogni cittadino che legge libri e per ogni sapiens che opera in comunità, tanto più che la migrazione appartiene letteralmente a ognuno e a ogni tempo, è antica quanto l’umanità. E questa è solo una sintesi della nota per noi lettori e dell’introduzione al volume …
Un denso studio di Hein de Haas
Il bravo sociologo e geografo olandese Hein de Haas (1969) ha vissuto e lavorato nei Paesi Bassi, in Marocco e nel Regno Unito, è stato a lungo direttore dell’International Migration Institute dell’Università di Oxford, ha promosso e coordinato seri modelli interpretativi e insegna attualmente la materia ad Amsterdam.
Ci offre un ottimo utile fertile scandaglio sulla cruciale questione del migrare contemporaneo, documentato e riflettuto, “esperito” nel senso che raccoglie trent’anni di ricerche sul campo in vari continenti e una notevole letteratura scientifica, grafici e tabelle (talora originali), frequentazioni interdisciplinari, con argomentazioni solide e abbastanza aperte.
Struttura del saggio Migrazioni
Il testo è strutturato in tre parti e 22 capitoli. In ognuno De Haas demolisce un mito sul migrare: riassume il mito nel titolo e nelle prime due pagine in cui cita sia “politici” che documenti che sbagliano; poi spiega (dettagliatamente) in successivi paragrafi come funzionano davvero le cose (How Migrations Really Works, il titolo originale).
Gli strali polemici del volume sono prevalentemente rivolti ai “politici” (genericamente, talora confondendo politica e governo, cita comunque capi di governo, ministri e dirigenti, anche italiani) e agli economisti puri (giustamente). La sua letteratura scientifica è prevalentemente sociologica, ma mostra di avere una certa attitudine interdisciplinare, curiosità intellettuale, opinioni riflettute e condivise con altri, verifiche non pregiudiziali.
Alcune considerazioni, dati alla mano
Entrando nel merito specialistico, dei sette capitoli della prima parte 4 sono quasi del tutto condivisibili, 3 sostanzialmente condivisibili; degli otto capitoli della seconda parte 3 e 3, ma ce ne sono anche 2 che andrebbero forse parzialmente meglio approfonditi. Nella terza parte 2+3+1 abbastanza bene, uno invece che andrebbe meditato e criticato su molti differenti aspetti.
De Haas non è un negazionista climatico, al contrario, e discute questioni effettivamente controverse nell’ultimo capitolo (prima delle conclusioni). Si affida molto a colleghi competenti e ai geografi (anche quelli purtroppo prevalentemente “non” evoluzionistici), cita solo la sintesi dell’ultimo rapporto dell’IPCC (per ragioni opportune) ma mostra di non conoscere i precedenti e, soprattutto, il nesso evoluzionistico fra clima e migrazioni.
Come la maggior parte dei sociologi delle migrazioni, sembra sottovalutare una base culturale evoluzionistica, biologica e antropologica.
In secondo luogo, è troppo mosso da una (pur sana) vis polemica: segnala che gli rimproverano di essere parte del polo favorevole alle migrazioni, mentre ritiene (giustamente) di essere solo uno studioso accurato, fra l’altro molto attento alle differenze e ai contrasti di classe. Fatto sta che da decenni, proletari e sottoproletari sono in maggioranza nel polo contrario.
Ne è frustrato, deve confrontarsi con interlocutori potenti istituzionalmente e culturalmente presuntuosi, e da trent’anni vede prevalere atteggiamenti sbagliati sulla cosa che più studia, ama, conosce e divulga, vorrebbe che la sua analisi possa essere accolta come sopra “ogni” parte, visto che critica insieme destra e sinistra (in modo comunque competente e motivato), razzisti e umanitaristi (talvolta con rigida equidistanza).
Il libro
Hein de Haas
Migrazioni. La verità oltre le ideologie. Dati alla mano
traduzione di Michele Martino
Einaudi, 2024
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