Libri incatenati nella Biblioteca Malatestiana di Cesena
Libri incatenati nella Biblioteca Malatestiana di Cesena

Le biblioteche con i libri incatenati

Nelle biblioteche medievali spesso c’era una stanza con alcuni libri incatenati. Viene subito da pensare che si trattasse di libri vietati, pieni di chissà quali segreti oppure considerati eretici. In realtà le cose stavano in un altro modo. In un’epoca in cui il libro era un oggetto raro e prezioso e mantenere intatta la collezione era una delle preoccupazioni principali, incatenare i libri era un modo pratico per evitarne il furto.

Al giorno d’oggi la maggior parte delle biblioteche antiche ha tolto le catene ai libri. Nel corso degli ultimi secoli i libri sono stati “liberati” dalle catene e conservati in sale il cui accesso è più o meno libro. Mano a mano che l’oggetto libro diventava di uso comune, è diminuita la possibilità di furto. Anche se, a ben pensarci, forse qualche clamoroso furto degli ultimi anni sarebbe stato evitabile con una bella catena!

Tre biblioteche con libri incatenati

Tuttavia è possibile trovare ancora qualche biblioteca che mantiene i libri incatenati. L’idea alla base di questa scelta è più per motivazioni storiche e per lasciare tracce di un’epoca che era fortemente impegnata nella conservazione della cultura.

Una di queste è la biblioteca di Wimborne Minister, in Inghilterra. Si trova ina una chiesa del XII secolo ed è una delle biblioteche pubbliche più antiche del paese. La sala è aperta al pubblico ed è gestita da volontari.

Altro esempio è la bellissima Biblioteca Malatestiana di Cesena. Nella sala di lettura, ogni scrittorio ha libri incatenati sistemati in degli scaffali. Tra l’altro, la sala è stata costruita in modo da captare fino all’ultimo raggio di luce del giorno.

La biblioteca della chiesa di santa Valpurga a Zutphen, nei Paesi Bassi, è rimasta pressoché uguale dal secolo XVI e anche qui i libri sono incatenati ai leggii. L’idea era quella di rendere accessibili i libri a tutti, ma senza peccare di faciloneria!

Senza dubbio si tratta di memorie storiche di un tempo in cui i libri erano opere d’arte e il loro contenuto era insostituibile. Allo stesso tempo, mostra la volontà di condivisione della cultura, anche se con le dovute precauzioni.

Via | Atlas Obscura
Foto | Massimiliano Calamelli

Roberto Russo

Roberto Russo

Roberto Russo è nato a Roma e vive a Perugia. Dottore in letteratura cristiana antica greca e latina, è appassionato del profeta Elia. Segue due motti: «Nulla che sia umano mi è estraneo» (Terenzio) e «Ogni volta che sono stato tra gli uomini sono tornato meno uomo» (Tommaso da Kempis). In questa tensione si dilania la sua vita. Tra le altre cose, collabora con alcune testate online, è editore della Graphe.it, e tanto tempo fa ha pubblicato un racconto con Mondadori.

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