Da alcuni viene chiamata la sindrome di Bartleby, ispirata ovviamente all’omonimo racconto di Melville. Lo spagnolo Vila-Matas ne ha fatto addirittura un libro che, partendo dal misterioso scrivano di Wall Street, insegue e indaga nell’animo di quegli scrittori, di quei poeti che, nel corso del tempo, nel galoppo furioso dei secoli, hanno opposto il gran rifiuto. Hanno detto no: ora alla scrittura. Ora alla pubblicazione.
Diverse possono essere le ragioni dietro a queste lunghe fughe, a questi precipitosi ripiegamenti. Per alcuni si tratta forse di un improvviso senso d’inadeguatezza, per altri dell’incapacità a trovare le giuste parole o magari – perché no? – la presa di coscienza (viva e inesorabile) di non avere più nulla da aggiungere. Una letteratura fantasma che, in un modo o nell’altro, si sente e assedia il lettore di rimpianti e inestinguibili nostalgie.
7 autrici e autori che hanno sofferto (forse) della sindrome di Bartleby
Scopriamo alcuni scrittori che potrebbero essere stati affetti da questa particolare sindrome di Bartleby.
Arthur Rimbaud (1854-1891)
A diciannove anni l’enfant prodige delle Ardenne si lasciò alle spalle la poesia, la Francia e si trasferì armi e bagagli in Africa a fare il mercante. Ne tornò solo moribondo. La sua avventura africana oggi ci appare a tratti come un poema mai scritto. Tragico e liberatorio.
J.D. Salinger (1919-2010)
L’enorme successo del Giovane Holden produsse in Salinger una frattura. Un desiderio di isolamento che lo portò a non pubblicare più nulla a partire dal 1965 in avanti. Anni in cui difese strenuamente ogni tentativo di indagare nella sua vita, combattendo nelle aule dei tribunali contro giornalisti e biografi un po’ troppo ficcanaso.
Enrique Banchs (1888-1968)
Il grande poeta argentino pubblicò tutta la sua opera in soli quattro brevissimi anni. L’urna, la sua ultima opera poetica, vide la luce nel 1911. Poi fu silenzio per cinquant’anni pieni.
Margaret Mitchell (1900-1949)
L’autrice di Via col vento non aveva nessun particolare desiderio di fare la scrittrice, nonostante alcuni tentativi fatti nell’adolescenza. La storia di Rossella O’Hara prese infatti piede durante una lunga convalescenza, quando il marito le consigliò di tenersi occupata scrivendo. L’inaspettato successo del romanzo, premiato nel 1937 con il Pulitzer, non fu però ben accolto dalla Mitchell, sempre più insofferente alla propria fama. Dopo la sua morte, tutti gli scritti della scrittrice vennero distrutti per esplicita volontà della donna.
Nella Larsen (1891-1964)
Esponente di punta della cosiddetta Harlem Renaissance, Nella Larsen scrisse due romanzi e alcuni racconti di pregio, poi preferì fare l’infermiera, uscendo definitivamente dal circuito letterario newyorkese.
Truman Capote (1924-1984)
Uno degli indiscussi principi delle lettere americane e, per anni, irresistibile intrattenitore della scena letteraria di mezzo mondo, Truman Capote a lungo affabulò editori e pubblico con storie e dettagli sul suo nuovo grande romanzo: Preghiere esaudite.
Il libro in verità uscì incompleto, postumo e destinato a suscitare aspre critiche. Le brillantissime chiacchiere di Capote avevano mirato solo a nascondere una profonda crisi creativa. L’improvviso silenzio di un grande talento.
Harper Lee (1926-2016)
Dopo essersi aggiudicata il Pulitzer nel 1961 con il celebre e celebrato Il buio dietro la siepe, Harper Lee non pubblicò più nulla. Il suo lungo silenzio venne interrotto solo nel 2015 con l’apparizione di Va’, metti una sentinella. In verità, prima stesura del suo famoso e indimenticabile libro.
Foto | rosshelen/shutterstock.com
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