In origine si chiamava genericamente sonetto qualsiasi componimento messo in musica.Il nome sonetto non vorrebbe dire altro che “canto piccolo”.
Una breve storia del sonetto
Nella sua forma propria il sonetto nacque, secondo alcuni trattatisti, dalla fusione di due strambotti siciliani, uno di otto e l’altro di sei versi, dai quali deriverebbero le due quartine e le due terzine a rime alternate; secondo altri si sarebbe invece sviluppato dalla stanza della canzone, della quale conserverebbe appunto anche la ripartizione in due parti di due membri ciascuna.
Perfezionato dai rimatori toscani e in modo particolare da quelli del Dolce stil novo, da Dante e dal Petrarca, il sonetto fu la forma prediletta della lirica d’arte italiana, allargandosi già nel Duecento dalla primitiva materia d’argomento amoroso a quella d’argomento morale, civile, politico, satirico e burlesco.
In Francia il primo a usarlo fu Marot (che ne diede anche una forma variata, costituita da due quartine, un distico, una quartina, secondo lo schema: ABBA, ABBA, CC, DE, DE) e che lo trasmise ai poeti della Pléiade.
Nella lirica inglese esso assunse lo schema reso celebre da William Shakespeare, di tre quartine più un distico finale (sonetto elisabettiano o shakespeariano). Il sonetto fu anche adottato dai poeti tedeschi (Goethe, Rilke) che in esso video il simbolo stesso del classicismo, come forma atta a contenere l’ispirazione poetica in limiti di calcolata misura.
La struttura del sonetto
Il sonetto è diviso in due periodi, il primo dei quali è costituito da due quartine a rima alternata o incatenata (schema ABAB, ABAB) o a rima incrociata e baciata all’interno (schema ABBA, ABBA), il secondo di due terzine e due rime alternate (schema CDC, DCD) oppure di tre rime replicate o successive (schema CDE, CDE) o invertite (schema CDE, EDC).
Mentre le due quartine hanno conservato i due schemi quasi inalterati, per le terzine sono state adottate anche altre disposizioni di rime (si contano fino a venti soluzioni), sempre però con la fondamentale distinzione dei due tipi: l’uno e due e l’altro a tre rime.
Varianti particolari del sonetto
Soprattutto come forma metrica della tradizione comico-scolastica, il sonetto presenta varianti particolari, che elenchiamo brevemente.
Sonettessa
Particolare tipo di sonetto caudato nel quale la coda ternaria, composta da un settenario e da due endecasillabi, continua per una serie indeterminata. In queste serie il settenario di ciascuna coda rima con la coppia di endecasillabi della coda precedente. La sonettessa è stata la forma preferita da Francesco Berni (1497-1595), da Anton Francesco Grazzini detto il Lasca (1503-1584) e da altri poeti giocosi del XVI secolo e venne ripresa anche dal Carducci (1835-1907).
Caudato o ritornello
Sonetto al quale è stato aggiunto un ritornello o coda. Le più antiche forme di ritornello sono l’endecasillabo, in rima con l’ultimo verso del sonetto, o una o più coppie di endecasillabi a rima baciata e indipendenti dalle rime del sonetto.
La coda può essere
- semplice – AA;
- doppia – AA, BB;
- tripla – AA, BB, CC.
Ci sono stati anche ritornelli di quattro o cinque endecasillabi, come in Guittone d’Arezzo (1230-1294). Al Trecento risale l’uso del ritornello ternario, composto o di tre endecasillabi, il primo dei quali in rima con l’ultimo verso del sonetto e gli altri due tra loro, o di un settenario in rima con l’ultimo verso del sonetto e due endecasillabi in rima tra di loro (si veda anche la sonettessa).
Continuo
Sonetto in cui le due rime delle quartine continuano nelle terzine (per esempio: ABBA, ABBA, ABA, BAB); si chiama sonetto continuo anche quello intessuto tutto su una sola rima, o con una sola rima per le quartine e una per le terzine.
Doppio o rinterzato
Inseriti settenari dopo i versi dispari delle quartine e il primo e il secondo verso delle terzine, secondo lo schema AaBAaB, AaBAaB, CcDdC, DdCcD.
Metrico
Composto di sette versi latini e sette italiani, ma nel quale i versi latini sono tratti da antichi poeti.
Minore
Si chiama così quel sonetto i cui versi, tutti della stessa lunghezza, sono inferiori all’endecasillabo; solitamente viene indicato anche con il nome del verso: per esempio, sonetto settenario.
Misto
Composizione di versi settenari ed endecasillabi, simmetricamente disposti con schema aBbA, aBbA, CdC, DcD.
Retrogrado
Può essere letto anche dall’ultimo al primo verso e ciascun verso anche da destra a sinistra, purché le parole iniziali del verso rimino tra loro secondo la stessa disposizione delle parole finali e purché ciascun verso, quanto al senso, contenga una sentenza compiuta, indipendente dagli altri versi.
Un sonetto di Giacomo da Lentini, l’inventore del genere
Quale esempio si riporta un sonetto del poeta ritenuto inventore del componimento, Giacomo da Lentini (1210-1260 circa):
Io m’agio posto in core a Dio servire,
com’io potesse gire in paradiso,
al santo loco ch’agio audito dire,
u’ si manten sollazzo, gioco e riso.Sanza mia donna non vi vorria gire,
quella c’ha blonda testa e claro viso,
ché sanza lei non poteria gaudere,
estando da la mia donna diviso.Ma non lo dico a tale intendimento,
perch’io peccato ci volesse fare;
se non veder lo suo bel portamentoe lo bel viso e ’l morbido sguardare:
ché lo mi teria in gran consolamento,
vegendo la mia donna in gliora stare.
Via | Dizionario della letteratura italiana, a cura di Ettore Bonora
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