Il Canto 33 del Paradiso della Divina Commedia di Dante Alighieri è ambientato nell’Empireo, sede dei beati. È l’ultimo canto del Paradiso e quindi di tutta la Divina Commedia, quello che termina con una preghiera alla Vergine e successiva visione di Dio, Trinità e Incarnazione.
Il canto 33 del Paradiso
Il canto inizia con una preghiera in tono solenne di San Bernardo alla Vergine Maria, divisa in due parti: il canto di lode e l’orazione. La parte iniziale di questa preghiera è piena di ossimori e antitesi.
Dante Alighieri scelse appositamente San Bernardo di Chiaravalle per questo ruolo da mediatore. Egli, infatti, fu uno dei più importanti esponenti del pensiero mistico del XII secolo e fautore del culto di Maria Vergine.
Dopo la preghiera, inizia la parte relativa alla visione di Dio. Dante dichiara di non aver parole per descriverla (cosa abbastanza irritante a dire il vero) o anche solo per ricordarla. Quindi comincia una serie di riflessioni psicologiche e teoriche dove si parla del tema della limitatezza della mente umana, dell’ineffabilità e della carenza di mezzi linguistici per dare voce a questa visione.
Per far capire al lettore il tema dell’impossibilità della memoria di descrivere la visione di Dio, Dante ricorre a tre immagini: la similitudine con il sogno, rimane impressa l’emozione, ma non l’evento che l’ha provocato; un’impronta sulla neve che si scioglie al sole; le previsioni della Sibilla che venivano scritta su foglie e che potevano essere disperse dal soffio del vento (richiamo all’Eneide).
Da qui parte poi l’invocazione a Dio, che però non è una descrizione concreta, piuttosto psicologica. Inizia poi la seconda visione, quella della Trinità: sono tre cerchi di grandezza uguale e colori diversi. Il primo è il Padre, il secondo è il Figlio che riflette il primo e il terzo è lo Spirito Santo che emana dai due precedenti. Dante scrive poi un’altra esclamazione dove parla del Dio unico e trino.
Poi nel cerchio del Figlio vede l’immagine di una forma umana, si tratta dell’Incarnazione. Dante cerca con difficoltà di capirla, ma viene illuminato dalla Grazia di Dio e finalmente riesce a comprendere tutto, solo che non può esprimerlo a parole. Il poema si chiude così, con Dante che afferma che il suo desiderio di conoscenza è stato finalmente soddisfatto grazie all’armonia universale di Dio.
Le stelle
In questo modo l’uomo entra a far parte del moto circolare divino e chiude la cantica con la stessa parola che chiude anche l’Inferno e il Purgatorio:
- E quindi uscimmo a riveder le stelle (Inferno)
- Puro e disposto a salire alle stelle (Purgatorio)
- L’Amor che move il sole e l’altre stelle (Paradiso)
Foto | John Flaxman [Public domain], via Wikimedia Commons
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