Lo Sturm und Drang, letteralmente “tempesta e impeto”, è un movimento letterario che si diffuse brevemente nella seconda metà del XVIII sec. (1765-1785 ca.) in Germania.
Sulla sua collocazione rispetto ai movimenti culturali che animarono gli anni immediatamente precedenti e successivi molto è stato scritto: lo Sturm und Drang viene infatti generalmente descritto come l’ultima fase del preromanticismo, un ponte cioè verso gli ideali più propriamente romantici, e come tale in totale contrasto con la tradizione illuminista e neoclassica.
Su questa opposizione è però necessario soffermarsi un momento. Se in effetti la rottura con il Neoclassicismo è inevitabile, meno scontata è quella con l’Aufklärung, con la quale non è impossibile trovare alcuni elementi di continuità: proviamo a vedere quali.
Caratteristiche dello Sturm und Drang
Alla base della riflessione degli Stürmer si pone il binomio Natur! Genie!, come ben descritto da Ladislao Mittner nella sua Storia della letteratura tedesca. Per capire la portata di questo motto occorre però precisare cosa esattamente si intenda con Natura e, soprattutto, con Genio.
La natura viene assunta come forza vivificatrice – quasi in corrispondenza con la natura naturans di Giordano Bruno e Spinoza – che risponde a logiche affatto scontate e difficilmente svelate. È la portavoce di una realtà imperscrutabile, conclusa in sé eppure aperta all’infinito panteista, che può essere colta solo dal Genio.
Il genio d’altro canto non è più colui che, imparando, riesce a governare le leggi della fisica, a sfruttarle per il «costante progresso verso il meglio», bensì chi, caoticamente, imprevedibilmente, riesce a percepire la natura, ad intuirla senza pretese intellettualistiche. La percezione geniale non si avvale però dell’irrazionalismo tipicamente romantico, non considera cioè la ragione come totalmente inadeguata a conoscere il mondo e le sue leggi, ma si configura come antirazionale.
La ragione non è quindi valutata in maniera completamente negativa, solo se ne riconosce la complementarietà con la natura (fatta di istinto, passioni, sentimenti…) e si auspica un equilibrio tra queste due componenti. In questo senso è dunque possibile mitigare la frattura con l’orizzonte illuminista, che si avvale pienamente della facoltà razionali pur riconoscendone, secondo il modello kantiano, i limiti nell’indagine del sovrasensibile.
Il superamento della regola
Ciò che è certo, è che il concetto di regola, norma – caro al sistema kantiano – è superato, è osteggiato e schiacciato. Sulla scorta di questo rifiuto, gli Stürmer mirano al capovolgimento dell’immobilismo sociale, civile, imposto dall’aristocrazia tedesca, e proprio questo spirito rivoluzionario li rende invisi a gran parte della popolazione.
Il nome con cui vengono designati nasce infatti da un commento di Christoph Kaufmann, che ribattezzò la Wirrwarr di Klinger in, appunto, Sturm und Drang, non senza lasciar intendere un giudizio negativo. Il desiderio di rivalsa non si tradusse però mai in una seria attività politica, né sfociò in un movimento organizzato e socialmente valido, ma rimase sempre e solo sulla carta.
Chi è l’uomo dello Sturm und Drang
Questa mancata realizzazione non può tuttavia sorprendere: una delle prerogative della letteratura preromantica tedesca è infatti la tendenza all’interiorizzazione, alla visione dell’uomo come singolo agente. Anche se interessato, coinvolto, il protagonista di questa corrente letteraria è un uomo solo in lotta contro l’ordine precostituito. Si tratta di uno sforzo titanico, calibrato sulla lotta di Prometeo contro Zeus.
L’uomo dello Sturm und Drang viene infatti spesso dipinto come un Übermensch (superuomo) che sovverte l’ordine costituito pur essendo consapevole della propria sconfitta.
Vengono in mente, a questo proposito, le parole di un grande poeta greco, Kostantinos Kavafis, che in Termopili scrive
e ancora maggiore onore è loro dovuto
se prevedono (e molti lo prevedono)
che alla fine apparirà un Efialtee i Medi infine passeranno.
Una previsione e una consapevolezza che non frenano il Genieapostel, ma anzi lo spingono a ridipingere la natura in termini nuovi, sorprendenti e partecipati, svelando al mondo la corrispondenza tra il Genio, interno, psicologico, e la Natura, esterna e cosmica, che si configurano finalmente come due facce della medesima medaglia.
È proprio quest’intima simmetria che Goethe vuole riassumere nel suo Faust quando fa esclamare al protagonista «sentimento è tutto!», proiettando nel mondo le logiche dell’istinto e delle sensazioni, tipiche della psiche.
Goethe e gli altri esponenti dello Sturm und Drang
Un ottimo esempio di quanto finora detto è sicuramente il romanzo epistolare di Goethe, I dolori del giovane Werther, che venne alla luce nel 1774. L’opera racconta dell’innamoramento del Werther per la giovane Lotte, già promessa ad Albert, cui infine andrà in sposa facendo maturare nel protagonista la decisione di suicidarsi.
Il romanzo è diviso in due parti: una prima sezione in cui a fronte dell’innamoramento, della gioia per la compagnia di Charlotte, si staglia una natura estiva, accogliente, e una seconda parte in cui invece la scoperta delle nozze, l’impossibilità di realizzarsi si configurano in un paesaggio tetro, burrascoso, definito dallo stesso protagonista «spaventoso e meraviglioso».
Una simile definizione sembrerebbe quasi ossimorica, se non si tenesse presente un altro concetto cardine dello Sturm und Drang: il sublime.
Il sublime
Il “sublime” è un concetto che attraversa la riflessione filosofica dal I sec. d.C. (trattatello De sublime dello Pseudo-Longino) fino alle opere di Schopenhauer, ricevendo particolare attenzione nella terza critica di Kant, la Critica del giudizio.
La posizione kantiana prevedeva una duplice natura del sublime, la prima dinamica e la seconda matematica. Delle due, fa prima fu quella che maggiormente influenzò gli Stürmer: si trattava di cogliere, nella natura, una forza immane, distruttrice e generatrice al contempo, la cui osservazione poneva in atto i limiti della ragione umana e spostava il campo d’azione umano nell’agire morale.
Pur senza abbracciare la filosofia etica di Kant, i preromantici tedeschi accolsero il sentimento del Sublime traducendolo in letteratura come il brivido di letizia che l’uomo, solo, prova di fronte alle più vivide dimostrazioni di forza della natura, ai più tempestosi paesaggi. Paesaggi che, naturalmente, si riflettono nell’animo umano e ne sono al contempo esteriorizzazione, sempre per quell’indissolubile legame tra Genio e Natura.
Gli altri esponenti del movimento
Oltre al Goethe del Giovane Werther, da cui peraltro Foscolo trarrà ampiamente spunto per la stesura delle Ultime lettere di Jacopo Ortis, tra i principali esponenti dello Sturm und Drang vanno ricordati Johann Gottfried Herder, che nel 1773 pubblicò una raccolta di saggi intitolata Intorno al carattere e all’arte dei tedeschi, composta sulla base di numerosi colloqui con il giovane Goethe e riconosciuta all’unanimità come il manifesto dello Sturm, Friedrich Schiller, di cui ricordiamo il dramma I masnadieri, che ebbe un successo enorme, Jakob Lenz, il cui tragico destino fornì la materia per il Lenz di Büchner e le cui opere furono riprese da Brecht, e ancora Gottfried Bürger, Heinrich con Gerstenberg, Johann Hamann, Johann Heinse, Friedrich Müller, Johann Leisewitz e il già citato Friedrich Klinger.
Testo a cura di Anna Clara Basilicò
Foto | Caspar David Friedrich [Public domain], attraverso Wikimedia Commons
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