Scriveva Corrado Alvaro, giornalista, scrittore e fondatore, nel 1945, del Sindacato nazionale degli scrittori:
La storia considerata come una vicenda di buono e di cattivo tempo, di uragani e di sereni, ecco che cos’è la storia per un italiano. Per questo scetticismo della storia non si sono prodotti tanti tragici fenomeni in Italia, dove nulla è mai scontato interamente, dove tutti possono avere la loro parte di ragione, o dove tutti hanno torto, dove si ritrovano viventi i residui di tutte le catastrofi e di tutte le esperienze e di tutte le epoche. Ci sono ancora i guelfi, i neoguelfi, i separatisti, i federalisti, i sanfedisti, i baroni, i feudatari, ecc.
Chi è stato Corrado Alvaro
Nato il 15 aprile del 1895 in Calabria, ebbe l’opportunità di frequentare un collegio gesuita a Frascati (Roma), da cui venne prontamente cacciato perché scoperto a leggere L’inno a Satana di Carducci. Aveva, sembra, dieci anni appena.
Partecipò alla guerra del ’15-’18 e al suo ritorno cominciò a collaborare con testate come Resto del Carlino, Corriere della sera, Il Mondo. Fu uno dei firmatari del Manifesto degli intellettuali antifascisti, fondato da Croce in riposta al Manifesto degli intellettuali fascisti di Gentile.
Gli scritti di Corrado Alvaro
Collaborò con vari quotidiani e riviste e nel 1943 divenne direttore del Popolo di Roma, prima di fuggire sotto falso nome a causa dell’occupazione tedesca. Divenne direttore del Giornale Radio Rai e nel 1951 vinse lo Strega con Quasi una vita.
Oltre che giornalista e scrittore fu anche sceneggiatore per la televisione e per il cinema e autore per il teatro. Tra le sue opere più famose, Vent’anni, Gente in Aspromonte, La signora nell’isola, L’età breve.
In tutta la sua produzione letteraria, si leggono l’Italia smarrita del primo dopo guerra e la necessità di non chiudersi all’Europa, per poter realizzare confronto e crescita intellettuale degli artisti nostrani. I protagonisti dei suoi racconti e romanzi brevi (di ispirazione verista, ma caratterizzati da monologhi interiori) vivono la parabola dello spaesamento, dei cambiamenti, delle relazioni complesse con l’altro.
Gente in Aspromonte
Da dove partire per conoscerlo meglio? In teoria da Gente in Aspromonte, che richiama le origini dello scrittore. Tuttavia, data la recente rinascita del romanzo distopico, si potrebbe partire da L’uomo è forte, del 1938. Un romanzo fantastico, apocalittico che anticipa le narrazioni orwelliane e che potrebbe affascinare anche i lettori più giovani.
L’uomo è forte
L’uomo è forte racconta la storia di Dale, un ingegnere che torna nel proprio paese distrutto dalla guerra civile. Lì si innamora di Barbara, ma essendo entrambi considerati avversi al regime attuale, subiscono una persecuzione che porterà lei a denunciare lui e lui sottoposto a una serie di interrogatori. Non vi racconto il finale. Vi invito però, dopo averlo letto, a riprendere in mano 1984.
Testo a cura di Mariantonietta Barbara
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