William Shakespeare

William Shakespeare, il più noto e importante drammaturgo della letteratura inglese

Non si sa esattamente quando sia nato William Shakespeare. Si presume che la sua data di nascita sia il 23 aprile 1564 nella cittadina di Stratford-upon-Avon, che si trova a circa cento miglia a Nord Ovest di Londra. Nella chiesa locale venne battezzato tre giorni dopo.

La famiglia e le origini di William Shakespeara

La famiglia in cui William nacque non era di nobili origini. Potrebbe essere definita come appartenente a quella “classe media” che si era già formata in Inghilterra e che avrebbe rivestito un ruolo fondamentale nella società britannica dei secoli seguenti. Sappiamo che il padre era un artigiano produttore di guanti, nonché membro del consiglio cittadino.

Non si sa molto della vita di William a Stratford. Frequentò la scuola locale e a diciotto anni sposò una donna di nome Anne Hathaway, di sei anni più grande.

Non siamo in possesso di fonti che indichino con certezza cosa abbia fatto negli anni successivi al suo matrimonio. E non sappiamo nemmeno quando abbia iniziato a dedicarsi alla scrittura. Tuttavia sappiamo che, a un certo punto, decise di trasferirsi a Londra. Le ragioni non sono appurate. Su di esse pullulano le solite illazioni e dicerie. Una è semi-leggendaria: parla di una fuga per evitare una condanna per bracconaggio ai danni del signorotto locale, tale Thomas Lucy.

Sappiamo con certezza invece che Londra era il fulcro della vivace vita intellettuale dell’Inghilterra, sulla quale regnava di Elisabetta I, straordinaria figura di sovrano illuminato e patrona delle arti e della cultura. Non a caso il periodo in cui visse e operò il “bardo di Avon” è noto anche con il nome di Rinascimento Inglese. E il prodotto culturale più importante dell’Inghilterra Elisabettiana è stato, guarda caso, proprio il teatro.

Il teatro nella Londra di William Shakespeare

Tra la fine del XVI e gli inizi del XVII secolo gli inglesi di ogni estrazione sociale avevano voglia di divertirsi. I teatri erano un’attrazione molto popolare. Con esse c’erano altre forme di intrattenimento altrettanto apprezzate ma decisamente più cruente come i combattimenti di galli o quelli dei cani contro i tori.

I teatri, che da poco erano diventati dei veri e propri edifici, sorgevano quasi tutti al di fuori delle mura cittadine, sulla sponda meridionale del Tamigi. Lì non avrebbero arrecato disturbo alla quiete e al decoro della città. Alcuni acuti speculatori avevano capito che i teatri avrebbero potuto rappresentare un’ottima fonte di reddito e si gettarono a capofitto in questo nuovo business.

I primi successi teatrali del bardo di Avon

In qualunque modo il futuro genio del teatro abbia mosso i suoi primi passi in questo movimentato ambiente, sappiamo che nel 1592 le opere di Shakespeare erano già rappresentate. Già allora il giovane William aveva attirato la non benevola attenzione e molto probabilmente suscitato l’invidia del “collega” Robert Greene. Questi, infatti, gli dedica alcuni versi poco gentili, definendolo un “factotum del palcoscenico”.

Le compagnie teatrali all’epoca, prendevano il nome dal patron. William Shakespeare lavora quasi esclusivamente per una compagnia chiamata Lord Chamberlain’s men il cui patrono era, appunto, il Ciambellano di corte. La compagnia era però diretta e gestita da James Burbage, attore-impresario che ebbe l’idea di dividere le quote di proprietà, e poi dai suoi figli, Richard e Cuthbert. Sappiamo che William era proprietario di una delle quote del teatro in cui si mettevano in scena le sue opere più importanti. Parliamo del leggendario Globe theatre.

Le opere venivano rappresentate nei teatri erano, nella maggior parte dei casi, storie già note al grande pubblico. Venivano adattate per il palcoscenico e trasposte o riscritte in blank verse. Il nostro Bardo dell’Avon non fa eccezione e sceglie, come base per le sue commedie e tragedie, alcune storie già circolanti.

Tra le sue fonti più importanti possiamo citare le novelle dell’ormai dimenticato autore italiano Matteo Bandello, tradotte in inglese da William Paynter e dalle quali Shakespeare ha probabilmente tratto ispirazione per Romeo e Giulietta, Molto rumore per nulla e La dodicesima notte. Le storie raccontate nelle Vite di Plutarco sono all’origine di molte delle tragedie storiche mentre le Cronache di Holinshed hanno fornito il materiale per le tragedie ambientate nelle isole britanniche o nei regni del Nord Europa (Macbeth, Amleto e Re Lear).

La genialità di William Shakespeare

Qualunque sia stata la fonte dalla quale abbia tratto ispirazione, il drammaturgo di Stratford ha dato alle sue opere, più di quanto altri siano stati in grado di fare, il dono dell’immortalità. Ha creato personaggi diventati dei veri e propri archetipi universali, tanto da entrare nell’immaginario collettivo di tutti noi. Basti pensare, per esempio, al geloso Otello, all’incerto e tragico Amleto o a Romeo e Giulietta.

William Shakespeare è stato un innovatore anche in campo linguistico-lessicale. Le sue opere, infatti, hanno un altro merito. Aver aver utilizzato per la prima volta espressioni e vocaboli poi adottati dalla lingua inglese e non solo, come ad esempio fair play.

Possiamo sicuramente affermare che Shakespeare sia uno degli autori più importanti di tutta la cultura occidentale, ma preferirei astenermi dallo specificare ulteriormente la sua posizione nella classifica sino a quando non mi sarò fatto un’idea più chiara dei confini spazio-temporali del concetto di “cultura occidentale”.

Contrariamente a quanto accade a molti letterati, il genio di Shakespeare gli procurò fama e notorietà mentre era ancora in vita e l’enorme successo di pubblico delle sue opere gli consentì di ritirarsi, comprarsi una grande casa nella cittadina natia di Stratford e trascorrere in agiata tranquillità gli ultimi anni della sua vita.

Sappiamo che alcune delle opere di Shakespeare vennero pubblicate prima della sua morte, ma nei primi anni del XVII secolo le edizioni a stampa delle opere teatrali non erano di qualità particolarmente elevata e, se tutta l’umanità ha potuto beneficiare del genio del drammaturgo di Stratford, occorre ringraziare due sue collaboratori, John Heminge and Henry Condell che nel 1623 curarono la prima edizione completa delle sue opere.

Foto | Billy Rose Theatre Division, The New York Public Library. “William Shakespeare: Portraits” New York Public Library Digital Collections.

Claudio Gurgone

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