Nazim Hikmet

Nazim Hikmet, il rivoluzionario romantico

Nazim Hikmet, nacque a Salonicco, che allora faceva parte dell’Impero Ottomano, nel 1902. Morì a Mosca, città che lo aveva accolto come esule, nel 1963.

Un poeta vissuto in un secolo di grandi cambiamenti, nel quale molte persone combatterono e molte di loro morirono per difendere i propri ideali. Lui non è stato da meno. Ha prestato servizio prima nella marina dell’Impero Ottomano per poi unirsi al movimento di liberazione della Turchia, collaborando con il suo leader Mustapha Kemal Atatürk. Abbandonerà presto i nazionalisti turchi, denunciando anche il genocidio degli armeni; viaggerà in Unione Sovietica, dove conoscerà Majakovskij e Meyerhold e rafforzerà le sue simpatie per le idee socialiste.

Chi è stato Nazim Hikmet

Guardando un po’ la sua vita si intuisce quanto il termine “romantico”, inteso nel senso originario e proprio del termine, sia appropriato per questo poeta, discendente da una famiglia cosmopolita, di ceto elevato e popolata di intellettuali. Ebbe una vita avventurosa; combatté per la libertà del suo popolo; amò tantissimo la sua patria e difese tenacemente le sue idee, tanto da venire più volte imprigionato.

Nonostante le persecuzioni subite dalle autorità governative, il suo popolo lo ha adorato. E generazioni di turchi lo hanno letto.

Furono proprio le sue idee, considerate sovversive, a condurlo in carcere nel 1938 e gli anni di prigionia che dovette scontare furono dodici. Venne scarcerato solo nel 1950, grazie alle pressioni di una commissione internazionale della quale facevano parte molti nomi importanti della scena culturale internazionale, tra i quali, Pablo Picasso, Pablo Neruda e Jean-Paul Sartre. Fu candidato al Premio Nobel per la Pace e fu onorato del World Peace Council Prize nel 1951.

Poco tempo dopo la sua scarcerazione, lascerà per sempre la Turchia per trasferirsi definitivamente in Unione Sovietica. Anche la sua fuga fu oltremodo avventurosa. Si salvò grazie a una nave bulgara in seguito al naufragio della piccola imbarcazione con la quale aveva tentato di attraversare il Bosforo in una notte in cui il mare era in tempesta.

Nel 1952 ottenne la cittadinanza polacca (il nonno materno era originario di quella nazione). Trascorse tutto il resto della sua vita in esilio. La sua salute era irrimediabilmente minata da problemi cardiaci causati da uno sciopero della fame durato ben diciotto giorni, condotto durante la sua prigionia.

Viaggiò molto per l’Europa.Fu proprio il suo cuore malato a farlo morire, il 3 giugno del 1963, prima che compisse il sessantaduesimo anno di età.

Le poesie di Nazim Hikmet

I suoi versi, però, hanno iniziato da subito a varcare le frontiere turche e sono stati tradotti in più di cinquanta lingue. La curatrice per la versione in italiano è stata nientemeno che Joyce Lussu. Leiconobbe Hikmet a Stoccolma, ne lesse l’opera nella versione francese e si propose di tradurla in italiano con la supervisione del poeta stesso. Secondo quanto ci è stato tramandato, sembra che Hikmet tenesse particolarmente al fatto che, nelle traduzioni, venisse privilegiata la trasmissione del senso dei suoi versi rispetto alla forma metrica.

Rivoluzionario Nazim Hikmet lo è stato anche in quanto poeta. Ha introdotto per primo il verso libero e il tono informale nella poesia turca, dominata sino ad allora da rigidi schemi metrici e formali. Oltre a essere uno dei principali poeti del XX secolo per quanto riguarda la sua nazione di provenienza, è stato importante per il panorama culturale europeo.

Ci ha lasciato delle splendide poesie, e la poesia non si legge come la prosa. È vero che un romanzo può cambiarci la vita e che si può diventare fanatici di un certo autore o di una determinata trilogia o saga, ma il rapporto con la poesia è diverso. Leggere poesia richiede un tipo di concentrazione differente da quella che usiamo per la narrativa; se delle poesie ci piacciono particolarmente, le leggiamo e rileggiamo più volte, magari sino a impararle a memoria e i libri di poesie restano sul nostro comodino, nella borsa o nello zaino per più tempo di un romanzo.

Il pubblico fedele della poesia

Sicuramente le opere dei poeti non hanno i picchi di vendita dei best seller che vediamo incolonnati nelle isole espositive delle librerie, ma hanno un pubblico fedele e il numero dei loro estimatori è spesso costante nel tempo.

Hikmet ha goduto di un buon successo tra il pubblico italiano; soprattutto a partire dagli anni immediatamente successivi alla sua morte, quando Mondadori pubblicò una raccolta alla quale era stato apposto l’originalissimo titolo di Poesie d’amore anche perché, probabilmente le idee del poeta si confacevano all’esprit du temps di quel periodo. Da allora, sono state molte le persone che hanno letto e continuano a leggere i suoi versi.

Prima di tutto l’uomo

Di cosa parlano, però, le poesie di Hikmet? Ovviamente ha scritto versi d’amore – provate voi a trovare anche un solo poeta che non abbia detto la sua sulla più potente delle passioni. È inevitabile che un poeta componga ispirato da questo sentimento. E lui, oltre a una sensibilità straordinaria, aveva parecchio da dire sull’argomento, poiché la sua travagliata vita sentimentale lo ha portato a sposarsi per ben quattro volte.

Di amore però, non esiste solo quello tra due persone. Hikmet era un rivoluzionario e come tutti i veri rivoluzionari era ottimista e nutriva grandi speranze per il futuro dell’umanità. Per farla breve, era innamorato della vita, dell’umanità intera e di tutto quanto di buono vi fosse in essa e quindi tutte le sue poesie, in fondo, sono poesie d’amore.

Nelle poesie Alla vita e Prima di tutto l’uomo esplicita questi suoi punti di vista in modo magistrale, con la chiarezza e la semplicità con le quali solo i grandi sono capaci di spiegare a tutti noi i concetti fondamentali che stanno alla base dell’esperienza umana. Questo suo atteggiamento positivo – da lui mantenuto sino alla fine, nonostante i soprusi subiti, la prigionia e la cattiva salute – pervade persino le poesie che hanno come tema centrale la morte, le cui atmosfere sono tutt’altro che cupe, come egregiamente esemplificato dalla strofa conclusiva della poesia Il mio funerale:

La finestra della nostra cucina mi seguirà con lo sguardo
il nostro balcone mi accompagnerà col bucato steso.
Sono stato felice in questo cortile, pienamente felice.
Vicini miei del cortile, vi auguro lunga vita, a tutti.

Leggere oggi le sue poesie

Può avere senso leggere Nazim Hikmet oggi? Come avrete capito la mia opinione è assolutamente di parte. In questo periodo in cui si mescolano il pessimismo e, diciamolo pure, una tendenza dominante all’egoismo e all’individualismo che trae le sue origini dal rampantismo degli anni ’80 ed è culminata nel recente revival del liberismo selvaggio, che ha portato un po’ tutti a dare la precedenza a ciò che ci conviene piuttosto che a ciò che riteniamo giusto, (ri)leggere le sue parole di fiducia, amore e speranza potrebbe avere l’effetto di una boccata d’aria fresca.

il mio secolo splenderà di sole, amor mio
come i tuoi occhi…

Foto | WikiCommons

Claudio Gurgone

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