Nomi prepotentemente e inspiegabilmente in ombra. Scrittori che, nonostante un talento luminoso, una penna acuta e versata nello scrivere nel raccontare, vengono sistematicamente ignorati o tutt’al più liquidati con poche rugginose parole d’encomio. Parole che spesso e volentieri, a dire il vero, ci appaiono solo come un frettolosissimo commiato. Un destino questo che tocca da vicino (impossibile negarlo) molte scrittrici di casa nostra. Una freddezza miope e di parte che vede tra le sue vittime anche la nostra Paola Masino (1908- 1989).
Pochi oggi leggono i suoi capolavori: Monte Ignoso, Periferia o Nascita e morte della massaia (duramente osteggiato dal Fascismo). Romanzi e racconti dove il realismo magico tocca, o così almeno ci sembra, i suoi momenti migliori. Le sue vette più alte.
Chi era Paola Masino
Nata in una famiglia follemente innamorata della cultura, con una madre aristocratica che portava con morbidissima disinvoltura l’impegnativo cognome Sforza, Paola Masino, ancora giovanissima, si innamorò per la vita di Massimo Bontempelli, scrittore di chiara fama, sposato e più grande di lei di ben trent’anni. A nulla valsero la ragionata opposizione della famiglia, la puntuale disapprovazione dei soliti benpensanti e l’innegabile clima di ostilità che sembrava avvolgere ogni giorno di più la nuova, innamoratissima coppia.
Per sfuggire a tutto questo la Masino si trasferì allora a Parigi, dove lavorò presso L’Europe Nouvelle come segretaria di redazione. Un soggiorno che le permise di conoscere e frequentare scrittori del calibro di André Gide, Paul Valéry e Max Jacobs o pittori come il nostro Giorgio de Chirico. La Ville Lumière vibrava e fremeva quasi fino all’insuperbimento sotto l’impulso di tanta forza creativa, di tanta abbondanza di talenti.
Ci fu poi (inevitabilmente) il rientro in Italia, il pericolo di venire arrestati dopo la sentenza di condanna della Repubblica di Salò, il perpetuo nascondersi in rifugi di fortuna in una Roma allo sbando e infine la rinascita dopo la fine della guerra.
Un sodalizio artistico e d’amore, il loro, che superò anche la barriera della morte. Scomparso Bontempelli nel 1960, Paola Masino si dedicò con tutta se stessa alla pubblicazione delle opere del compagno; compagno con cui aveva condiviso tutta la sua vita fin da quella favolosa, incantata notte della primavera del 1927 in cui l’aveva incontrato – miracolosamente – per la prima volta.
Album di vestiti
Postumo nel 2015 è uscito, per l’editore Elliot, Album di vestiti, un libro a cui la Masino ha lavorato lungamente tra il 1958-1963. Una sorta di autobiografia raccontata (splendidamente) attraverso gli abiti indossati. Tailleur, abiti da sera, guanti e cappelli diventano, in questo Album di vestiti (e di ricordi), cangianti testimoni di un’intera esistenza. Un incontro ora con Luigi Pirandello, a cui era legata da tenerissima amicizia, ora con il grande e indissolubile amore della sua vita: Massimo Bontempelli.
Estrosa eppure elegantissima, Paola Masino emerge da queste pagine come una donna controcorrente, caparbia, radicata in un amore più forte del tempo. Della dissoluzione. Da Parigi a Roma, da Venezia a Sanremo, il passato della scrittrice ritesse il filo mosso e colorato del ricordo con un guardaroba trattenuto gelosamente tra le pieghe del cuore non per vanità femminile, bensì per un insuperato amore della vita.
Foto | WikiCommons
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