Scrisse racconti indimenticabili. Viaggiò a lungo e avventurosamente fino alle Isole Samoa, con il solo scopo di poter visitare la tomba di Robert Stevenson da lui grandemente ammirato. Bastano pochi accenni biografici o la citazione di questa o quella amicizia letteraria (vi offriamo al volo nomi di primo piano come Oscar Wilde o Marcel Proust), per introdurre a colpo sicuro la genialità tutta mossa e inquieta di Marcel Schwob (1867-1905), una delle figure chiave della letteratura francese di fine Ottocento.
Marcel Schwob, un maestro del racconto
Da lui, scrittore sulfureamente simbolista, discendono come bracci di un fiume inarrestabile il surrealismo, l’evocazione onirica, il falso e il verosimile. Soggetti ripetutamente chiamati a disporsi su una tela voluta dall’ ingegno di un pittore a dir poco imprevedibile. Colori magnificamente cangianti, ma pronti ogni volta a fare da sfondo a una realtà (o se preferite a una esistenza) che Schwob porta superbamente in scena.
Evoca grazie a un istante cruciale, un gesto rivelatore o una epifania destinata a scolpirsi non nella durezza gelida del marmo bensì nella morbida fluidità dell’acqua scorrente. In quelle scaglie d’oro che una rapsodia, tagliente più del vento, si appresta a disperdere per sempre ai quattro angoli dell’universo, ma prima di quel temuto oblio, di quel silenzio eterno che lo attende, riesce, almeno per un istante, almeno fuggevolmente, ad accecare lo sguardo dell’osservatore. Del passante distratto. Di quell’unico, prezioso testimone noto ormai da secoli con il nome di lettore.
Vite immaginarie: un viaggio nell’anima umana
Come dunque non soccombere ai tanti personaggi di Vite immaginarie? Non trasecolare, in un modo o nell’altro, di fronte al poeta Lucrezio, a Katherine, la bella merlettaia di Parigi (il cui destino ci appare già segnato) o al pittore Paolo Uccello così preso dalla propria arte da non vedere nient’altro? Neppure la lenta consunzione della giovane Selvaggia che gli vive accanto?
La risposta la troverete solo leggendo questi indimenticabili ritratti di Vite immaginarie, dove realtà e fantasia, finzione e verità, personaggi ora piccoli, ora grandi come giganti, si intrecciano tanto fittamente da lasciare un segno indelebile tra le pieghe più segrete e riposte della nostra anima.
L’eredità di Marcel Schwob
Altre opere di Marcel Schwob tradotte in italiano:
- I mimi, traduzione di S. Baroni, Duepunti, Palermo, 2006; Argo, Lecce, 2019.
- Il libro di Monelle, traduzione di Rashida Agosti, Serra e Riva, Milano, 1979, poi SE, Milano, 1997/2013.
- Il re dalla maschera d’oro e altri racconti, traduzione di Maria Teresa Giaveri, Moizzi, Bergamo 1981; poi SugarCo, Milano, 1983.
- La crociata dei bambini, traduzione di Giovanni Mariotti, Franco Maria Ricci, Milano 1972; poi SE, Milano 1988, 2004.
- Viaggio a Samoa, traduzione di Paolina Preo Messina, SugarCo, Milano 1986; a cura di Daniela Marin, Ibis 2004.
Foto | Paul Boyer, Public domain, da Wikimedia Commons
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