Neuromante

Leggere Neuromante oggi

Sembra ieri che è uscito Neuromante, il primo e a tutt’oggi più importante romanzo di William Gibson. E invece il libro è stato pubblicato nel lontano 1984. Allora Gibson, scrittore canadese naturalizzato americano, aveva già all’attivo diversi racconti di fantascienza, in alcuni dei quali aveva impostato le coordinate narrative e stilistiche che ritroveremo poi sviluppate in Neuromante.

William Gibson e il cyberpunk

Per i nostri lettori più giovani ricordo, tra l’altro, che Gibson è considerato, assieme all’amico scrittore e futurologo Bruce Sterling, uno dei creatori del movimento cyberpunk e del concetto di cyberspazio.

Cyberspazio: un’allucinazione vissuta consensualmente ogni giorno da miliardi di operatori legali, in ogni nazione, da bambini a cui vengono insegnati i concetti matematici… Una rappresentazione grafica di dati ricavati dai banchi di ogni computer del sistema umano. Impensabile complessità. Linee di luce allineate nel non-spazio della mente, ammassi e costellazioni di dati. […]

Negli ultimi anni l’autore sembrava essersi allontanato dalla fantascienza, anche se il romanzo Inverso pubblicato in Italia nel 2017 da Mondadori sembra invece segnare un ritorno al genere letterario al quale rimane comunque indissolubilmente legato nella considerazione della maggior parte dei lettori.

Neuromante, un libro invecchiato bene

«Il cielo sopra il porto aveva il colore della televisione sintonizzata su un canale morto»

Neuromante
William Gibson, Neuromante

Il romanzo, universalmente riconosciuto come paradigmatico del cyberpunk, pur avendo sul groppone diversi decenni, è invecchiato piuttosto bene.

Le caratteristiche principali del libro mantengono infatti intatte tutta la loro forza. Al di là della trama, a tratti fin troppo complessa e oggettivamente non facile da seguire, è il linguaggio a colpire il lettore. Iper dettagliato, mescola come mai prima era stato tentato — o almeno non con tanta efficacia — termini d’ambito informatico, sociologico e scientifico a forme di slang metropolitano e arditi neologismi.

La storia raccontata nel libro

Non meno efficace, seppur più tradizionale, è la struttura da romanzo noir, che svolge però solo la funzione di armatura per la storia.

Una storia che vede protagonisti l’hacker Case, eroe disperato in corsa contro il tempo, e Molly, una mercenaria tecno-potenziata. I due si trovano a interagire e lottare con varie incarnazioni di una I.A. (Intelligenza Artificiale), in una frenetica successione di eventi, cambi d’ambientazione e continui colpi di scena.

Confesso di aver apprezzato più oggi la lettura di Neuromante di quanto non avessi sperimentato molti anni fa, quando lessi il libro per la prima volta, forse a causa anche di una traduzione non del tutto riuscita.

Tuttora resto sconvolto dalla capacità profetica di Gibson di immaginare e descrivere scenari che solo molti anni dopo abbiamo identificato con i concetti di Web e realtà virtuale.

Neuromante come espressione dello Zeitgeist

Curiosamente, le numerose disamine dell’opera di Gibson succedutesi nel tempo paiono non aver prestato troppa attenzione al contesto storico in cui nasce Neuromante, privilegiando un approccio mirato a sviscerarne i meri contenuti narrativi. Del resto questi ultimi sono già fin troppo impegnativi da carpire, quindi la mia è un’osservazione del tutto benevola.

Ad ogni modo, credo sia possibile ravvisare diversi echi del periodo nel quale è stato scritto il romanzo. Un esempio, la descrizione del ruolo delle multinazionali, dipinte come vere e proprie arbitre del destino della società moderna. La loro rilevanza, dall’avvento nel secondo dopoguerra tende a crescere a dismisura nel corso degli anni ’70 e ’80 dello scorso secolo, e Gibson ne coglie appieno la portata. La rappresentazione di questi Moloch economici sovranazionali è compiuta dallo scrittore all’insegna dell’estremizzazione. Il potere mondiale, quello “vero”, è saldamente in mano a questi organismi. Non che oggi la situazione reale sia poi così diversa da quella immaginata da W.G., intendiamoci…

L’intelligenza artificiale

In questo scenario s’inserisce la presenza, minacciosa e inquietante, delle I.A. Un concetto che all’epoca della scrittura del romanzo era in effetti ancora abbastanza pionieristico, e che oggi è divenuto di stringente attualità. Si pensi all’acceso dibattito sul ruolo più o meno competitivo, se non alternativo, delle I.A. nel mondo del lavoro, nel campo economico e in quello medico.

Non solo. Anche la descrizione dei giganteschi agglomerati urbani — nel romanzo lo Sprawl — è figlia di una tendenza che prende sempre più piede dopo la Seconda Guerra Mondiale. La disumanizzazione a essi legata ne è diretta conseguenza.

Le megalopoli, preconizzate verso la fine degli anni ’60 nel nostro Paese da Roberto Vacca, sono oggi una realtà che si articola in pesanti squilibri sociali, nel crimine diffuso e nella lotta per la sopravvivenza. Concetti che ritroviamo in forma romanzata e hard boiled in Neuromante.

In tutto il romanzo aleggia un clima di profondo pessimismo e cupezza, direi perfino di larvato nichilismo. L’individuo sembra schiacciato dagli interessi delle grandi società, il crimine informatico dilaga, nessuno può dirsi davvero onesto. E Case, il protagonista di Negromante, altri non è che un disperato, un disadattato sopravvissuto a se stesso.

Gibson riesce così a descrivere, anticipandolo e mostrandocelo nei suoi aspetti più angoscianti, un futuro per molti versi non troppo lontano dai giorni nostri. In fondo è ciò che a volte riesce alla migliore fantascienza. Indagare le contraddizioni del nostro vivere attuale attraverso la descrizione di un domani che è solo a pochi clic (o swipe, fate voi) di distanza da noi.

Citazioni fumettistiche in Neuromante

Rileggendo il libro, credo di aver colto, tra le tante disseminate a piene mani da Gibson, una sfiziosa citazione. Uno dei personaggi del romanzo, Peter Riviera, sorta di perverso illusionista in grado di dar vita a immagini olografiche di sensazionale realismo, mi ha ricordato il non meno odioso personaggio di Mastermind, mutante dotato di analoghi poteri creato da Jack Kirby e Stan Lee nel 1964 per la serie degli X-Men.

Non c’è da stupirsi più di tanto. Gibson, autore simbolo di modernità, riesce a far proprie suggestioni provenienti da diversi orizzonti culturali, dal cinema alla musica, senza dimenticare, come in questo caso, il fumetto, per sublimarle e utilizzarle attraverso gli strumenti affilati della narrativa di contaminazione.

Un invito per concludere

Concludo invitando gli amici lettori a leggere — o rileggere, a seconda dell’età — Neuromante, per toccare con mano la perdurante freschezza dell’opera e verificare a posteriori la grande capacità d’influenza esercitata nel corso degli ultimi decenni sulla letteratura, sul cinema, perfino sul linguaggio comune.

Oltretutto l’opera di Gibson appartiene a quella scomoda categoria di libri più spesso citati che letti. Un po’ come accade a certi classici dei quali per pigrizia intellettuale si rimanda a oltranza la lettura.

Combattiamo allora tale vizio e abbandoniamoci al piacere di scoprire o riscoprire un testo tra i più significativi della narrativa contemporanea, scavalcando per una volta gli sterili steccati di genere.

Il libro

William Gibson
Neuromante
traduzione di Giampaolo Cossato e Sandro Sandrelli
Mondadori, 2003

Luigi Milani

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