Nel magico fiume dell’anima, per la collana Sogni, Edizioni Dialoghi, è l’originale romanzo dell’autrice Cinzia Milite. I lettori sanno bene che per saper romanzare bisogna lasciare andare la fantasia a briglia sciolta per poi riacciuffarla e plasmarla con abilità, e di certo non resteranno delusi dallo stile di questa narrazione.
Nel magico fiume dell’anima: il segreto del clochard
Un rapporto difficile tra le due gemelle Romi – spinosa e complicata – e Alena – gentile e altruista. Un legame lontano da quei sodalizi che si stringono in queste unioni particolari fatte di affascinanti alleanze, codici, un linguaggio intimo che tutti esclude. Ma le due ragazze paiono appartenere a due mondi differenti, e, di conseguenza, anche un lutto viene vissuto in maniera differente, quando la loro madre muore.
Ma c’è dell’altro, nel quotidiano delle gemelle: per esempio un clochard che arriva inaspettato all’interno della storia proprio al momento del funerale. Si chiama Josef, conosce bene le due ragazze e custodisce un segreto…
E se fosse un giallo?
Gli elementi sono perfetti per dar vita a una storia che si presenta dopo poche pagine enigmatica, misteriosa. In fondo lo è anche per Romi, la quale decide di rimandare un progetto su se stessa che – discutibile o meno – è stato a lungo valutato, ponderato. Ma il momento di concretizzarlo può essere rimandato, adesso per Romi è tempo di capire chi è Josef e – soprattutto – chi è quella madre che non c’è più e che forse le figlie non conoscevano a fondo.
In men che non si dica Nel magico fiume dell’anima diviene giallo: strani accadimenti, indizi disseminati qua e là sui quali soffermarsi, un’indagine privata condotta da Romi divenuta suo malgrado un investigatore all’insaputa di Alena.
Attrarsi e respingersi
Incuriosisce il potere respingente di Romi nei confronti della sua gemella Alena… Forse perché è anomalo, come già detto, o forse perché ella stessa non ne comprende le ragioni e si sente in colpa.
Più lei si avvicina e più io mi allontano. Sono lacerata da un conflitto interiore: da un lato quel desiderio naturale di vicinanza, complicità con Alena e dall’altro l’esatto opposto, perché? Cos’è che mi fa reagire così? Non me lo spiego.
L’elemento sorpresa presente Nel magico fiume dell’anima
Lentamente, altri elementi si insinuano e fanno sì che per il lettore le sorprese non finiscano, ribaltando la situazione nonché la convinzione errata di aver individuato il genere di questo strano libro.
Miti e leggende hanno un grande ruolo nella storia che pian piano si dipana, ma non intendiamo rivelarvi null’altro perché facendolo potremmo limitare ciò che caratterizza la scrittura di Cinzia Milite, ovvero l’elemento sorpresa e l’invito a quella sospensione dell’incredulità che rende un romanzo avvincente.
Mi sono sempre domandata: siamo sicuri di esistere? Chi ci dice che tutto quello che vediamo attorno a noi non sia un’illusione? I nostri sensi, si sa, si possono ingannare. E se invece la nostra esistenza fosse solamente un sogno?
Domanda che prima o poi, tutti ci poniamo. Ed è proprio il non ottenere risposta che rende la normalità ricca di fascino e ci fa trasportare e avvolgere dal magico fiume dell’anima, nella speranza di non restarne travolti.
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