La poesia è sempre stata la via maestra per esprime l’amore: i poeti, infatti, hanno una marcia in più per parlare al cuore e parlare del cuore. Le poesie d’amore sono tante, di diverso tipo e significato.
9 splendide poesie d’amore
Tra le tante poesie che cantano questo nobile sentimento ne abbiamo scelte alcune che secondo noi sono molto emozionanti.
Oh non giurare e dami sol dei baci
Heinrich Heine (1797-1856) mette bene in evidenza i sentimenti di chi ama: non interessano le parole, ma i baci! Ecco cosa scrive il poeta (traduzione di Amelia Vago).
Oh non giurare e dammi sol dei baci:
non credo al giuro di una donna: taci!
Dolce è la tua parola, ma più assai
il bacio che dal labbro ti strappai!
Nel bacio io credo, il bacio che m’hai dato;
la parola è soltanto un vano fiato.Oh giura, mia diletta, quanto vuoi:
io credo in tutto ai giuramenti tuoi!
E se la testa affonda nel tuo seno,
credo allora che son felice appieno;
credo allora, diletta mia, che tu
m’ami in eterno, e forse anche di più.
Una notte, di Kavafis
I ricordi dei baci intensi restano vivi nella nostra memoria, anche se quei baci vennero dati alla persona amata in posti che, a vederli in seguito, erano tutt’altro che belli! Ne scrive Constantinos Kavafis (1863-1933) nella poesia Una notte (traduzione di Nelo Risi e Margherita Dalmàti).
La stanza era povera e volgare
nascosta sopra una taverna infima.
Dalla finestra di vedeva il vicolo
stretto e sporco. Da sotto
venivano le voci di operai
che giocavano a carte, si divertivano anche.E là, su un lettuccio da poco prezzo
ebbi il corpo dell’amore, ebbi le labbra
voluttuose e rosee dell’ebbrezza –
rosee di una tale ebbrezza, che anche ora
che scrivo, dopo tanti anni!
m’inebrio nella mia casa deserta.
12 settembre 1966, di Giuseppe Ungaretti
L’amore è fatto di dettagli, di particolari che forse ad altri sembrano insignificanti ma per chi ama sono (quasi) tutto, come il vestito rosso di cui scrive Giuseppe Ungaretti (1888-1970) nella poesia che ha per titolo 12 settembre 1966.
Sei comparsa al portone
in un vestito rosso
per dirmi che sei fuoco
che consuma e riaccende.Una spina mi ha punto
delle tue rose rosse
perché succhiassi al dito,
come già tuo, il mio sangue.Percorremmo la strada
che lacera il rigoglio
della selvaggia altura,
ma già da molto tempo
sapevo che soffrendo con temeraria fede,
l’età per vincere non conta.Era di lunedì,
per stringerci le maniE parlare felici
non si trovò rifugio
che in un giardino triste
della città convulsa.
Nessuno può conoscermi: a proposito delle poesie d’amore di Paul Eluard
Intenso Paul Eluard (1895-1952) che in Nessuno può conoscermi (traduzione di Franco Fortini) si sofferma sul fatto che le persone che si amano si conoscono intimamente, come nessun altro.
Nessuno può conoscermi
meglio di come tu mi conosciGli occhi tuoi dove dormiamo
tutti e due
alle mie luci d’uomo han dato la sorte
migliore che alle notti della terraGli occhi tuoi dove io viaggio
han dato ai gesti delle strade un senso
separato dal mondoNegli occhi tuoi coloro che ci svelano
la nostra solitudine infinita
non sono più quel che credevan d’essereNessuno può conoscerti
come io ti conosco
Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
Tra le poesie d’amore una classica è quella di Eugenio Montale (1896-1981), che è emozione pura a ogni verso:
Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.
La tua pelle ha il candore di bucaneve
Ma che succede quando si aspetta una risposta dalla persona amata e questa non arriva? Tutte le metafore dell’amore diventano un nulla nella trepida attesa, come scrive Jaroslav Seifert (1901-1986) nel componimento La tua pelle ha il candore dei bucaneve (traduzione di Jitka Kresállová).
La tua pelle ha il candore dei bucaneve,
ma la bocca ha il profumo di rosa.
Son le monotone parole dell’amore,
a che cosa mi servono adessoche aspetto la tua risposta
e confuso mi affanno in questa attesa?
La tua pelle ha il candore dei bucaneve,
ma la bocca ha il profumo di rosa.Solo, non deludermi alla fine,
e la paura che ti chiude gli occhi
sparisca presto, ti prego,
come la neve di un anno fa.
La tua pelle ha il candore dei bucaneve,
ma la bocca ha il profumo di rosa.
Le poesie d’amore di Pablo Neruda: Prima d’amarti, amore
Chi si ama ogni tanto si sofferma a pensare a come era prima di innamorarsi: già, come si era? Affidiamoci alle parole di Pablo Neruda (1904-1973) e alla sua poesia Prima d’amarti, amore (traduzione di Salvatore Quasimodo).
Prima d’amarti, amore, nulla era mio:
vacillai per le strade e per le cose:
nulla contava né aveva nome:
il mondo era dell’aria che attendeva.Io conobbi saloni di cenere,
galleria abitate dalla luna,
hangars crudeli che c’accomiatavano,
domande che insistevano sull’arena.Tutto era vuoto, morto e muto,
caduto, abbandonato, decaduto,
tutto era inalienabilmente estraneo,tutto era degli altri e di nessuno,
finché la tua bellezza e povertà
riempirono l’autunno di regali
E viene un tempo, di Bertolucci
È bello l’amore che dura nel tempo: si matura insieme, si cresce, ma la passione e l’amore restano sempre intense, come racconta Attilio Bertolucci (1911-2000) in E viene un tempo:
E viene un tempo che la tua persona
si fa maturando più dolce, si screzia
il tuo volto di bruna come i fiori
che ami, i garofani e i gerani
dell’umida primavera di qui.
Gli anni sono passati, sull’intonaco
inverdito di muffa luce e ombra
si baciano, a quest’ora che volge,
con tale disperata tenerezza
il tempo prolungando dell’addio.
Lirica antica, di Alda Merini
Concludiamo questa rassegna di poesie d’amore con la Lirica antica di Alda Merini (1931-2009).
Caro, dammi parole di fiducia
per te, mio uomo, l’unico che amassi
in lunghi anni di stupido terrore,
fa che le mani m’escano dal buio
incantesimo amaro che non frutta…
Sono gioielli, vedi, le mie mani,
sono un linguaggio per l’amore vivo
ma una fosca catena le ha ben chiuse
ben legate ad un ceppo. Amore mio
ho sognato di te come si sogna
della rosa e del vento,
sei purissimo, vivo, un equilibrio
astrale, ma io sono nella notte
e non posso ospitarti. Io vorrei
che tu gustassi i pascoli che in dono
ho sortiti da Dio, ma la paura
mi trattiene nemica; oso parole,
solamente parole e se tu ascolti
fiducioso il mio canto, veramente
so che ti esalterai delle mie pene.
Foto | Pixabay
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