Gabriel García Márquez

12 curiosità su Gabriel García Márquez che forse non conoscevi

Gabriel García Márquez è stato uno dei personaggi più importanti della letteratura mondiale. I suoi libri, ne siamo certi, continueranno a essere letti anche nel corso dei prossimi anni e secoli. Come ogni personaggio di rilievo, ci sono molti aneddoti che lo riguardano. Eccone alcuni che, secondo varie fonti, sono i più affidabili.

Alcune curiosità su Gabriel García Márquez

  1. Per molto tempo si sono fatte speculazioni sul significato nascosto della “e” al rovescio che troviamo nella prima edizione originale di Cent’anni di solitudine. La verità, come sempre, è molto più semplice di tutte le ipotesi. Fu un errore del tipografo che sbagliò a inserire il carattere nella macchina (parliamo dei caratteri mobili, naturalmente).
  2. Gabo scrisse una delle suo opere più note – Nessuno scrive al colonnello – spinto dalla fame e dalla necessità economica nella soffitta di un hotel a Parigi, dove i gestori dell’albergo gli avevano permesso di stare visto che non poteva pagarsi una stanza. (Anni dopo la stessa soffitta ebbe ad accogliere Mario Vargas Llosa, pure lei senza soldi, che lì scrisse La città e i cani).
  3. È stato uno degli scrittori a cui sono stati attribuiti più testi di quanti ne abbia veramente scritti: in rete ne circolano un centinaio, tra cui una lettera di addio che lui non ha mai scritto (e, aggiungiamo noi, chissà se in quest’elenco che stiamo scrivendo non ci siano delle bufale!).
  4. Dopo Albert Camus è stato il più giovane a ricevere il Premio Nobel per la letteratura: aveva cinquantacinque anni quando lo vinse (Camus ne aveva quarantaquattro). García Márquez andò a ritirare il Nobel indossando il liquiliqui, abito tradizionale caraibico.
  5. Aveva sempre fiori gialli in casa e sul suo tavolo da lavoro, perché li considerava di buon augurio. Al contrario, credeva che le lumache dietro la porta, i pavoni, i fiori di plastica e i frac portassero sfortuna (motivo per cui, come detto, non indossò il frac alla cerimonia del Nobel).
  6. È grazie a Le metamorfosi di Kafka che è diventato scrittore. Diceva: “Non sapevo che fosse possibile farlo, però è così: scrivere mi interessa”.
  7. Cronaca di una morte annunciata racconta fatti reali avvenuti nel 1951 e cioè l’assassinio di un amico di García Márquez. Su espressa richiesta della famiglia del defunto, lo scrittore, che allora era giornalista, non pubblicò niente se non dopo ventisette anni, quando diede vita al romanzo.
  8. Dopo aver intervistato Shakira nel 1999, Gabriel García Márquez divenne un suo fan e scrisse che la sua musica “ha un marchio personale”. Quando venne girato il film tratto da L’amore ai tempi del colera, Gabo persuase Shakira a cantare i temi principali del film stesso.
  9. Nonostante fosse un cinefilo incallito, García Márquez è sempre stato riluttante a concedere i diritti per la riduzione cinematografica dei suoi libri. Inoltre ha sempre vietato che si traesse un film dal suo romanzo più noto, Cent’anni di solitudine.
  10. Conobbe sua moglie Mercedes quando lei aveva 9 anni e le propose di sposarlo quando ne compì 14, ma dovette attendere che lei ne avesse 26 per poter contrarre l’agognato matrimonio.
  11. Nel 1976 Gabo litigò con Mario Vargas Llosa, tanto che giunsero alle mani e Gabo ne uscì con un occhio nero. Secondo alcuni testimoni, García Márquez si avvicinò a Vargas Llosa e questi gli sferrò un pugno. La motivazione? “Per quello che hai fatto a Patricia” (moglie di Mario Vargas Llosa). Alcuni ritengono che Gabo potrebbe aver suggerito a Patricia di separarsi dal marito per una sua supposta infedeltà; altri sostengono che Patricia, per vendicarsi del marito, gli avesse fatto intendere di aver avuto una relazione con García Márquez. In ogni caso, le cause esatte della lite non sono mai state chiarite ufficialmente.
  12. Si dice, infine, che un attentato a Fidel Castro sia stato annullato all’ultimo momento dagli organizzatori, dal momento che nella stessa macchina del Líder máximo viaggiava Gabriel García Márquez.

Via | Letras Voladoras
Foto | thierry ehrmann

Roberto Russo

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