Il nome di Francesco De Sanctis (1817-1883) evoca subito una pietra miliare della storia della nostra critica letteraria come la celebre e celebrata Storia della letteratura italiana.
Un volume che non solo è un’acutissima e approfondita analisi della nostra letteratura, ma anche un affresco inappuntabile e irresistibile della società mossa e variata che nel corso dei secoli, tra invasioni disastrose e rinascite miracolose, produsse scrittori e poeti sublimi come Dante Alighieri, Francesco Petrarca o Vittorio Alfieri.
Proprio la grande, divorante passione per la letteratura e la lingua italiana condusse il giovane de Sanctis ad abbandonare definitivamente gli studi di legge e gettarsi anima e corpo nello studio dei poeti del Trecento e Cinquecento. Galeotto fu certamente l’incontro con il purista Basilio Puoti di cui seguì i corsi gratuiti.
Francesco De Sanctis: la vita tra politica e letteratura
Tuttavia la vita dello studioso fu movimentatissima (non ce lo dobbiamo infatti immaginare chino sempre e solo sui libri). Arrestato per le sue idee liberali, costretto a trovare asilo prima a Torino, poi a Zurigo, dove insegnò per diverso tempo, Francesco De Sanctis poté rientrare nella natia Campania solo dopo la caduta del regime borbonico.
Diversi furono allora i suoi incarichi politici. Fu infatti deputato e ministro della Pubblica Istruzione sia nel governo Cavour che Ricasoli.
La sua eredità
Un impegno politico certamente intenso, ma intervallato dalla stesura di saggi seminali (citiamo lo studio sia sul Petrarca che Zola) e importanti incarichi di insegnante e professore, non ultimo la cattedra di Letteratura comparata presso l’Università di Napoli.
Proprio nella città partenopea Francesco De Sanctis si spense nel dicembre de 1883, dopo una grave malattia che, negli ultimi anni di vita, l’aveva desolatamente privato della vista.
Come è nostra consuetudine ci congediamo con una citazione. Questa di Francesco De Sanctis (tratta da Saggi critici) merita, più di tante altre, “ricordo e ascolto”.
Chiamo poeta colui che sente confusamente agitarsi dentro di sé tutto un mondo di forme e d’immagini: forme dapprima fluttuanti, senza determinazioni precise, raggi di luce non ancora riflessa, non ancora graduata ne’ brillanti colori dell’iride, suoni sparsi che non rendono ancora armonia.
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