Vi sono vite chiamate a consumarsi in poco più di un istante. Esistenze che, nel loro breve drammatico trascorrere, riescono a illuminare a giorno anche la notte più buia. Il cielo più tempestoso. Teresa Wilms Montt (1893-1921), nata in una ricca e aristocratica famiglia cilena (il padre discendeva dalla casa reale degli Hohenzollern), sembra essere proprio una di queste miracolose incarnazioni dove bellezza ed estro, passione e purezza si fondono in un’essenza così forte e rara da stordire violentemente il lettore.
Chi è stata Teresa Wilms Montt
Il suo passaggio tra i vivi fu rapidissimo; impetuoso come un vortice di pianto e di luce. Un uragano che, ancora oggi, ci viene incontro in tutta la sua dirompente forza.
A 17 anni, contro il volere della famiglia, sposò Gustavo Balmaceda Valdés. Il matrimonio non fu felice.
Accusata dal gelosissimo marito di tradimento, Teresa venne brutalmente allontanata dalle due amatissime figlie e chiusa in un convento di Santiago da dove riuscì a scappare piuttosto rocambolescamente alla volta di Buenos Aires.
Fu nella capitale Argentina che il suo talento di poetessa e scrittrice spiccò il volo. Tuttavia quella città rappresentò soltanto una breve tappa nella tumultuosa esistenza della Montt che si vide costretta a riparare in Europa. Prima a Madrid, poi a Parigi dove sperava di ricongiungersi finalmente con le sue due bimbe.
Ammirata da artisti del calibro di Gomez de la Serna e Julio Romero de Torres, ma guardata in tralice dalla società che continuava a vedere in lei una sovversiva, la giovane venne accusata dagli americani di essere una spia al soldo dei tedeschi e dagli inglesi di essere invece una bolscevica. Va da sé che la poetessa, aggredita su più fronti, vivesse momenti di grande scoramento.
La partenza delle figlie – che aveva potuto riabbracciare dopo tanti anni di lontananza – la gettò di nuovo nel più nero sconforto. Vinta dal pessimismo in quel gelidissimo dicembre del 1921, la Montt ingerì una dose massiccia di Veronal. La sua agonia durò fino alla vigilia di Natale.
Nel suo diario solo poche parole di commiato. Un addio limpido e tragico a quella vita che, nel bene e nel male, aveva stretto e accolto appassionatamente fin dall’infanzia:
Non ho nulla, non lascio nulla, non chiedo nulla. Nuda come sono nata me ne vado, ignorante di ciò che il mondo aveva. Ho sofferto ed è l’unico bagaglio che ammette la barca che porta all’oblio.
Diverse sono le sue opere in lingua spagnola, mentre in italiano è disponibile Inquietudini sentimentali, a cura di Salvatore Messina (Futura Libri, 2024)
Foto | SconosciutoUnknown author, Public domain, da Wikimedia Commons
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