Friedrich Wilhelm von Humboldt

Friedrich Wilhelm von Humboldt: una vita tra filosofia, linguistica e diplomazia

Guardando nostalgicamente indietro, ci accorgiamo come la società di un tempo desse spesso e volentieri vita a figure squisitamente mosse e poliedriche, in grado di spostarsi rapidamente, senza affanno, su diversi piani, di offrire al mondo una intelligenza composita, una genialità, potremmo definirla anche così, dalle mille sfumature e inclinazioni. E chi meglio del tedesco Friedrich Wilhelm von Humboldt (1767–1835) potrebbe mai incarnarne il prototipo?

Chi fu Friedrich Wilhelm von Humboldt

Filosofo, linguista e diplomatico, Von Humboldt, dopo gli studi scientifici e aver imparato accuratamente greco e latino, si avvicinò alla filosofia, facendo di Kant una figura guida che influenzò massicciamente le sue prese di posizione in campo linguistico ed estetico.

Una vita intellettualmente intensa, la sua, contrassegnata da amicizie importanti, inclusa quella con Goethe e Schiller. Non meno importanti furono i suoi viaggi nei Paesi Bassi e in Spagna; viaggi che gli permisero di mettere in pratica con un anticipo di un secolo e mezzo i principi della descrizione linguistica moderna.

Anche lo stato prussiano si servì ampiamente del suo non comune talento, prima come diplomatico, poi in qualità di ministro dell’Istruzione. Proprio grazie a questo prestigioso incarico mise in atto una profonda trasformazione del sistema scolastico del paese, fondando, tra le altre cose, l’università Humboldt di Berlino. Fu anche rappresentante della Prussia al Congresso di Vienna, prima di ritirarsi a vita privata per le idee sempre più reazionarie che stavano prendendo allora piede in Europa. Morì nel 1835 a causa del morbo di Parkinson.

Alcune citazioni di von Humboldt

Ricordiamo (doverosamente) tra i suoi più importanti lasciti l’ interpretazione delle lingue come veri e propri prismi riflettenti la realtà. Di seguito invece per “alleggerire” piacevolmente i toni alcune sue celebri citazioni che ne rivelano fulmineamente saggezza e arguzia.

  • La maggior parte delle persone diventa infelici semplicemente perché hapretese esagerate dal destino.
  • La morte non è un periodo di chiusura dell’esistenza, ma soltanto un intermezzo, un passaggio da una forma a un’altra dell’essere infinito.
  • Se fosse possibile fare un calcolo accurato dei mali che i regolamenti della polizia generano, e di quelli che prevengono, il numero dei primi sopravanzerebbe, in tutti i casi, quello degli ultimi.
  • Sono sempre e sempre più convinto che la nostra felicità o la nostra infelicità dipendano molto più dal modo in cui affrontiamo gli eventi della vita che dalla natura degli eventi stessi.

Foto | Lithographie von Friedrich Oldermann nach einem Gemälde von Franz Krüger (http://www.sammlungen.hu-berlin.de/dokumente/6012/), Public domain, via Wikimedia Commons

Giorgio Podestà

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