È stato il 265° Pontefice della Chiesa cattolica romana, l’ottavo a lasciare da vivente il ministero petrino – contando, almeno, i rifiuti storicamente accertati – il primo a mantenere comunque il trattamento di Sua Santità e ad aggiudicarsi il titolo di Papa emerito, da quell’11 febbraio 2013 in cui stupì il mondo con la decisione della sua rinuncia. Da allora sono passati dieci anni (ma sembra molto di più) che Benedetto XVI, al secolo Joseph Ratzinger, ha trascorso in volontaria autoreclusione nel monastero Mater Ecclesiae, all’interno delle confortanti braccia delle Mura vaticane, in silenzio, dimentico del mondo e dal mondo dimenticato e in questo modo è tornato alla Casa del Padre, proprio come avrebbe voluto, alla rispettabile età di novantacinque anni.
Il pontificato di Benedetto XVI
Il suo pontificato, durato meno di un decennio, iniziò con l’elezione del 19 aprile 2005 in cui succedette all’amatissimo Giovanni Paolo II del quale, secondo molti, avrebbe faticato a raccogliere la pesante eredità.
Si trattava, però, di una visione alquanto distorta. Se è vero che Ratzinger sarà ricordato come il Papa teologo e Wojtyla come il Papa comunicatore, fu proprio quest’ultimo a volerlo nella Curia di Roma fin dal 1981 in qualità di Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, cioè l’organo della Santa Sede che si occupa di vigilare sulla correttezza della dottrina cattolica vigente.
Ratzinger, tuttavia, sapeva che il suo compito non sarebbe stato facile, anche per questo scelse il nome di Benedetto. Come il suo predecessore, il XV, infatti, si trovava al timone della Chiesa in un’epoca di transizione; come il Santo patriarca del monachesimo occidentale, inoltre, desiderava rimettere al centro della cristianità un’Europa eccessivamente secolarizzata.
Tra modernismo e tradizionalismo
Considerato dall’opinione pubblica un ultraconservatore, un tradizionalista (ma bastano a etichettarlo come tale decisioni quali il ripristino della Messa in latino in caso di grandi solennità, la celebrazione secondo il Messale Romano con il sacerdote che dà le spalle all’assemblea, o il recupero di paramenti come la mozzetta bianca damascata o il camauro?), in gioventù, quando presentò la sua dissertazione su San Bonaventura per l’abilitazione all’insegnamento universitario in teologia, fu tacciato di “pericoloso modernismo” e rimandato all’anno seguente. Anche durante la sua brillante partecipazione al Concilio Vaticano II, inoltre, fu tra i più riformisti. O almeno così veniva visto da suoi colleghi.
Tutto questo, come pure l’impulso che nei suoi pochi anni da papa in carica dette al dialogo con le altre religioni (in particolare quello con i cristiani ortodossi e gli anglicani subì una rapida accelerazione), la guerra finalmente dichiarata alla pedofilia all’interno della chiesa cattolica, la feroce critica al relativismo sempre presente, come pure l’analisi del delicato rapporto tra fede e ragione, serve a inquadrare meglio tutta la produzione, per così dire letteraria, di Benedetto XVI.
Alcuni libri di Benedetto XVI
Le encicliche, si sa, sono lo strumento sommo che i pontefici usano per dare il proprio indirizzo su temi dottrinali ma anche morali o sociali: lettere pastorali che attraverso i vescovi sono destinate a tutti i fedeli.
Durante il suo papato, Benedetto XVI ne ha promulgate tre, più l’ultima, la Lumen Fidei, consegnata e ultimata dal successore Francesco, a conclusione di una sorta di trilogia sulle virtù teologali.
Caritas in veritate
Del 2009, infatti è la Caritas in veritate, titolo d’ispirazione paolina per un’enciclica sulla giustizia sociale, annientata dal peccato che si nasconde anche nel campo dell’economia. Da qui l’invito ai cattolici di riscoprire la dimensione etica delle relazioni commerciali che come ogni altra cosa hanno bisogno di essere guidate dall’amore per la giustizia, per la carità e in definitiva per l’uomo.
Spe Salvi
L’ideale trilogia, però, era stata inaugurata due anni prima (2007) con la Spe Salvi. Un’enciclica che si poneva l’obiettivo di spiegare cos’è la “speranza cristiana” e illustrarne il potere salvifico. Qui il papa, ripercorrendo la storia moderna, chiarisce che si tratta non di una speranza individualista, bensì comunitaria, come comunitaria è la dimensione della vita ecclesiale che discende direttamente dalla comunità che formarono Gesù e gli Apostoli. Ed è proprio attraverso Gesù che Dio dona la vera speranza all’uomo, che non è quella mendace della conquista tecnologica, perché la ragione non può mai e poi mai sovrastare la speranza, come al contrario sostiene buona parte della filosofia moderna.
Deus caritas est
Di tutt’altro genere la Deus caritas est del 2006. Questa l’argomentazione centrale: Dio, che è amore, ha creato a sua immagine l’uomo, che quindi anch’esso è amore, e che di questo amore può fare esperienza diretta, ma solo donando se stesso agli altri oppure nella dimensione contemplativa di Dio. Fu un impareggiabile regalo di Natale.
Gli altri scritti magisteriali di Ratzinger
Papa Ratzinger ha poi pubblicato anche diverse esortazioni apostoliche, che hanno sempre seguito e suggellato i vari sinodi vescovili ordinari o straordinari convocati negli anni. Al centro di questi documenti pontifici sono stati l’Eucaristia, la Parola, e due tematiche speciali come il “dono” dell’Africa al mondo e la situazione delle Chiese orientali.
I libri su Gesù
Ma il Santo Padre, in quegli otto anni, ha fatto anche lo “scrittore” vero e proprio, dando alle stampe tre libri sulla figura di Gesù. Come ha specificato lui stesso, non sono opera magisteriale, bensì il punto di vista sul Figlio di Dio del “credente” Joseph Ratzinger (che come tale li firma).
Il primo, Gesù di Nazaret, datato 2007, è un saggio sulla storicità di Cristo, dal suo battesimo alla Trasfigurazione. Si presenta Gesù proprio come nei Vangeli e non come nelle ricostruzioni a posteriori dei vari esegeti.
Questa l’ottica adottata anche per “il seguito” del 2011, Gesù di Nazaret. Dall’ingresso in Gerusalemme fino alla Resurrezione. Qui affronta la Passione di Cristo secondo le Scritture, mettendosi “in ascolto” della figura di Gesù in comunione con i suoi discepoli di tutti i tempi.
Nel 2012, infine, si completava l’opera con L’infanzia di Gesù, dedicato a questo periodo della sua vita e a molti episodi nascosti.
I libri-intervista di Benedetto XVI
Esulano da tutto questo, invece, Luce del mondo. Il Papa, la Chiesa e i segni dei tempi e Ultime conversazioni, libri-intervista concesse al giornalista Peter Seewald. Frutto delle conversazioni quotidiane di un’estate a Castelgandolfo e di alcuni incontri in Vaticano dopo la rinuncia, Benedetto XVI, pagina dopo pagina, si confessa. Riprende le vicende che lo hanno segnato nei suoi primi cinque anni di Pontificato, a partire dalla famosa lezione di Ratisbona che fece scatenare una sorta d’incidente diplomatico con la comunità islamica, fino alla questione del celibato dei sacerdoti e dell’ecumenismo e del dialogo interreligioso.
Eppure anche questa confessione a cuore aperto ha dato adito a un acceso dibattito su alcune dichiarazioni relative al divieto dell’uso del preservativo nell’ambito della morale cattolica che sono state in parte fraintese e che costituivano poco più che una goccia in un oceano.
L’ennesimo duro colpo, immaginiamo, per una personalità forte ma delicata insieme e di una sensibilità fuori dal comune, che ha accusato in un solo istante tutto il peso degli anni e del cammino fatto, incrementando di svariate lune quella stanchezza frutto di una lunga incomprensione che si è infine incarnata in quel sereno, lucido, 11 febbraio 2013.
Foto | Lene, CC BY-SA 3.0, attraverso Wikimedia Commons
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