classici da rileggere

5 classici imperdibili da rileggere e riscoprire

Diceva il grande Italo Calvino che i libri classici sono “quelli che hanno sempre qualcosa da dire”, a tutti, pur con il passare del tempo e l’avvicendarsi delle generazioni. Sono abbastanza d’accordo con quello che è uno dei miei scrittori preferiti. Tuttavia, per questa nostra breve disamina sui classici da rileggere prima o dopo nella vita, ho scelto tutti romanzi pubblicati nel corso del Novecento – a eccezione di uno – perché penso abbiano una marcia in più in quel loro saper passare dal particolare all’universale che ci coinvolge tutti.

Inoltre, se è vero che la vita è troppo breve per leggere tutto quello che si vorrebbe, è vero anche che alcuni libri, letti in periodi o fasi diverse dell’esistenza, sanno donarci stimoli sempre nuovi e colpirci con cartucce diverse a seconda del momento. Ma bisogna sapere quali scegliere e farne tesoro!

5 libri classici da rileggere nella vita

Se questo è un uomo, ovvero mai più

Uscì proprio con il risvolto di copertina scritto da Calvino, l’edizione 1958 di Se questo è un uomo. L’opera racconta l’esperienza autobiografica dell’autore Primo Levi in un campo di concentramento nazista. Lì fu internato nel 1944, periodo in cui – come si legge – le condizioni di vita dei prigionieri erano migliorate rispetto all’inizio.

Al centro dell’opera la fame, la rarefazione dei rapporti di amicizia e solidarietà, l’insensatezza delle regole e la necessità di concentrarsi sul presente per sopravvivere.

Non si tratta solo di un romanzo, ma della testimonianza di un evento storico tra i più tragici. Da qui l’esigenza di rileggere quest’opera e tramandarla alle nuove generazioni, sia per non dimenticare quanto avvenuto, sia per fare in modo che non si ripeta mai più.

1984, ovvero come poteva essere

Potrebbe far sorridere questo titolo che si riferisce a un anno ormai già inghiottito dal passato. In realtà il contenuto di questo romanzo – distopico, come affermano quelli che ci capiscono – è sempre attuale, come lo sono i rischi di una società totalitaria.

Ambientato in un possibile futuro postatomico in cui il mondo è diviso in tre potenze costantemente in guerra tra loro, racconta la storia di Winston, un impiegato del Partito addetto alla riscrittura della storia secondo i mutevoli principi del Socing, che non riesce a piegarsi al bispensiero che vuole tutti omologati. Winston si innamora di Julia, anche lei tendente alla dissidenza. Verranno catturati dalla psicopolizia e “riabilitati”, cioè riallineati al regime vigente nella società del Grande Fratello che tutto vede e tutto sa. Inutile dire che il finale è tragico.

Il processo, ovvero la società ingiusta

È rimasto incompiuto questo splendido romanzo di Franz Kafka, pubblicato postumo – e contro la sua volontà – nel 1925.

Racconta la storia di Josef K. (il cognome non viene mai esplicitato con l’intenzione di rendere il tutto più spersonalizzato), un impiegato di banca che un giorno all’improvviso viene arrestato e costretto a subire un processo. La situazione degenera progressivamente. Il protagonista verrà addirittura giustiziato senza venire mai a sapere qual era il capo d’imputazione che gli era stato attribuito.

Uno, nessuno e centomila, ovvero l’animo umano

Curioso come anche l’ultima fatica letteraria di Pirandello, nonché il suo capolavoro, sia datata 1925, uscita a puntate su una rivista.

Qui è la vita stessa a venire scomposta e sconvolta anche la percezione che ognuno ha di sé. Vitangelo Moscarda, di mestiere usuraio, una mattina allo specchio si accorge che il suo naso, sempre drittissimo, ora pende verso destra. Questo fatto fa entrare in crisi l’uomo che, pezzo dopo pezzo, stravolge tutta la propria vita. Manda all’aria il matrimonio e il lavoro, ma recupera in fondo quella stima di sé che neppure si rendeva conto di aver perso.

Moby Dick, ovvero il mostro sono io

Questo è l’unico libro tra quelli di cui ho parlato qui, che è stato pubblicato nel secolo precedente. Precisamente nel 1851. Ma essendo stato inizialmente un fallimento, è come se fosse rinato negli anni Venti del Novecento. Fu allora che fu riscoperto e finalmente occupò il posto che merita nel panorama letterario mondiale.

Il protagonista è Achab, che s’imbarca sulla baleniera Pequod per dare la caccia alla mitica Moby Dick, ovvero la balena bianca, che tempo prima gli aveva divorato una gamba. Il marinaio è mosso dall’odio e dalla sete di vendetta, non certo dalla voglia di avventura, ma la balena non rappresenta solo un nemico, ma anche l’ignoto, ciò che l’uomo cerca ma non sempre arriva a conoscere.

La narrazione è affidata a Ismaele, un altro marinaio, unico superstite del tragico naufragio del Pequod che costituisce anche l’epilogo della storia. 

Foto | GaudiLab via Depositphotos

Roberta Barbi

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