donne malvagie della letteratura

Hai mai incontrato una cattiva più affascinante di lei? Scopri 5 donne malvagie della letteratura

La letteratura è una grande casa o, meglio ancora, un immenso palcoscenico dove personaggi di varia natura e consistenza dipanano, atto dopo atto, il bandolo segreto delle loro intenzioni. Un gioco fatto in prevalenza di chiaroscuri, di luci da cui quasi immancabilmente si proiettano ombre inquiete e mobili, a tratti foriere di drammi foschi e travolgenti. Buoni e cattivi si fronteggiano, mostrando qualità e difetti mossi e variegati, dove non sembrano esserci mai netti ed eterni confini tra il bene e il male. Tra la bontà e la sua acerrima nemica, la cattiveria.

Tuttavia esistono anche personaggi in cui perfidia e crudeltà non conoscono incertezze e le oscillazioni dell’anima (o della coscienza, ognuno scelga la parola che più gli aggrada) sono drasticamente ridotte ai minimi termini.

Il nostro interesse, avrete già capito, è quest’oggi tutto per quelle donne malvagie della letteratura che hanno saputo conquistarsi lo sdegno dei lettori. Uno sdegno che a volte, ammettiamolo senza falsi rossori, diventa a poco a poco irresistibile fascinazione. Quasi un sovvertimento perverso dei sensi o meglio ancora del nostro codice morale, destinato (volente o nolente) a soccombere a velenose suggestioni.

5 indimenticabili donne malvagie della letteratura

Del resto, come dice la scrittrice Margaret Atwood: se crei un personaggio senza macchia, crei qualcuno del tutto insopportabile. Chi dopotutto, finito di leggere Mansfield Park di Jane Austen, vorrebbe essere per tutta la vita la troppo buona e giudiziosa Fanny Price?

Buona lettura a tutti!

Milady de “I tre moschettieri” di Alexandre Dumas

L’affascinante spia di Richelieu attraversa il romanzo di Dumas elargendo a piene mani tradimenti e perfidie, trappole e inganni senza mai indietreggiare davanti alla voce (assente) della propria coscienza. La sua velenosa e astuta bellezza diventa un’arma contro cui i moschettieri del re dovranno ampiamente misurarsi e combattere.

La marchesa Maironi in “Piccolo mondo antico” di Antonio Fogazzaro

La vecchia, ricca marchesa Maironi inanella una serie di nefandezze che farebbero arrossire il diavolo. Il suo odio nei confronti della nuova famiglia del nipote, sposatosi contro il suo parere, darà prova di tutta la propria cieca sete di vendetta portando infelicità e dolore nell’esistenza dei suoi odiatissimi congiunti. La figura gelida e autoritaria della marchesa Maironi ci appare oggi come uno dei più grandi e dimenticati ritratti di cattivissima della nostra letteratura.

Cruella de Vil de “La carica dei 101” di Dodie Smith

Molti conoscono i suoi tanti adattamenti cinematografici, ma in verità non hanno mai letto il romanzo. Un piccolo classico da riscoprire dove la malvagità della sua protagonista, patologicamente fissata con le pellicce (e nella fattispecie con quelle fatte con pelli di piccoli dalmata), si sbroglia in una serie di fughe e rapimenti che tengono il lettore con il fiato deliziosamente sospeso.

La Regina di cuori de “Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie” di Lewis Carroll

Sempre pronta a urlare come una scalmanata e tagliare teste ovunque capiti (anche la avventurosa Alice rischia, ahimè, di perdere la propria), la Regina di Cuori rimane ancora oggi una cattiva di tutto rispetto. L’insopportabile sovrana non ha neppure simpatia per l’imponderabile Cappellaio matto che ritiene essere l’assassino del tempo. La sua furia, badate bene, può scatenarsi da un momento all’altro! Attenzione, dunque, alle vostre teste!

La signora Danvers in “Rebecca, la prima moglie” di Daphne du Maurier

Ossessionata dalla scomparsa di Rebecca, la prima, bellissima moglie di Max de Winter, la signora Danvers (governante di casa) prende in odio la nuova e timida padrona di Manderley. La donna cercherà subdolamente di portare la seconda signora de Winter, ignara di tutto, alla follia e alla morte. I suoi intrighi le si rivolteranno, però, contro.

Via | Literary Hub
Foto | chrisdorney via Depositphotos

Giorgio Podestà

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