I promessi sposi, come è noto, è un romanzo di Alessandro Manzoni che ha avuto una enorme fama. A dire il vero molti di noi non lo amano perché a scuola lo fanno studiare “a forza”. Si perde, così, molto del fascino di questo.
Dopo una prima stesura del 1821-1823 — il Fermo e Lucia —, e una redazione profondamente rifatta compiuta nel 1824, il libro, che in un primo tempo il Manzoni pensava di intitolare Gli sposi promessi, fu sottoposto a correzioni molto attente anche periodo della stampa (1825-1827).
La prima idea del romanzo I promessi sposi venne ad Alessandro Manzoni dalla lettura della Storia patria del canonico Ripamonti (in cui, tra l’altro, si legge il racconto di una monacazione forzata, che poi ritroviamo nella storia di Gertrude, e la conversione di un nobile prepotente per opera del cardinale Federigo Borromeo, che servì da traccia per la conversione dell’Innominato) come anche dalla lettura dell’opera di Melchiorre Gioia Sul commercio dei commestibili, in cui è tra l’altro citata la grida di don Consalvo di Cordova contro i bravi, che specifica le pene comminate contro chi con la violenza avesse impedito un matrimonio.
Come aveva dichiarato in una lettera all’amico Claude Fauriel, Alessandro Manzoni volle che il suo romanzo desse ai lettori l’impressione di essere un racconto dell’epoca in cui i fatti si erano svolti, e per questa ragione ricorse alla finzione di avere trascritto in lingua moderna un manoscritto seicentesco.
La prima stesura: il Fermo e Lucia
Il titolo della prima stesura de I promessi sposi è, come abbiamo detto, il Fermo e Lucia che qualche volta è stato erroneamente pubblicato dagli editori con il titolo Gli sposi promessi.
La stesura di Fermo e Lucia iniziò il 24 aprile 1821 e terminò il 17 settembre 1823 e venne sottoposto all’esame di Claude Fauriel ed Ermes Visconti, amici di Alessandro Manzoni: i loro consigli servirono all’autore per rielaborare profondamente il romanzo. Fermo e Lucia, infatti, contiene già tutta la materia de I promessi sposi, con però troppa accentuazione di elementi comici e di parti di più cupo romanticismo (la storia di Gertrude, per esempio, e quella del conte del sagrato, che poi diventerà l’Innominato). Anche la lingua di Fermo e Lucia è più rozza rispetto a quella de I promessi sposi. Secondo diversi critici Fermo e Lucia più che una prima stesura de I promessi sposi è un’esperienza artistica che poi si interrompe.
I promessi sposi: riassunto e trama
Nei trentotto capitoli che costituiscono I promessi sposi le vicende dei protagonisti Renzo e Lucia e la storia del loro matrimonio contrastato dalla prepotenza di un signorotto, don Rodrigo, che può contare sull’acquiescenza del debole parroco don Abbondio e trova un antagonista disarmato soltanto nel coraggioso padre Cristoforo, si intrecciano ai grandi fatti storici occorsi nel milanese negli anni 1628-1630: carestia, sommossa di San Martino del 1628 a Milano, guerra per la successione al ducato di Mantova e calata dei lanzichenecchi, peste del 1630.
L’azione, che comincia il 7 novembre 1628, si svolge tra il paese nativo dei due sposi, situato nel territorio di Lecco, Monza e Milano e si conclude nel bergamasco, dove Renzo, dopo aver trovato rifugio presso un cugino che in quelle terre lavorava la seta per sfuggire alle gravi pene comminategli quale presunto promotore della sommossa di San Martino, si trasferisce con Lucia, ormai sua moglie, e la madre di lei Agnese.
La vicenda dei due protagonisti, nonostante le complicazioni che la rendono interessante, e l’intervento di vari personaggi minori tutti caratterizzati con indimenticabile incisività (Perpetua, il dottor Azzeccagarbugli, Tonio e Gervaso, il Griso, il Conte zio, il padre provinciale dei cappuccini, donna Prassede, don Ferrante, ecc.), è esposta con la chiarezza propria della grande narrativa classica, in una lingua viva e moderna, adatta a quella limpida oggettività che lo scrittore si proponeva come suo obiettivo, e pur capace di rendere le più profonde intonazioni liriche e la più intensa drammaticità.
Critiche all’opera manzoniana
Insieme ai personaggi inventati dal Manzoni, ne I promessi sposi troviamo la storia di tutta un’epoca e una civiltà, e questo ha portato alcuni a indagare nel romanzo le parti propriamente inventate, le parti che derivano dalla storia (ma sono trattate intenzionalmente con grande libertà), e le parti nelle quali Alessandro Manzoni si propose di fare opera di vero e proprio storico. Proprio su quest’ultimo punto alcuni studiosi hanno mosso critiche vari al romanzo constatando insufficienza di documentazione e, soprattutto, tendenziosità di giudizi.
Tuttavia, la chiave più importante per comprendere il romanzo è che in Alessandro Manzoni accanto al grande creatore di poesia coesistevano un forte temperamento di moralista e un acuto spirito critico. I promessi sposi, infatti, sono prima di tutto e soprattutto un capolavoro di poesia, che l’ideale cattolico e lo spirito critico dell’autore rendono più profondo e ricco di significato, anche se in alcune parti la volontà di dare una testimonianza e un giudizio sui costumi e la politica della Lombardia del Seicento comporta parentesi, più o meno lunghe, nelle quali la poesia si affievolisce o tace del tutto.
Via | Dizionario della letteratura italiana, a cura di Ettore Bonora
Foto | Francesco Gonin (1808-1889) [Public domain], attraverso Wikimedia Commons