La giara, di Luigi Pirandello

La giara di Pirandello: riassunto e analisi

La giara è una commedia in atto unico scritta nel 1916 da Luigi Pirandello, ripresa da una novella scritta nel 1906 e pubblicata nel 1917 nella raccolta Novelle per un anno.

Nell’ottobre del 1916 lo stesso autore ha fatto un adattamento teatrale in atto unico, che è andato in scena per la prima volta a Roma, il 9 luglio del 1917, presso il Teatro Nazionale, a opera della Compagnia di Angelo Musco. Il 30 marzo del 1925 l’opera andò in scena per la prima volta, sempre a Roma, nella versione in lingua italiana.

La trama de La giara

La storia è incentrata sulla vicenda di Don Lolò Zirafa, proprietario terriero ricco e avaro, che vede ovunque nemici pronti a rubargli la sua roba. Ama litigare e per questo cita in giudizio spesso i suoi contendenti. Compra una grandissima giara per conservare l’olio della nuova raccolta, ma questa viene ritrovata rotta in due e Zirafa si infuria.

La giara può essere riparata solo da Zi’ Dima Licasi, artigiano del posto, che va in giro dicendo di aver inventato un mastice che tiene tutto attaccato alla perfezione. Zirafa però vuole di più e chiede che la saldatura sia rinforzata con punti di filo di ferro. L’artigiano, non contento, esegue gli ordini, ma rimane bloccato all’interno della giara.

I due litigano, perché l’artigiano vuole essere comunque pagato, mentre il proprietario terriero non vuole, visto che per farlo uscire dovranno rompere la giara. Si rivolge al suo avvocato, che lo invita a pagare e a rinunciare a ogni risarcimento per non essere accusato di sequestro di persona. Ma il proprietario terriero si rifiuta di seguire il suo consiglio: alla fine, su tutte le furie, Don Lolò Zirafa, arrabbiato, tira un calcio alla giara, che rotolando libererà l’artigiano, che così vince!

Un commento a La giara di Luigi Pirandello

La giara, come tutte le opere di Pirandello, propone alcuni temi cari all’autore siciliano, come ad esempio il moltiplicarsi di punti di vista, la Sicilia, i conflitti tra le persone. Ritroviamo la tematica della “roba” ripresa dal Verismo verghiano e il morboso attaccamento ai beni materiali.

L’opera ci propone anche il tema della presa di posizione che non ammette un cambio di opinione e di idee, con la conseguenza che alla fine a rimetterci è il ricco proprietario, che non dà retta al suo avvocato, né tantomeno all’artigiano: se si fosse fidato del suo mastice, lui non sarebbe rimasto chiuso dentro la giara.

Foto | jeici1 via VisualHunt / CC BY

Miranda

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