Helena Blavatsky

Helena Blavatsky: la vita e le opere della fondatrice della Teosofia

Oggi parliamo di un personaggio controverso sul quale sospendiamo giudizi o critiche, ma che è bello conoscere, soprattutto perché – consentitemelo – si tratta di una donna libera. Helena Blavatsky, nata in Ucraina da famiglia aristocratica russo-tedesca, è passata alla storia per aver co-fondato a Londra nel 1875 la Società teosofica, che la consacrò come leader indiscussa della teosofia moderna grazie anche alla diffusione delle sue opere.

Helena Blavatsky e le influenze del mondo

A influenzare la vita della Helena adulta furono certamente anche le incredibili esperienze e i curiosi personaggi con cui ebbe modo di entrare in contatto fin da bambina.

Primi tra tutti i cosiddetti “Maestri dell’antica sapienza” che la invitarono in Tibet e la addestrarono a farle sviluppare i suoi innati poteri psichici. Questi maestri sono da lei descritti non come anime di defunti, bensì come entità reincarnatesi più volte, tanto da essere ascese a uno stadio superiore a quello della morte, dal quale possono agire a piacimento sul proprio corpo fisico e comunicare perciò con gli esseri umani. Helena fin da piccola viaggia molto a causa delle promozioni del padre, militare di carriera, ma anche del nonno materno, amministratore civile delle autorità imperiali, grazie al quale, ad esempio, ad Astrachan, conosce Tamen, leader tribale dei Calmucchi, tribù praticante il buddismo tibetano.

A proposito di influenze, non si può tralasciare il fatto che il bisnonno di Helena, invece, fosse stato iniziato alla massoneria alla fine del 1700 e appartenuto al rito di stretta osservanza templare. Sembra che avesse conosciuto addirittura Cagliostro in persona!    

La vita avventurosa di Helena Blavatsky

Una volta cresciuta, la vita di Helena non si può dire che sia stata meno avventurosa: due matrimoni frettolosamente contratti e altrettanto frettolosamente archiviati, tantissimi i viaggi che la condussero in tutto il mondo, anche se – fatta eccezione per i suoi racconti – non ci sono prove certe di quello che fece e vide per 25 anni, dalla Crimea a Istanbul, dall’Egitto all’India dove finalmente diede un nome, Morya, alla visione di bambina di un misterioso indiano che si rivelò un iniziato induista che le avrebbe affidato una missione speciale: raggiungere il Tibet, vera meta finale della sua esistenza attuale. Da sottolineare è anche l’incontro che ebbe con Giuseppe Garibaldi in Italia nel 1865 e con il quale partecipò alle battaglie di Monterotondo e Mentana, dove fu colpita da due pallottole al petto e, inizialmente creduta morta, gettata in una fossa comune da cui la salvarono proprio i suoi “maestri”.

Iside svelata

Opera monumentale di teosofia in due volumi, pubblicati nel 1877 e dedicati dall’autrice alla Società Teosofica, Iside svelata si pone l’obiettivo di svelare, appunto, i più profondi misteri e retroscena spirituali dell’evoluzione umana.

Gran parte di questi contenuti la Blavatsky li avrebbe ricevuti telepaticamente da due appartenenti a una confraternita occulta di maestri spirituali, i mahatma, mentre lei avrebbe scritto in qualche modo sotto dettatura o mettendo per iscritto le proprie percezioni chiaroveggenti. Il senso dell’opera che, come detto, si divide nei due volumi “Scienza” e “Teologia”, è che esista una sapienza universale e comune a tutte le religioni ancora valida e tanto da valer la pena riscoprirla.

Nel primo volume si prendono in esame i fondamenti delle dottrine teosofiche e dell’esoterismo e discussi insegnamenti alternativi quali lo spiritismo, il mesmerismo e la kabbalah; nel secondo, invece, si tratta di aspetti teologici e religiosi da un punto di vista critico, si rinnegano le origini pagane della sapienza cristiana e si esaltano come più pure le religioni induista e buddista mahayana perché sviluppatesi vicino all’Himalaya.

La dottrina segreta

Inizialmente concepito come seguito di Iside svelata, è invece un’opera a se stante, anch’essa concepita in due volumi, pubblicata nel 1888 e che ha per argomento l’evoluzione occulta dell’universo e dell’uomo, basato sulle stanze di Dzyan, un antichissimo manoscritto tibetano scritto in linguaggio misterico che l’autrice sostiene di aver trovato, letto e tradotto, nonché commentato. Si parla, qui, di cosmogenesi e antropogenesi rifacendosi, tra le altre cose, anche al mito di Atlantide. 

Foto | unklar, Public domain, da Wikimedia Commons

Roberta Barbi

Avatar Roberta Barbi

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.