Camillo Sbarbaro

Un ricordo di Camillo Sbarbaro

Il suo verso pulito, senza fronzoli o orpelli, affiora felicemente da quella regione scabra, ma bagnata d’azzurro che fu la sua terra natale: la Liguria. Camillo Sbarbaro (Santa Margherita Ligure, 12 gennaio 1888 – Savona, 31 ottobre 1967) non la lasciò mai. Tutta la sua vita crebbe e si sviluppò sotto l’urto del maestrale, l’oro del sole, la voce ora feroce, ora dolce e carezzevole del mare. Da Santa Margherita a Varazze, da Savona a Genova, l’esistenza del poeta fu sempre indissolubilmente legata a quel paesaggio intransigente. Duro, ma appassionatamente baciato dalla bellezza.

Camillo Sbarbaro: le poesie, la famiglia, gli amici

Nel 1914, quando l’autore non era ancora trentenne, apparve per le Edizioni La Voce Pianissimo, una raccolta di versi tutti dominati dal vuoto interiore. Un vuoto che sulla pagina diventa sobbalzo, smarrimento, dove l’endecasillabo di matrice leopardiana dà corpo a un disagio profondo che cerca però un approdo, un’identificazione con i destini più dolenti, persi in una bottiglia di vino, chiusi in una vita tristemente allo sbando o mestamente in vendita.

Un poeta legatissimo alla famiglia. Al padre, alla sorella, alla zia (che lo aveva amorevolmente allevato dopo la prematura morte della madre), Camillo Sbarbaro dedicò alcuni dei suoi versi più belli (al volo citiamo raccolte come Versi a Diana o Primizie). Con loro condivise non solo la casa, ma la sua intera esistenza.

Tuttavia, oltre i caldi affetti familiari, tante furono anche le amicizie importanti, i viaggi fuori dalla Liguria, gli incontri con altri poeti e letterari di spicco, da Eugenio Montale a Giovanni Papini a Dino Campana. Amatissima dal poeta la botanica a cui si dedicò con passione da vero studioso, tanto da essere considerato da più parti come uno dei maggiori lichenologi del nostro paese.

La bambina che va sotto gli alberi

A chiusa del post, La bambina che va sotto gli alberi, una delle sue poesie più belle dedicate all’infanzia, a quel suo tesoro sempre colmo di speranza e leggero come un fiore.

La bambina che va sotto gli alberi
non ha che il peso della sua treccia,
un fil di canto in gola.
Canta sola
e salta per la strada: ché non sa
che mai bene più grande non avrà
di quel po’ d’oro vivo per le spalle,
di quella gioia in gola.

A noi che non abbiamo
altra felicità che di parole,
e non l’acceso fiocco e non la molta
speranza che fa grosso a quella il cuore,
se non è troppo chiedere, sia tolta
prima la vita di quel solo bene.

Foto | Di sconosciuto ([1] → it:File:Camillo Sbarbaro.jpg) [Public domain o Public domain], attraverso Wikimedia Commons

Giorgio Podestà

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