Margaret Mazzantini
Margaret Mazzantini

Margaret Mazzantini, la donna che quel tocca diventa premio

A scorrere la biografia di Margaret Mazzantini si resta estasiati davanti ai suoi successi (in ogni campo) tanto da diventare perfino un pizzico invidiosi. La chiamerò in questo nostro post “la donna dei premi” perché tale è il suo curriculum letterario, in cui ogni pagina, ogni storia, ogni volume, si sono trasformati nel mondo reale in un riconoscimento formale, segno che di vite, a loro volta, ne hanno cambiate tante.

Insomma, un’autrice dal successo giustamente mondiale, portabandiera della letteratura contemporanea nel mondo, figlia d’arte – suo padre Carlo era uno scrittore – pensare che aveva iniziato come attrice diplomandosi all’Accademia d’arte drammatica di Roma dopo una prima infanzia trascorsa in Irlanda, la patria della madre che le è rimasta impressa nel verde degli occhi. E poi – cosa che non guasta – ha fatto anche un bel matrimonio, con l’attore e regista Sergio Castellitto, lo sottolineo per quei due-tre che ancora non lo sapessero.

Tutto inizia in un catino di zinco

Mi perdonerà, la cara Margaret, se parafraso il titolo della sua prima fatica, ma l’esordio di uno scrittore è sempre importante… soprattutto per quello che verrà dopo. Quello di Margaret Mazzantini, poi, è abbastanza singolare perché i temi e le atmosfere storiche, oltre allo stile ricercato che riecheggiano nello sfogliare queste pagine, non sono proprio tipici della sua poetica: segno, questo, che parliamo di un’autrice eclettica e sufficientemente matura per aprirsi alla sperimentazione.

Il catino di zinco (1994) è la storia di Antenora, una donna d’altri tempi, rigido angelo del focolare, signora e padrona della casa, che la nipote – con cui aveva un complicato rapporto d’amore e odio come solo quelli tra donne sanno essere – si trova a raccontare dopo che lei è morta, in una gelida mattina d’inverno. È il ritratto di una donna che attraversa i propri tempi interpretandoli con un femminile che si piega al maschile, ma anche sa anticiparli dispensando valori semplici e netti che oggi abbiamo tutta la necessità di riscoprire e che, pur a distanza di tempo e di spazio, sa educare la nipote e farne una donna, peraltro a sua immagine e somiglianza.

La scrittura qui tocca vette altissime, rinnova parole desuete come il tempo andato che descrivono, mentre lo stile gioca tra dialoghi e flussi di coscienza sempre sapientemente misurati, passando senza colpo ferire dalla più grande riflessione alla più piccola delle miserie umane.

Margaret Mazzantini: di libro in libro e di premio in premio

Se la sua opera prima aveva vinto la sezione esordienti del Premio Rapallo-Carige e del Premio Selezione Campiello–Selezione Giuria dei Letterati, nel 2002 Mazzantini arriva alle vette della letteratura con Non ti muovere che vince il Premio Strega, il Rapallo-Carige stavolta non più tra le opere prime, e il Premio Grinzane-Cavour. È una storia potente di amore e desolazione, stelle e stalle, dal lustro dell’alta borghesia al degrado della periferia. Questo rappresentano Timoteo e Italia, i due protagonisti che s’incontrano e s’innamorano, s’incastrano in una storia in cui – come nella vita – sono sempre i più poveri ad avere la peggio, anche se qui la sofferenza non è risparmiata a nessuno.

Nel 2008 Venuto al mondo ottiene – manco a dirlo – il Premio Campiello. Cambia ancora scenari e temi, la Mazzantini, che qui racconta di un rapporto madre-figlio, Gemma e Pietro, ma parla anche di amicizia, quella con il poeta Gojko e della guerra in Bosnia. Sempre brava a tenere il filo della narrazione, l’autrice si cimenta in un intricato gioco di flashback per raccontare una Sarajevo che rivive nei ricordi della protagonista prima come salotto dei Balcani, poi nella durezza dell’assedio fino alle macerie che ogni conflitto lascia dietro di sé, nei paesaggi e nei cuori.

Nessuno si salva da solo e Mare al mattino

Il 2011 addirittura è l’anno della tripletta: il Premio Flaiano per Nessuno si salva da solo e il Cesare Pavese e il Premio Matteotti ottenuti da Mare al mattino.

La prima è la storia di un matrimonio difficile come ogni matrimonio sa essere, quello di Delia e Gaetano, ormai separati con due figli piccoli. L’autrice sa qui affondare la lama nelle debolezze di entrambi, che sfociano nel tradimento per lui e nell’anoressia per lei, e scavano l’anima fino a risvegliare dolori soltanto sopiti e mai dimenticati, facendo in modo che a riviverli, pari pari, siano le generazioni future, inconsapevoli e soprattutto incolpevoli.

Si volta decisamente pagina, infine, in Mare al mattino, dove due storie, una raccontata al di là del mare, in Libia, l’altra al di qua del mare, in Sicilia, s’incontrano e s’intrecciano. Dalla Libia all’Italia il viaggio di Jamila che vuole portare al sicuro suo figlio Farid; nella stessa direzione, tanti anni prima quello di Angelina, cacciata dal regime tripolino nel 1970: storie di madri e di figli, di dolori ma anche di sopravvivenze.

Foto| nicolas genin from Paris, France [CC BY-SA 2.0], attraverso Wikimedia Commons

Roberta Barbi

Roberta Barbi

Roberta Barbi è nata e vive a Roma da 40 anni; da qualche anno in meno assieme al marito Paolo e ai figli, ancora piccoli, Irene e Stefano. Laureata in comunicazione e giornalista professionista appassionata di cucina, fotografia e viaggi, si è ritrovata da un po’ a lavorare per i media vaticani: attualmente è autrice e conduttrice de “I Cellanti”, un programma di approfondimento sul mondo del carcere in onda su Radio Vaticana Italia. Nel tempo libero (pochissimo) si diletta a scrivere racconti e si dedica alla lettura, al canto e al cake design; sempre più raramente allo shopping, ormai rigorosamente on line.

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