Christiane Rochefort (1917-1998) fu spesso e volentieri, in quella sua vita tutta lanciata all’arrembaggio del perbenismo allora imperante, la pietra dello scandalo. Un destino segnato fin da quel suo esordio nel lontano 1958, quando la scrittrice già quarantenne diede alle stampe Il riposo del guerriero. Il romanzo fu considerato troppo crudo, troppo scandaloso per un riconoscimento prestigioso come il premio Fémina.
Il clamore tuttavia che si creò attorno alla figura di quella giovane donna di buona famiglia legata a un alcolizzato fu enorme, assordante, la cui eco raggiunse rapidamente anche l’Italia. Un tema scottante che Roger Vadim portò sul grande schermo quattro anni dopo, contribuendo così al lancio definitivo di Brigitte Bardot, allora astro nascente del cinema d’oltralpe.
La scrittrice prese però subito le distanze dal film che per esigenze commerciali si era troppo discostato dal suo romanzo che tanti dissensi aveva suscitato al momento della pubblicazione. Del resto Christiane Rochefort non scelse mai la strada più facile. I suoi temi furono tutti forti, se non addirittura estremi, trasformandosi in veri e propri pugni nello stomaco. La sua celebre affermazione:
“Ho sempre cercato di rifuggire la compiacenza; non mi piacciono i libri dai quali si viene consolati”
la dice certamente lunga sulla visione umana e artistica della celebre scrittrice francese.
Se la moglie del generale de Gaulle era arrossita leggendo Il riposo del guerriero, chissà quali turbamenti avrà mai provato di fronte ai suoi romanzi successivi, a partire da I bambini del secolo, del 1961, per arrivare ventisette anni dopo a La porte du fond, dove la scrittrice affrontò in modo forte e diretto il tema dell’incesto. Tuttavia i tempi erano nel frattempo cambiati e al romanzo vinse, senza più rossori, il Prix Médicis.
Un brano di Christiane Rochefort
Qui di seguito un passaggio di I bambini del secolo, secondo romanzo di Christiane Rochefort (traduzione di Vittoria Biagini).
Ma la rabbia era un’altra cosa, la rabbia mi parlava, mi faceva reagire, era l’unica cosa che mi avrebbe fatto uscire dal mio gelo e che mi avrebbe riscaldato, l’unica cosa che riusciva ancora a farmi male; e veniva da lontano; dalla notte dei tempi; se di mezzo c’era la rabbia, ecco che io rispondevo “presente”.
Foto | Roland Godefroy (Opera propria) [CC BY-SA 3.0], attraverso Wikimedia Commons
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