Ismail Kadare

Addio a Ismail Kadare, l’uomo che insegnò agli albanesi il libero pensiero

Una vita eternamente in bilico tra poesia e prosa, per preferire, alla fine, quest’ultima, la forma migliore per esprimere il pensiero di uno scrittore, che è sempre non imbrigliabile e non negoziabile: “La letteratura autentica e le dittature sono incompatibili – diceva – lo scrittore è nemico naturale della dittatura”. E lui, Ismail Kadare (quell’accento sull’ultima “e” fu un vezzo apposto dai francesi, suoi connazionali dal 1990, anno in cui venne naturalizzato a Parigi lasciandosi alle spalle un’Albania dal comunismo ormai agonizzante) di dittatura era un esperto: quella comunista di Enver Hoxha nel suo Paese durò oltre quarant’anni – quasi fino alla caduta dell’Urss – e sotto questa Kadare crebbe, si formò, andò a scuola, ma soprattutto iniziò a scrivere.

I libri di Ismail Kadare

Secondo il critico Fatos Lubonja, Kadare avrebbe dedicato circa 1200 pagine, tra poesia e saggistica, al dittatore con il quale condivideva curiosamente non solo i natali nella cittadina meridionale di Argirocastro, ma soprattutto lo stesso indirizzo: vicolo dei Pazzi. Li separava, però, una generazione, oltre all’idea di libertà, evidentemente diversa.

Il Palazzo dei sogni

Tra tutte le sue opere di critica a ogni forma di totalitarismo, qui vogliamo parlare di Il Palazzo dei sogni, pubblicato nel 1981, in cui l’autore sceglie la forma dell’allegoria. Mark-Halem è un giovane turco di origini albanesi che viene assunto nel più misterioso degli uffici dell’impero, in cui sono raccolti e trascritti i sogni di tutti gli abitanti, che vengono usati per mantenere lo status quo. L’ironia è evidente: in un’operazione impossibile come quella di catalogare i sogni, si legge l’assurdità della segretezza dei regimi e delle azioni della Sigurimi, la famigerata polizia politica albanese.

Il generale dell’armata morta

La fama, però, era venuta una ventina d’anni prima, già nel 1963 con la pubblicazione del suo primo romanzo, a tutt’oggi considerato il capolavoro di Ismail Kadare, Il generale dell’armata morta. È la storia di un generale italiano che riceve dal suo governo il delicato compito di riportare in patria le salme dei soldati caduti in Albania durante la Seconda Guerra Mondiale, ma quella che sembra solo una missione umanitaria, riporta alla mente e negli occhi gli orrori della guerra che a distanza di tempo sembra ancora più inutile e ingiustificabile.

Aprile spezzato e Chi ha riportato Doruntina?

Intorno alla besa, la promessa da mantenere a ogni costo, e all’onore, ruotano altri due romanzi molto noti: Aprile spezzato e Chi ha riportato Doruntina? Il primo racconta la storia di una morte da vendicare per Gjergj, cui una famiglia rivale ha ucciso il fratello: ora lui, come dice la legge del Kanun, ha solo un mese per fare giustizia indisturbato, prima di essere ammazzato a sua volta. Il secondo, invece, ambientato nel Medioevo albanese, riprende un’antica leggenda, trasformandola in un avvincente giallo.

Le poesie di Ismail Kadare

Tra le opere di poesia, invece, ricordiamo Le ispirazioni giovanili (1954), una raccolta nutrita di componimenti d’ispirazione politico-sociale comunista, tra cui trova posto anche una specie di poema intitolato La via della luce.

L’ultimo Kadare, quello che incitava l’Albania all’amicizia con i nemici storici di Serbia e Kosovo senza perdere d’occhio la bandiera dell’europeismo sotto alla quale anelava di vedere la propria patria, aveva dato alle stampe un romanzo molto raffinato, frutto, come rivela il titolo, delle Mattinate al Café Rostand di Parigi, suo particolarissimo circolo culturale. “Allergico” ormai a ogni tipo di sopraffazione, non molto tempo fa Kadare si era attirato addosso molte critiche, dopo aver detto alla cerimonia in cui ha ricevuto il Premio Gerusalemme (è stato tra i pochi scrittori ad accettarlo, nda) che Israele – proprio come la sua Albania – affronta il “pericolo della scomparsa”, equiparando quello che fu lo slavismo di Milosevic per l’Albania all’islamismo con cui deve fare i conti ogni giorno lo Stato ebraico.

Altri premi erano nel frattempo arrivati: il Mediterraneo, l’International Book Prize, il Principe delle Asturie per la letteratura. Il Nobel, più volte accarezzato, quello no, non arrivò mai.

Foto | Lars Haefner, CC BY-SA 3.0, da Wikimedia Commons

Roberta Barbi

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